Che cos’è la personalità? È una domanda difficile per la quale non c’è una risposta univoca. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (1994) definisce che cosa sia la personalità: “Con personalità si intende una modalità strutturata di pensiero, sentimento e comportamento che caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un soggetto e che risulta da fattori costituzionali, dello sviluppo e dell’esperienza sociale.”[1] Le prime descrizioni del carattere umano risalgono a Teofrasto (370-286 a.c.) in uno scritto dal nome Carattere nel quale il filosofo greco ha catalogato trenta atteggiamenti umani con sole connotazioni negative:
“Il Dissimulatore, Il Volgare, Il Gretto, L’Adulatore, L’Inopportuno, L’Arrogante, Il Chiacchierone, Lo Zelante Il Superbo Il Rustico Lo Stupido Il Vigliacco Il Compiacente Il Maleducato Il Tiranno Lo Sfrontato Il Superstizioso Quello che non Il Garrulo Il Lamentoso accetta di invecchiare Il Pettegolo Il Diffidente Il Maldicente Quello che non si fa Il Sudicione L’Amico dei scrupoli Lo Spiacevole furfanti Lo Spilorcio Il Meschino L’Avaro.”[2]
Da astrologi potremmo associare a ciascuna caratterizzazione alcune specificità astrologiche. Per esempio: l’Arrogante a Marte e all’Ariete, il Chiacchierone a Mercurio e ai Gemelli, e così via.
Una sistematizzazione più strutturata e specifica l’abbiamo grazie a Ippocrate (460-370 a.C.) quando descrive l’uomo nella sua interezza attraverso la quadripartizione degli umori corporei, secondo la quale nel momento in cui c’è una predominanza di un umore su tutti gli altri è possibile che il soggetto appartenga a quella specifica categoria. Gli umori ippocratici sono: il sangue, la bile gialla, la bile nera, la flegma. Ognuno di questi umori può essere messo in relazione con i quattro elementi aristotelici: fuoco, aria, terra, acqua, oltre a identificarli anche in alcuni pianeti in modo tale che li “portò a riconoscere il segno di Giove nella costituzione sanguigna (gioviali), di Saturno in quella melanconica (saturnini), della Luna o di Venere nella flemmatica (lunatici o venerei), di Marte in quella collerica (marziali).”[3]
Sono diversi gli studiosi che hanno dibattuto su cosa sia la personalità, non è lo scopo del presente lavoro fornirne una panoramica, ma come affermato all’inizio non esiste una risposta unica alla domanda iniziale, però potremmo scrivere di modelli di personalità.
I modelli di personalità sono strumenti descrittivi e/o esplicativi e non possono esaurire la complessità dell’essere umano, è un compito ideale cercare di definire cosa sia la personalità. Alla base della personalità è ormai accettato da tutti che esista il temperamento che può essere messo in relazione con i quattro umori citati in precedenza e, conseguentemente, con l’astrologia: “l termini «temperamento» e «costituzione» sottendono l’ipotesi di una dipendenza fisiologica dell’indole dai tratti somato-costituzionali.”[4]
La definizione di personalità non può prescindere da: “[…] quell’insieme di disposizioni comportamentali presenti sin dalla nascita, che chiamiamo appunto «temperamento», le cui caratteristiche impostano le differenze individuali nella risposta all’ ambiente e riflettono una variabilità biologica. In verità il concetto di temperamento non è estraneo alla psicoanalisi.”
Dunque il temperamento è una parte della personalità intera, ma questa parte possiamo provare a leggerla attraverso il tema natale personale che diventa un possibile contenitore di modelli di personalità, come tanti altri.
I modelli di personalità sono “figli del nostro tempo, essi passeranno di moda. Verranno confutati, trasformati, riabilitati e probabilmente, un giorno, dimenticati: «Le teorie scientifiche», ha scritto il grande matematico Jules-Henri Poincaré, «sono come gli imperi: il loro domani è incerto». Ogni periodo storico esprime un suo «mito culturale». In tema di personalità, altre epoche hanno inventato i miti delle divinità olimpiche, degli umori corporei, della magia, dello zodiaco, della fisiognomica. La psicologia scientifica è il mito della nostra epoca.”[5]
C’è da dire però che spesso riscontriamo caratteristiche comuni, tratti di personalità, nel modo in cui persone diverse affrontano la vita. “Alcuni tratti del nostro modo di pensare, di fare esperienza e di comportarci tendono infatti a riproporsi e a rimanere relativamente stabili di fronte a stimoli diversi: da qui il concetto di personalità.” [6]
A proposito delle caratteristiche innate presenti in ognuno di noi, Lingiardi scrive:
“Oggi però non si parla più freudianamente di pulsioni innate, quanto piuttosto di differenze costituzionali in grado di produrre un particolare stile di personalità o «idioma» personale. Il neonato non viene più visto come una lavagna bianca, ma come un soggetto che già nasce con una personalità predisposta. La riflessione psicoanalitica segnala tuttavia il rischio di cercare nel temperamento e nei suoi correlati comportamentali la risposta a ogni enigma della personalità. L’importanza delle differenze genetiche è sì molto grande, ma la formazione della personalità non può prescindere da un «campo interpersonale>> in cui fattori genetici, intrapsichici e ambientali confluiscono a formare la struttura della personalità.””[7]
È lecito pensare che il neonato, nascendo già dotato di personalità predisposta, possa essere indagato attraverso alcuni sistemi di riferimento e che quindi l’uomo possa crearne uno, il più elastico possibile che cerchi di comprendere su quali piani la predisposizione nasca e possa svilupparsi. È come affermare che voglio misurare un albero e quindi posso utilizzare come unità di misura una mano, una persona, il metro… ciascuna di essa rappresenterà a proprio modo la grandezza dell’albero. Potrò affermare: “quest’albero è alto due persone e mezzo, oppure 65 mani o anche 3 metri”, tutto dipende dal sistema di riferimento che usiamo e ogni affermazione è ugualmente vera, non ce n’è una sbagliata.
L’astrologia, e in particolar modo quella che utilizza i concetti della psicologia analitica junghiana, fra cui le definizioni di inconscio collettivo, sincronicità e archetipo, può essere uno dei modelli più che elastici a fornire una possibile struttura alla forma innata della personalità. Nel Manuale Diagnostico Psicodinamico II, leggiamo: “Ognuno di noi ha un insieme di presupposti e modelli individuali attraverso i quali cerca di comprendere la propria esperienza; un insieme di valori e modi di perseguire ciò che considera prezioso; un repertorio personale di emozioni familiari e modi di gestirle; e alcuni modelli caratteristici di comportamento, specialmente nelle nostre relazioni personali. La “personalità” denota il tipo di adattamento e lo stile di vita di una persona – il modello che è risultato dalla convergenza di fattori costituzionali, sviluppo ed esperienza sociale e culturale. Alcuni di questi processi sono coscienti e vissuti come volontari; altri sono inconsci, automatici e non facilmente accessibili attraverso l’introspezione (nella terminologia correntemente diffusa sono “impliciti”).”[8]
Parafrasando quanto scritto, con il tema natale abbiamo sul tavolo un modello pieno di forme che non è ancora il risultato della convergenza di fattori costituzionali, sviluppo ed esperienza sociale e culturale, ma né il contenitore delle possibili manifestazioni. Ci sono i Segni, i Pianeti, le Case, e ciascuno di essi rappresenta sia una parte costituzionale (es: il Segno solare, la posizione della Luna), che sociale (es: le Case zodiacali di relazione) e culturale (es: le Case zodiacali sopra l’orizzonte). Possiamo immaginare che i processi coscienti siano quelli che l’astrologo analitico archetipico racconta attraverso i miti del tema natale, e il consultante avverte subito come propri e volontari, mentre i processi inconsci siano quelli automatici, che vengono raggiunti, in un secondo momento, sempre attraverso la storia raccontata, durante la consulenza; il soggetto ne coglierà il senso a posteriori. Ovviamente non possiamo essere certi di quest’ultima affermazione, ma quando l’archetipo proveniente dall’inconscio si costella, appare alla coscienza, si riempie dei contenuti che hanno interagito con essa. Immaginiamo che il racconto bruciato/ascoltato dalla coscienza del consultante sia stato polverizzato, e che questo strato leggero di cenere si posi sulla porta dell’inconscio, l’archetipo costellato lascerà le sue impronte e ne porterà le tracce. Quindi, la personalità e il carattere sono manifestazioni complesse, la convergenza dei fattori di cui si scriveva in precedenza può essere direzionata dal soggetto attraverso scelte consapevoli indotte da racconti mitologici che egli personalizza sulla sua storia.
“I termini “personalità” e “carattere” sono essenzialmente sinonimi, ma i termini hanno etimologie diverse. “Personalità” deriva da persona, la maschera sociale nel teatro (vedi, ad esempio, Allport, 1937); “carattere” si riferisce tradizionalmente alla struttura mentale incisa. In altre parole, “personalità” si riferiva storicamente alla fenomenologia osservata, “carattere” all’interno mentale dedotto”[9]
Una parte della Personalità è quindi rappresentata dal tema natale preso a sé stante con tutti i suoi elementi e osservato dall’esterno. Hai una personalità gioviale, si è soliti dire, ma gioviale racchiude in sé sfumature diverse di significato: disponibile verso gli altri, aspetto che può sfociare anche nell’invasione dello spazio degli altri. Resta sempre gioviale, la personalità, ma il carattere si manifesta in modi diversi.
Il Carattere è la “struttura mentale incisa”, di cui l’astrologia si fa portavoce, ma nell’incisione si possono seminare elementi diversi come in un solco lasciato dall’aratro; saranno l’ambiente e le scelte a indirizzare il soggetto in direzione di uno specifico carattere.
Yoram Kaufmann, a proposito delle caratteristiche innate di uno specifico individuo, scrive che:
“ognuno è portatore di un set unico di immagini che non appartiene a nessun altro. Tali particolari immagini comunicano in un certo modo solo con uno specifico individuo. Talvolta sono condivise con altre persone, le quali tuttavia non saranno influenzate nella stessa maniera, perché i livelli di energia trasformativa variano a seconda degli individui”[10]. Il tema natale personale può essere il set unico di immagini che appartiene a un singolo individuo: Segni, Pianeti, Case, ma che nello stesso tempo può essere anche quello di un fratello gemello nato pochi minuti dopo il primo. Il cielo astrologico sarà identico, ma l’energia trasformativa varierà mostrando personalità diverse.
Per spiegare attraverso un altro esempio, possiamo pensare a quanto appena scritto: se nasco con Giove in I Casa (la giovialità) potrò direzionare questa caratteristica all’esterno, con attenzione e misura, oppure, con esagerazione, la struttura è quella, ma la scelta, la direzione in cui andare dipende da me, da come mi racconto la vita, da come interpreto il mio mito personale. Nel solco del carattere sono infinite le possibilità di manifestazione, di germinazione di fatti, proprio perché, come evidenzia Lingiardi, è l’interno mentale dedotto. Ma nel caso del tema natale personale noi non deduciamo dalla personalità, ma attingiamo direttamente alla forma sottostante, che è archetipica, quindi capace di esprimere all’esterno diverse personalità. L’archetipo, non dimentichiamolo, è la struttura che offre la manifestazione di infinite forme di polarità opposte, come nell’esempio citato può essere il Giove che si muove con misura, socievole ed espansivo, o il Giove esagerato; il tipo di manifestazione, una volta che se ne ha consapevolezza, può essere indirizzata.
La Personalità e il Carattere assieme possiamo definirli i Tratti di un essere umano, che poggiano sul Temperamento. Non dobbiamo dimenticare la profonda unità fra Personalità e Carattere, che sono essenzialmente sinonimi, come scrive Lingiardi: “I tratti di personalità emergono infatti da una complessa matrice di predisposizioni ereditate biologicamente e di fattori appresi dall’esperienza e vanno a costituire il modo caratteristico e individuale di sentire, pensare e affrontare le difficoltà della vita”[11]
Il temperamento è la radice della Personalità o possiamo catalogarne la manifestazione attraverso diversi strumenti di osservazione e di misurazione, fra questi strumenti c’è l’astrologia. L’archetipo, scriveva Jung, ha una base biologica ereditaria comune a tutti gli esseri umani, anche per questo possiamo ipotizzare una modello descrittivo comune del Carattere, e quindi di una parte della personalità.
Quando si può parlare di disturbo della personalità?
“i tratti di personalità sono modalità costanti di percepire e di mettersi in relazione con l’ambiente sociale e con se stessi, messe in atto in un’ampia gamma di situazioni e determinanti nel guidare il comportamento dell’individuo. Solo nel momento in cui queste modalità si fanno troppo rigide e disadattive, provocando gravi difficoltà nell’ambito del lavoro e delle relazioni affettive e impedendo di rispondere adeguatamente agli agenti stressanti, si può parlare di disturbi della personalità.”[12]
O anche espresso, diversamente, per maggiore chiarezza:
“Quando i tratti della personalità sono troppo rigidi e poco adattivi rispetto all’ ambiente e alla cultura dell’individuo, al punto da compromettere seriamente la sua vita affettiva, sociale e lavorativa e da produrre, in lui e negli altri, una grave sofferenza o un marcato disagio, le probabilità che si configuri un disturbo della personalità sono molte. I disturbi della personalità non sono una manifestazione secondaria di un altro disturbo mentale. Essi esprimono una condizione patologica autonoma della personalità”[13]
Stando alle affermazioni precedenti e, soprattutto a quanto scritto da Lingiardi, non si può sapere quando un tratto o una personalità sfocerà nel disturbo, o se mai sfocerà, tanto meno può saperlo l’astrologia. L’elemento che può cogliere l’astrologia è il tratto, partendo dal carattere, la struttura della personalità, proprio perché, come si è scritto, non è dedotto dalla personalità, ma ne è il fondamento archetipico. A proposito del carattere e dei tratti, scrive James Hillman: “Il carattere aveva un rifugio migliore, il più antico, alla larga da accademie militari, pulpiti e orfanotrofi: l’astrologia, dove peraltro fiorisce a tutt’oggi. La vitalità popolare dell’astrologia attesta il bisogno che abbiamo di una psicologia del carattere per orientarci nella vita. L’astrologia propone il linguaggio dei tratti. A volte si lascia irretire nella trappola del conteggio numerico pseudoscientifico, a volte si appiattisce sulla richiesta, posta dall’Io pratico, di ottenere il successo, di trovare l’amore, di cavarsela dai guai. La sua virtù principale, tuttavia, rimane la rappresentazione di un cielo pieno di caratteristiche che rimandano l’anima individuale a potenze archetipiche.” [14]
È interessante notare anche che in alcuni studi condotti sulla vita emotiva di una persona e le sue possibili patologie mentali, che si sarebbero potute sviluppare in futuro alla luce della stagione in cui è nata, sia emersa una correlazione[15]. Se ricordiamo le parole di C. G. Jung: “Siamo nati in un dato momento, in un dato luogo, e abbiamo – come i vini celebri – le qualità dell’anno e della stagione che ci hanno visti nascere. L’Astrologia non pretende altro”, possiamo cogliere in questa frase una sorta di premonizione, come se davvero ci sia una relazione profonda fra stagione, cielo di nascita (data di nascita) e temperamento del soggetto.
[1] V. Lingiardi, I disturbi di personalità, Il Saggiatore, Milano, 1996, pag. 16
[2] Cfr. ivi, pag.17 e https://it.wikipedia.org/wiki/Teofrasto#I_Caratteri
[3] Ivi, pag.18
[4] Ivi, pag. 20
[5] Ivi, pag. 7
[6] Ivi, pag. 8
[7] Ivi, pag. 20
[8] V. Lingiardi – N. McWilliams, Manuale Diagnostico Psicodinamico – II, op. cit.
[9] ibidem
[10] Yoram Kaufmann, La via dell’immagine, Edizioni Magi, Milano, 2006, pag.30
[11] V. Lingiardi, I disturbi di personalità, op. cit. pag. 15
[12] ibidem
[13] ibidem
[14] J. Hillman, La forza del Carattere, Adelphi, Milano, 2007
[15] (Xenia Gonda et al., 2011) e presentata al Congresso dell’European College of Neuropsychopharmacology CNP