Si ragionava con Fabrizio Corrias – Vicepresidente del Cida – (www.almugea.it)  della creatività e come questa potesse essere connessa all’Astrologia. Mi sono ricordato di un libro, letto un bel po’ di tempo fa, dello psicanalista inglese Donald Winniccott, “Gioco e realtà”, che descrive come, a suo avviso, si svolga l’attività di conoscenza del mondo da parte del bambino, di quanto sia importante una madre “sufficientemente buona” insieme a un ambiente con le medesime caratteristiche. In Gioco e realtà vengono anche postulate alcune ipotesi su cosa possa essere la creatività. Riprendo, da un ottimo riassunto di www.centroellisse.it, alcuni concetti esposti nel libro per poi cercare di declinarli nel nostro contesto astrologico. In particolar modo si parlerà di oggetto transizionale e spazio transizionale (fenomeni transizionali). L’articolo si propone soltanto di porre alcuni spunti di riflessione personali che ho voluto condividere. Ovviamente il discorso è ampio e andrebbe approfondito.

 

“L’autore sostiene come sia nota a tutti la varietà di modi in cui i bambini utilizzano il loro primo oggetto posseduto come “non-me”, intorno all’età di 6-12 mesi. La sequenza di eventi hanno inizio con la suzione del pollice (propria del neonato) per progredire verso l’attaccamento ad un orsacchiotto o ad un giocattolo. Tali fenomeni rappresentano qualcosa di più del semplice eccitamento o soddisfazione orale: danno inizio ad un rapporto oggettuale affettuoso, che sviluppa nel bambino la capacità di pensare, inventare e produrre l’oggetto. I fenomeni transizionali si collocano altresì in un’area intermedia di esperienza, a cui contribuiscono la vita interna e il mondo esterno

Le qualità specifiche dell’oggetto transizionale sono le seguenti:

♦ Il bambino assume dei diritti sull’oggetto;

♦ L’oggetto è trattato con affetto, ma anche mutilato. Deve quindi sopravvivere all’amore e all’odio istintuali;

♦ L’oggetto transizionale non deve mai cambiare, a meno che non sia il bambino stesso a volerlo; ♦ L’oggetto transizionale non è né interno né esterno;

♦ Il destino dell’oggetto transizionale è quello di essere relegato nel limbo e, gradualmente disinvestito di cariche. In altre parole, perde valore.

L’importanza dell’oggetto transizionale è data dal suo non essere seno (o madre), per quanto sia reale, ma stare per il seno (o per la madre).

L’oggetto transizionale permette il passaggio dal principio del piacere al principio di realtà, ma ciò non è possibile se non c’è una madre devota, sufficientemente buona, che si adatta attivamente ai bisogni del bambino.”

Le dinamiche descritte sono senza dubbio ricollegabili alla dialettica tra la II-VIII casa zodiacale, come già nel 1987 scrivevano Howard Sasportas e Liz Greene in Lo sviluppo della personalità (Tradotto nel 2009 in italiano). E’ qui, attraverso l’asse II-VIII, che il bambino scopre il proprio corpo e comincia a prendere le distanze dalla madre a non sentire più un rapporto simbiotico. La dinamica amore-odio descritta nel riassunto del libro di Winnicott è tipica dei valori Toro-Scorpione, Venere-Plutone. Ovviamente la Luna è fondamentale anch’ella rappresentando la madre. L’oggetto transizionale quindi può essere identificato in un tema natale dai rapporti fra i governatori dell’asse II-VIII, dai pianeti presenti nelle case citate, dai rapporti degli elementi zodiacali citati con la Luna.

Lascio ai lettori l’opportunità di testare le seguenti affermazioni interpretando oroscopi di amici, parenti, personaggi noti per la loro creatività.

La realtà, quindi, è creata dal bambino, è lui che crea la sua realtà, i simboli zodiacali (interpretati dall’astrologo) sono uno strumento che gli permettono di leggerla con lenti diverse. Già quest’azione per un essere “appena nato” è un grande atto creativo e la prima forma di relazione con il mondo.

Qual è dunque l’azione compiuta? Porre dei limiti fra me e mia madre, fra me e non me, fra me e il mondo. Non sono limiti imposti ma sostanziali al fatto di esistere come un’altra persona. Troviamo in questo caso la dialettica Luna-Saturno, IV-X casa. Ora leggiamo cosa dice il nostro autore a proposito del gioco.

“Per dare al gioco il suo luogo bisogna postulare uno spazio potenziale tra il bambino e la madre, in contrasto con il mondo interno e con la realtà effettiva esterna. Il gioco è inoltre universale, appartiene all’essere sani perché facilita la crescita, permette una forma di comunicazione e porta alle relazioni di gruppo. E’ anche possibile, secondo l’autore, descrivere una sequenza di rapporti in relazione con il processo di sviluppo, per capire dove si inserisce il gioco:

 ♦ Il lattante e l’oggetto sono fusi con l’altro.

♦ L’oggetto viene ripudiato, riaccettato e percepito obiettivamente. Il bambino vive, quindi, un’esperienza di controllo magico, di onnipotenza e la fiducia della madre produce un’area di gioco intermedia, in cui si origina appunto l’idea del magico. Il gioco diventa eccitante.

♦ Lo stadio successivo prevede lo stare soli, alla presenza di qualcuno.

♦ Il bambino si prepara ad ammettere una sovrapposizione tra le due aree di gioco e di goderne: inizialmente è la madre che si inserisce nel gioco del bambino; solo successivamente porterà essa stessa il suo gioco. Si apre quindi la strada per giocare insieme in un rapporto.

Per riassumere le caratteristiche principali del gioco, si può dire che: il contenuto del gioco non è così importante, lo è piuttosto il suo stato di quasi isolamento, in cui il bambino raccoglie oggetti dal mondo esterno e li usa al servizio della propria realtà psichica, del sogno

Durante il gioco, il bambino è libero di essere creativo nell’area intermedia del fenomeno transizionale. Il giocare è assimilabile all’esperienza culturale, ed è possibile localizzarlo nello spazio potenziale tra la madre e il bambino. Ciò è quello che succede anche nella psicoterapia, in cui vi è una sovrapposizione dell’area di gioco del paziente con quella del terapeuta. Di fatto, secondo Winnicott, è solo nel gioco che si può essere creativi e si può usare l’intera personalità per scoprire il Sé e la comunicazione e rilassarsi. La creatività, che è universale, è essenziale ed è proprio l’appercezione creativa che permette di avere l’impressione che la vita val la pena che venga vissuta. Vivere creativamente è quindi una situazione di sanità. Ciò è consentito, però, solo se c’è un contributo ambientale “sufficientemente buono, che permetta al bambino di svilupparsi nello spazio potenziale per superare la perdita dell’onnipotenza. L’adulto cresciuto in tali condizioni sarà quindi capace di essere creativo, guardando il mondo esterno in maniera sana.”

L’idea di onnipotenza, di gioco eccitante, controllo magico, giocare insieme ad altri in uno spazio potenziale creato da me, richiama, a mio avviso, la V casa zodiacale associata al Leone e l’XI in relazione con l’Acquario. Per rispondere alla domanda principale, stando alla interpretazione in chiave astrologica dei concetti di Winnicott, la creatività in un tema natale può essere messa in relazione alle dinamiche di II-VIII, V-XI e per certi versi anche IV-X, ma secondo me con meno importanza rispetto agli altri due assi, e ai pianeti governatori, pianeti ospitati e relazione tra essi.

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