FIABE E ASTROLOGIA
Con questa breve analisi intendo motivare come le fiabe e l’Astrologia possano convivere ed essere utili nello scoprire alcune dinamiche zodiacali che poi si ripropongono nella vita di ognuno di noi. La fanciulla di cui si racconta potrà essere in relazione con il segno dei Gemelli, del Leone, della Vergine? Certo, sta a noi capire, quando leggiamo la fiaba a quale segno ci sembra essere più vicino, ma è sicuramente in relazione con tutti e dodici è un racconto di vita, una possibile vita da interpretare anche attraverso gli astri.
“Le fiabe parlano di contenuti psichici che sono molto lontani dalla coscienza umana. Jung disse una volta che dopo aver fatto un’interpretazione approfondita di una fiaba si ha bisogno di una settimana di vacanza per riprendersi da un compito così arduo. La difficoltà di questo tipo di lavoro deriva dal fatto che le fiabe si basano su alcune funzioni universali della psiche, senza che ci sia alcun ponte verso i contenuti di carattere più personale. Nel lavorare su una fiaba, quindi, ci si trova di fronte alla struttura fondamentale della psiche, una sorta di scheletro dal quale i muscoli e la pelle siano stati tolti, lasciando soltanto gli elementi di interesse generale. Le fiabe rappresentano perciò dei modelli di vita psichica del tutto astratti.” M. L. von Franz
La fiaba che prendo in considerazione è quella de fratelli Grimm che riguarda Tremotino (http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/tremotino). Iniziamo con l’analizzare l’incipit della storia “C’era una volta un mugnaio che era povero, ma aveva una bella figlia. Un giorno gli capitò di parlare con il re e gli disse: “Ho una figliola che sa filare l’oro dalla paglia.” Al re, cui piaceva l’oro, la cosa piacque, e ordinò che la figlia del mugnaio fosse condotta innanzi a lui.
La condusse in una stanza piena di paglia, le diede il filatoio e l’aspo e disse: “Se in tutta la notte, fino all’alba, non fai di questa paglia oro filato, dovrai morire.” Poi la porta fu chiusa ed ella rimase sola. La povera figlia del mugnaio se ne stava là senza sapere come salvarsi, poiché‚ non aveva la minima idea di come filare l’oro dalla paglia; la sua paura crebbe tanto che finì col mettersi a piangere. D’un tratto la porta si aprì ed entrò un omino che disse: “Buona sera, madamigella mugnaia, perché‚ piangi tanto?”
M. L. von Franz ricorda che: “Nell’interpretazione delle fiabe è molto importante osservarne la situazione iniziale e domandarsi che cosa manchi. Chiedersi, per esempio, perché la famiglia descritta non sia al completo. Il più delle volte, l’elemento assente sotto forma umana appare più tardi in altra veste; in tal modo, mediante lo sviluppo delle varie vicende del racconto, le lacune vengono colmate e la situazione raggiunge una sua completezza. L’incipit, in questi casi, mostra chiaramente quel che nella situazione data non è in ordine; e lo svolgimento della storia descrive il processo che porta alla risoluzione del problema, ripristinando l’equilibrio.”
Nel racconto assume subito importanza il ruolo maschile ovvero Animus l’archetipo che nella donna dovrebbe essere vissuto pienamente nella realtà, che, invece nel racconto, al contrario, la possiede passivamente attraverso un padre che ne fa quello che desidera. Analogamente la ragazza non ha una madre, Anima, è assente, ma il fatto di essere donna riscatta, simbolicamente questa mancanza. La paglia è un materiale povero, vile che la donna deve trasformare in oro. Il paragone con l’alchimia e la trasmutazione è immediato, ma lei non sa farlo, non ne ha le capacità, non vive ancora pienamente Animus che le permetterebbe il compimento dell’opera di trasmutazione, poiché in questo modo avrebbe raggiunto la congiunzione degli opposti. Il re offre l’aspo e il filatoio, strumenti cari alle Moire, ma che contemporaneamente ci fanno pensare all’Arcano dei Tarocchi: la Ruota della Fortuna e al cerchio zodiacale. La ragazza possiede gli strumenti per salvarsi la vita, vivere la vita, ma non sa utilizzarli e chiede inconsapevolmente aiuto; il suo grido d’aiuto nasce dalla paura ed è colto dall’omino sulla porta che dice: “Buona sera, madamigella mugnaia, perché‚ piangi tanto?”
Il racconto prosegue: “Ah,” rispose la fanciulla, “devo filare l’oro dalla paglia e non sono capace!” Disse l’omino: “Che cosa mi dai, se te la filo io?” – “La mia collana,” rispose la fanciulla. L’omino prese la collana, sedette davanti alla rotella e frr, frr, frr tirò il filo tre volte e il fuso era pieno. Poi ne introdusse un altro e frr, frr, frr, tirò il filo tre volte e anche il secondo fuso era pieno; andò avanti così fino al mattino: ed ecco tutta la paglia era filata e tutti i fusi erano pieni d’oro.”
Viene richiesto uno scambio per ottenere l’oro, per continuare a vivere, altrimenti sarebbe morta, c’è bisogno del compromesso. L’omino costella l’archetipo di Mercurio, potremmo parlare di un aspetto di tensione fra Mercurio e Plutone e Mercurio e Giove. Mercurio è la divinità dello scambio, del commercio, è neutro di per sé, assume una forma e un colore a seconda delle circostanze in cui si trova è un mediatore fra il Sole, e gli altri pianeti del tema natale, ma se il Sole, l’Animus non è vissuto attivamente e non compreso allo stesso modo proprio perché Mercurio è un recettore, percepirà messaggi che risuoneranno con lo stato del Sole in quel momento. La donna era in piena crisi di Animus e il suo grido di paura ha attivato proprio quel Mercurio, il trickster o briccone divino.
I fratelli Grimm procedono nel narrare: “Quando il re andò a vedere, si meravigliò e ne fu molto soddisfatto, ma il suo cuore divenne ancora più avido. Così fece condurre la figlia del mugnaio in una stanza molto più grande, piena di paglia, che anche questa volta doveva essere filata in una notte, se aveva cara la vita. La fanciulla non sapeva a che santo votarsi e piangeva; ma all’improvviso si aprì la porta e l’omino entrò dicendo: “Cosa mi dai se ti filo l’oro dalla paglia?” “L’anello che ho al dito,” rispose la fanciulla. L’omino prese l’anello, la ruota cominciò a ronzare e al mattino tutta la paglia si era mutata in oro splendente.”
E ancora una volta la ragazza, pur di vivere, con il suo pianto richiamò, forse, inconsapevolmente il Trickster che compì il suo lavoro. Ancora una volta la ragazza vive schiacciata dal suo Animus proiettato nel re che la tiene prigioniera. Al mattino: “A quella vista il re andò in visibilio ma, non ancora sazio, fece condurre la figlia del mugnaio in una terza stanza ancora più grande delle precedenti, piena di paglia, e disse: “Dovrai filare anche questa paglia entro stanotte; se ci riesci sarai la mia sposa.” Infatti egli pensava che da nessun’altra parte avrebbe trovato una donna tanto ricca. Quando la fanciulla fu sola, ritornò per la terza volta l’omino e disse: “Che cosa mi dai se ti filo la paglia anche questa volta?” – “Non ho più nulla,” rispose la fanciulla. “Allora promettimi,” disse l’omino, “quando sarai regina, di darmi il tuo primo bambino.” – “Chissà come andrà a finire!” pensò la figlia del mugnaio e, del resto, messa alle strette, non sapeva che altro fare, perciò accordò la sua promessa all’omino che, anche questa volta, le filò l’oro dalla paglia. Quando al mattino venne il re e trovò che tutto era stato fatto secondo i suoi desideri, la sposò; e la bella mugnaia divenne regina.”
Ebbene in questo passaggio non è più richiesta la vita della ragazza, non dovrà più morire ma potrà trasformarsi anche lei da povera donzella a principessa. Nel divenire delle situazioni però la fanciulla non si era resa conto che ormai lei in qualche modo bastava a sé stessa, aveva prodotto una grande quantità di oro, era libera, ma l’Io inflazionato sotto la spinta di un Animus distorto, proiettato totalmente sul re, cercava una realizzazione estrema che avrebbe ipotecato il suo futuro. La ragazza non possedeva più nulla, non aveva più un Io di cui fosse padrona, aveva donato tutto in cambio della vita eppure non esita a volere di più. In questo passaggio io colgo un altro aspetto astrologico di tensione fra Mercurio e Urano: opportunità futura e rimando sconsiderato delle conseguenze. La ragazza accetta di donare suo figlio, altro da sé, ecco ancora Urano ma questa volta in relazione con il Sole (creazione) e la Luna (madre).
Ma la storia continua e: “Dopo un anno diede alla luce un bel maschietto e non si ricordava neanche più dell’omino, quando questi le entrò d’un tratto nella stanza a reclamare ciò che gli era stato promesso. La regina inorridì e gli offrì tutte le ricchezze del regno, purché‚ le lasciasse il bambino; ma l’omino disse: “No, qualcosa di vivo mi è più caro di tutti i tesori del mondo.” Allora la regina incominciò a piangere e a lamentarsi, tanto che l’omino s’impietosì e disse: “Ti lascio tre giorni di tempo: se riesci a scoprire come mi chiamo, potrai tenerti il bambino.” La regina passò la notte cercando di ricordare tutti i nomi che mai avesse udito, inviò un messo nelle sue terre a domandare in lungo e in largo, quali altri nomi si potevano trovare.”
Di fronte alle lacrime della madre il trickster s’impietosisce questo a conferma che non è malvagio, ma si attiene agli accordi, è privo di coscienza perché vive attraverso quella degli altri, si lega al pianeta con cui entra in relazione, è un servitore. La regina provò a indovinarne il nome per ben due volte ma senza fortuna. Il particolare interessante è che la regina invia un messo per scoprire quale fosse il nome del Trickster, questa è un’azione da Animus, razionale, freddo, il suo che ha preso forma con la nascita del bambino. Proprio quel messo è un’altra espressione di Mercurio, questa volta gestito in modo consapevole dal Sole. Il messo prima del terzo giorno ritorna e: “Il terzo giorno tornò il messo e raccontò: “Nuovi nomi non sono riuscito a trovarne, ma ai piedi di un gran monte, alla svolta del bosco, dove la volpe e la lepre si dicono buona notte, vidi una casetta; e davanti alla casetta ardeva un fuoco intorno al quale ballava un omino quanto mai buffo, che gridava, saltellando su di una sola gamba:
“Oggi fo il pane,
la birra domani, e il meglio per me
è aver posdomani il figlio del re.
Nessun lo sa, e questo è il sopraffino,
Ch’io porto il nome di Tremotino!”
Mercurio gestito da Animus ha portato i suoi frutti ha scoperto il nome. Il trickster è spesso associato a un animale e Tremotino vive dove la volpe e la lepre si dicono buona notte, particolare interessante che andrebbe approfondito, ma per tornare all’interpretazione leggiamo come si chiude la storia.
“All’udire queste parole, la regina si rallegrò e poco dopo quando l’omino entrò e le disse: “Allora, regina, come mi chiamo?” ella da principio domandò: “Ti chiami Corrado?” – “No.” – “Ti chiami Enrico?” – “No.” – “Ti chiami forse Tremotino?” “Te l’ha detto il diavolo, te l’ha detto il diavolo!” gridò l’omino; e per la rabbia pestò in terra il piede destro con tanta forza, che sprofondò fino alla cintola; poi, nell’ira, afferrò con le mani il piede sinistro e si squarciò.”
Tremotino sprofonda con un piede nel terreno, sembra che la terra voglia inghiottirlo, tornare da Plutone/Ade, invece averlo nominato, scoperto fa sì che si autodistrugga. Quando illuminiamo le nostre ombre, le nostre paure esse scompaiono per lasciare spazio alla consapevolezza. Questa fiaba evidenzia come pur partendo da circostanze, ambiente che sono difficoltosi, destinici attraverso scelte, anche sbagliate, vi è sempre la possibilità di cambiare corso, riempire una traccia diversa del destino che ci è dato in dono. L’astrologia serve anche a questo. Analoga è l’interpretazione dell’Arcano della Ruota della Fortuna descritta da Giovanni Pelosini: “La Ruota dei Tarocchi dice: “Nel vortice eterno tutto cambia, tutto si trasforma, tutto nasce e muore. Niente è mai uguale a se stesso nell’impermanenza della Materia. Un ciclo si è chiuso: conviene accettare questa realtà e sorridere al nuovo ciclo che si sta aprendo. Puoi rinnovarti e cambiare tutto.”“