Riflettendo sulla lettura di un Capitolo del libro di Mircea Eliade, Il Mito dell’eterno ritorno – archetipi e ripetizioni, sono nate le seguenti riflessioni.

 

L’Astrologia può essere pensata come la necessità dell’uomo di ricercare un ricongiungimento con l’essere, con la ricerca di un senso della vita che s’inserisce nella dinamica dell’eterno ritorno, degli eventi che si ripetono e in qualche modo possono essere identificati, riconosciuti perché immaginati simili ai precedenti. Così come l’uomo agisce in base alle esperienze passate e ne fa tesoro, l’astrologia cerca attraverso lo studio dei transiti planetari e di altre tecniche divinatorie di cogliere come siamo inseriti nel cosmo e come questo risuoni con noi. L’Astrologia rifiuta il tempo concreto quello in cui non si possono trovare paralleli fra ciò che è accaduto nel passato e ciò che potrà accadere nel presente, ma questo non significa prevedere con certezza, ma aprirsi a infinite ipotesi. Attraverso M. Eliade scopriamo che nelle società tradizionali vi era una rivolta contro il tempo concreto, storico e c’era “la loro nostalgia di un ritorno periodico al tempo mitico delle origini, al «grande tempo». Il senso e la funzione di quelli che abbiamo chiamati «archetipi» e «ripetizione» si sono rivelati a noi solamente quando abbiamo colto la volontà di quelle società di rifiutare il tempo concreto, la loro ostilità a ogni tentativo di «storia» autonoma, cioè di storia senza regolazione archetipica.”

Il rifiuto di un tempo concreto, slegato a qualsiasi telos e punti in comune con il passato, ha quindi bisogno di una forma costante che possa ripetersi, di un archetipo che seppure vicino alla teorizzazione di C. G. Jung non è propriamente la stessa cosa quella di cui parla Eliade, ma resta comunque il concetto di contenitore e possibile ripetezioni. L’archetipo junghiano e un pattern di comportamento comune a tutti gli uomini di origine biologica, quindi ripetibile nel tempo, questo significa che la realtà, la storia sono contenuti in quella forma ne assumano la conformazione. Il tempo mitico è quindi una delle possibili forme dell’archetipo, questa volta in senso junghiano, del tempo, ma vi è anche la possibilità di mostrare il tempo concreto, di cui parla Eliade, sempre attraverso gli archetipi. L’archetipo definito da Eliade è quindi una prima rappresentazione dell’archetipo junghiano, un figlio di cui ne mantiene le caratteristiche, come se fosse una traccia genetica passata di padre in figlio. Il tempo mitico è quello dell’Astrologia in cui simboli, miti e riti convivono. La lettura del tema natale, per essere efficace, deve portare in sè la ritualità, deve essere vissuta come tale, come una ierofania, non la semplice routine cui siamo abituati a vivere. Vi deve essere un abaissement du niveau mental affinché la sincronicià faccia il suo corso e dia senso alla lettura astrologica. Nell’astrologia è inutile cercare dei termini specifici, delle certezze reali che debbano manifestarsi nella nostra vita per il tramite degli astri, “vi è la cosa: soltanto, essa è «detta» – cioè rivelata in maniera coerente – da simboli e miti”. Dunque, riassumendo, “Il simbolo, il mito, il rito esprimono, su piani diversi e con i mezzi che sono loro propri, un complesso sistema di affermazioni coerenti sulla realtà ultima delle cose, sistema che può essere considerato come una vera e propria metafisica. È essenziale perciò comprendere il senso profondo di tutti questi simboli, miti e riti per riuscire a tradurli nel nostro linguaggio usuale. Se ci sforziamo di penetrare il significato autentico di un mito o di un simbolo arcaico, siamo costretti a constatare che questo significato rivela la presa dicoscienza di una certa situazione nel cosmo e che essa implica, di conseguenza, una posizione metafisica.”

Alcuni comportamenti umani come il nutrimento di un figlio, la nascita, il matrimonio, ecc… assumono un peso importante nella vita dell’uomo poiché “riproducono un atto primordiale, ripetono un esemplare mitico.”. Proprio perché il cervello umano e gli archetipi, come si è spiegato all’inizio, sono in relazione e l’uomo è abituato a pensare “miticamente” e naturalmente in modo “animistico” così come fanno i bambini, non possiamo non essere d’accordo con Eliade quando afferma che:

La nutrizione non è una semplice operazione fisiologica, ma rinnova una comunione. Il matrimonio e l‘orgia collettiva rinviano a prototipi mitici; li si ripete perché sono stati consacrati allorigine («in quel tempo», ab origine) da dèi, da «antenati» o da eroi. Nel particolare suo comportamento cosciente il «primitivo», l’uomo arcaico, non conosce atto che non sia stato posto e vissuto anteriormente da un altro, da un altro che non era un uomo. Ciò che egli fa, è già stato fatto; la sua vita è la ripetizione ininterrotta di gesti inaugurati da altri.

Questa ripetizione cosciente di gesti paradigmatici determinati tradisce una ontologia originale. Il prodotto della natura, l’oggetto fatto dall’industria dell’uomo trovano la loro realtà, la loro identità solamente nella misura della loro partecipazione a una realtà trascendente. Il gesto acquista senso, realtà, solamente nella misura esclusiva in cui riprende un’ azione primordiale.”

La lettura astrologica del tema natale ripropone, ogni volta, questa’azione primordiale poiché ci mette in contatto con il momento della nostra nascita, con il cosmo che era sopra e dentro di noi, nasciamo come eroi e in relazione con il tempo mitico, circolare che ritorna, sempre uguale ma diverso, poiché l’uomo agisce nel tempo e ne reifica l’espressione, la storicizza facendola diventare una storia mitica individuale, la sua storia personale, il suo mito eroico.