Rileggendo Hillman torna alla luce il fatto che il viaggio dell’Eroe, come scriveva lo stesso Jung, è la ricerca del femminile, della madre, della Luna. Eracle nel suo significato letterale corrisponde alla “Gloria di Era”, eppure non era suo figlio, anzi la dea aveva tentato di ucciderlo, proprio perché frutto di una delle scappatelle del marito Zeus. In un certo senso l’eroe solare porta con sé, proprio nel nome, il marchio del femminile, lui deve portare la gloria del femminile, la gloria di Era peraltro che non è neppure la propria madre. Appaiono così due figure femminile la madre “biologica” di Ercole, Alcmena, e la madre divina che ne voleva la morte, ma di cui lui avrebbe dovuto tessere la gloria. Anche in un mito che appare di semplice lettura scopriamo un politeismo femminile intrinseco: Ercole che appare la grande e forte figura maschile vive per il femminile, la Luna, la Grande Madre archetipo di tutte le madri.

Ma il Sole, è vero che cerca la Luna, ma in modo non consapevole, ne è costretto a causa del nome che porta, quando giunge a questa consapevolezza comprende che non gli basta più questa ricerca, le dodici fatiche lo spingono alla ricerca di altro. Questo altro è la consapevolezza dell’esistenza di altre divinità di altre storie da raccontare e vivere.

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