Urano è la prima divinità a nascere dal ventre di Gea. Esiodo narra che dal Caos identificato non come una divinità, “ma – come – soltanto un vuoto «spalancarsi»”, nacque Gea “dall’ampio seno, solida ed eterna sede di tutte le divinità che abitano lassù”. Kerényi scrive: “Gea invece prima di ogni altra cosa partorì come suo simile il Cielo stellato, Urano, affinché questi l’abbracciasse interamente e fosse sede solida ed eterna degli dèi beati. Essa partorì poi le grandi montagne, nelle cui valli dimorano così volentieri certe dee, le Ninfe. Infine, diede alla luce Ponto, il Mare deserto e spumeggiante. Essa creò tutto ciò senza Eros, senza accoppiamento.” Prima dell’universo, del tempo stesso, esisteva il Caos che racchiudeva le infinite possibilità di manifestazione e di esistenti; il fatto che fosse Gea la prima a nascere ci mostra come il principio femminile avesse enorme importanza prima dell’avvio storico della fase patriarcale. Il femminile viene naturalmente prima del maschile perché è quello che permette la “nascita”, è il contenitore del tutto, così come l’uovo primordiale. Nel nostro mondo in cui il tempo scorre dal passato al futuro, generando un pensiero causale, non possiamo non sentire fortemente la presenza dell’archetipo dell’inizio/principio, ovvero quello della madre/donna. Gli archetipi sono in relazione tra loro quando si trovano nell’inconscio collettivo, nel momento in cui diventano rappresentazione archetipica possono perdere questa relazione o mantenerne alcune; l’archetipo dell’inizio/principio è in relazione naturale, come in un legame di appartenenza tra due insiemi, con quello della madre. L’archetipo del padre/maschile, sembra non essere toccato dall’archetipo dell’inizio/principio, ma appare all’umanità dopo che si è avuta coscienza della forza generatrice maschile, ovvero quando la donna è incinta. Ciò non significa che l’uomo, il maschile, sia inferiore al femminile, ma semplicemente che noi, nel nostro mondo, fatto di tempo causale, prendiamo coscienza della sua necessità per pro-creare in un secondo momento. Il tempo causale nasce con lo schiudersi dell’uovo cosmico, possiamo affermare che Gea e Urano nascano contemporaneamente, la prima appare immediatamente, nel senso di “senza mediazione”, il secondo passa attraverso di lei, ma esisteva e nasceva anch’esso con lei.
Kerényi ricorda che: “Urano si accoppiava ogni notte con Gea. Odiava però sin da principio i figli che generava con lei. Appena nascevano, li nascondeva e non li lasciava uscire alla luce, li nascondeva nella cavità interna della Terra. In tale malvagia azione – dice Esiodo esplicitamente – egli provava gran gioia. L’immensa dea Gea ne era costernata e si sentiva troppo angusta per il peso che rinserrava in sé. Così escogitò anche lei un inganno crudele. Trasse rapidamente dalle sue viscere il terribile acciaio, ne fece una falce con denti aguzzi e si rivolse ai suoi figli.”
Per dirla con una terminologia cara a Erich Neumann, Urano viveva prima della sua nascita, ma per volontà di Gea, in una fase d’incesto uroborico, totalmente legato a lei, dipendente dalla dea; una volta venuto alla luce non è riuscito a raggiungere la fase dell’incesto matriarcale che avrebbe portato alla creazione di un Io differenziato e maturo. Dal canto proprio però, Gea, aiutava simbolicamente i figli nel loro processo d’individuazione, e chiedeva ella stessa aiuto per sé, chi risponde all’appello, come ricorda Kerényi è il “tortuoso Crono”: “Nel suo turbamento Gea parlò ai figli, ma particolarmente a quelli maschi: «Ahi, figli miei e di un padre scellerato, non volete ascoltarmi e punire vostro padre per la sua malvagia azione? Fu egli il primo ad escogitare un atto obbrobrioso!». I figli inorridirono e nessuno aprì bocca. Soltanto il grande Crono, dai pensieri tortuosi, si fece coraggio: «Madre» disse «io lo prometto e compirò l’opera. Non m’importa di nostro padre, nome odioso. Fu lui il primo ad escogitare un’azione scellerata!». Allora Gea si rallegrò, nascose il figlio in luogo propizio all’agguato, gli diede in mano la falce e gli spiegò lo stratagemma. Quando di notte venne Urano, ardente d’amore, e abbracciò la Terra coprendola tutta, dal suo nascondiglio il figlio lo afferrò con la mano sinistra. Con la destra prese l’enorme falce, rapidamente recise la virilità al padre e la gettò dietro le spalle… Gea raccolse in sé le gocce di sangue dello sposo. Fecondata da queste, partorì le Erinni, le «forti», come dice Esiodo, i Giganti e le Ninfe del frassino, le Ninfe Meliadi, dalle quali nacque una dura stirpe umana. La virilità del padre cadde nel mare e così nacque Afrodite.”. Nello stesso tempo ci sarebbe dovuto essere anche l’assassinio simbolico della Grande Madre, Gea, da parte di Saturno affinché potesse raggiungere la piena individuazione, ma ciò non avvenne, infatti Crono ripeté con sua moglie Rea il medesimo errore di suo padre, Urano, divorando anche lui i propri figli per paura di essere spodestato.
Secondo Graves: “All’inizio di tutte le cose, la Madre Terra emerse dal Caos e generò nel sonno suo figlio Urano. Dall’alto delle montagne Urano guardò la dea con occhio amoroso e versò piogge feconde nelle sue pieghe segrete, ed essa generò erba, alberi e fiori, unitamente alle belve e agli uccelli. Quelle stesse piogge fecero poi scorrere i fiumi e colmarono d’acqua i bacini, e così si formarono laghi e mari.”
L’autogenerazione appare essere un principio femminile, l’uomo non può generare da sé, ma Urano assieme alla madre terra permette la nascita della vita. Urano viene generato nel sonno è quindi una manifestazione inconscia, è qualcosa che esisteva parimenti alla madre terra ma attendeva la “chiamata”, la manifestazione archetipica. L’archetipo si manifesta, secondo Jung, quando dei contenuti di coscienza si scontrano con l’inconscio. La madre terra, in cuor suo, attendava l’amato. Urano è figlio della terra secondo il mito olimpico.