Il tema natale è qualcosa di pre-determinato, segue delle regole astronomiche ferree, segue un destino pre-determinato già soltanto nel suo definirsi in quanto cielo misurabile. Io posso sapere, in qualsiasi momento, quale sarà il cielo in un determinato giorno, in una precisa ora, in un ben definito luogo. Io posso conoscere tutte le vite possibili, tutte le infinite combinazioni che verranno, gli infiniti cieli, oroscopi, ma non posso conoscere quale sia l’esistenza unica che genereranno. E’ un grande potere quello dell’astrologo, ma limitato, inizialmente, all’osservare. Il tema natale, l’oroscopo personale resta un fatto, un seme. Proprio nelle parole di Ernst Cassirer e James Hillman trovo un nesso, un senso comune che mi ha condotto alla riflessione precedente: tutti nasciamo e siamo definiti a priori dagli astri, poiché strumenti di misurazione del tempo, ma ognuno attraverso un possibile mito che lo rappresenti, una vocazione personale dell’Anima che si potrà esprimere anche attraverso il mito vivrà la sua unicità.

 

Ogni  n e s s o  nello spazio mitico poggia in definitiva su questa i d e n t i t à originaria; non risale a un’uniformità di azione, a una legge dinamica, ma a un’originaria identità di essenza. Questa concezione ha trovato la sua espressione classica nell’astro­ logia. Per l’astrologia ogni divenire nel mondo, ogni forma­ zione, ogni nascita di cose nuove è in fondo soltanto apparen­ za: ciò che si esprime  in  questo  divenire,  ciò che  sta  dietro di esso è un fato determinato in precedenza, quindi un’uni­ forme determinatezza dell’essere, che si afferma rimanendo identica a se stessa attraverso i singoli momenti del  tempo. Cosi al principio della vita di un  uomo,  nella  costellazione che corrisponde all’ora della sua nascita è già contenuta e racchiusa la totalità  di  questa  vita;  e in genere  ogni divenire si spiega non già come un nascere, ma piuttosto  come qual­ cosa di semplicemente esistente e come il dispiegarsi  di esso. La forma dell’esistenza e della vita non si genera da elementi eterogenei, dall’azione concomitante, ma fin da  principio  è data come forma già coniata che deve soltanto rendersi espli­ cita per noi, che per noi spettatori si  svolge  in  certo  qual modo nel tempo. E questa legge  della  totalità  si  ripete  in ogni sua singola parte. La predeterminazione dell’essere vale per l’individuo come vale per l’universo. Le formule dell’astrologia esprimono non di rado questo  rapporto  in  ma­ niera chiarissima, in quanto indicano l’ a z i o n e dei pianeti, che forma il principio fondamentale della concezione astro­ logica, facendone  piuttosto  una  specie  di  p r e s e n z s o- s t a n z i a l eErnst Cassirer, Filosofia delle forme simboliche, Il pensiero mitico, Vol. II, pag 129

“Questo libro, insomma, ha per argomento la vocazione, il destino, il carattere, l’immagine innata: le cose che, insieme, sostanziano la “teoria della ghianda”, l’idea, cioè, che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta.

«Prima di poter essere vissuta»… Questa frase solleva dei dubbi su un altro importante paradigma: quello temporale. E il tempo, che misura tutte le cose, deve avere un termine. Anch’esso, dunque, va accantonato; altrimenti, il prima determinerà sempre il  dopo, e noi rimaniamo incatenati a cause remote sulle quali non possiamo intervenire. Perciò questo libro dedicherà molto tempo a ciò che è fuori del tempo, cercando di leggere ciascuna vita a ritroso, oltre che in avanti.

Il leggere a ritroso ci permette di vedere come certe ossessioni precoci siano l’abbozzo di comportamenti attuali. A volte, anzi, i picchi dei primi anni non sono mai più superati. Leggere a ritroso significa che la parola chiave per le biografie non è tanto “crescita” quanto “forma” e che lo sviluppo ha senso soltanto in quanto svela un aspetto dell’immagine originaria. Beninteso, ciascuna vita umana di giorno in giorno progredisce e regredisce, e noi vediamo svilupparsi svariate facoltà e le osserviamo decadere. E tuttavia l’immagine innata del nostro destino le contiene tutte nella compresenza di oggi ieri e domani. La nostra persona non è un processo o un evolversi. Noi siamo quell’immagine fondamentale, ed è l’immagine che si sviluppa, se mai lo fa. Come disse Picasso: «Io non mi evolvo. Io sono».” James Hillman, Il codice dell’Anima, pag. 21-22

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