Da diversi anni, ormai, sono trenta, anzi trentuno, per la precisione, mi occupo di astrologia, pur mantenendo un atteggiamento razionale, rispetto alla stessa, distaccato, utilizzandola come un linguaggio, uno strumento per capire qualcosa in più di noi stessi e del mondo. In quanto linguaggio è strutturato come un alfabeto, ma un alfabeto che esiste da migliaia di anni. Se esiste da migliaia di anni e perdura vuole dire che è connaturata all’uomo, è archetipica, come ricordava Hillman.
C.G. Jung, E. Bernhard, hanno utilizzato l’astrologia per cercare di ottenere maggiori informazioni sui propri pazienti, per essere utili ed efficaci nella terapia, per avere una visione diversa della patologia. Hillman ha raccontato in maniera più dettagliata del mito e del suo uso terapeutico, i pianeti in astrologia hanno nomi presi dalle divinità greche. Eppure, ancora, nella maggior parte degli ambienti accademici, si teme questa disciplina, si ha paura, perché? Forse perché nel giro di dieci minuti, dopo solo la visione di un tema natale personale, senza bisogno che il paziente/cliente sia neppure presente, mostri la forma entro cui una persona tenda ad esprimere il proprio essere il proprio vissuto?
C’è ancora chi teme in ambienti accademici, psicologici, psicoanalitici questa disciplina, probabilmente, per il senso d’impotenza con cui viene in contatto. Il potere è di Ade/Plutone mito e pianeta caro alla psicoanalisi. Credo che alcune di queste persone si chiedano: dopo tanti anni di studi “scientifici”, psicologici, psicoanalitici come può un “Astrologo” tirar fuori delle cose che io, terapeuta, analista tiro fuori dopo anni di terapia da un paziente e neppure sempre? La risposta è semplice: nessuna conoscenza è una verità unica, indubitabile. La nostra conoscenza del mondo offre prospettive diverse dello stesso oggetto, tutte vere nell’ambito epistemico in cui sono nate. Nessuno possiede le chiavi della verità, beati gli umili, scriveva San Matteo.
“Se è archetipica, l’astrologia è qui per restare, e poiché è destinata a non passare, deve essere archetipica. Ed io sono certo che non passerà.” J. Hillman, “Conferenza magistrale” in Linguaggio astrale N. 129, 2002
Anche altri rispetto a C. G. Jung e E. Bernhard hanno utilizzato e parlato di astrologia in ambito della psicologia analitica, ma ritengo che la citazione dei primi due sia più che sufficiente. Ancora prima filosofi come Cassirer, Junger e altri. Per chi volesse approfondire il mio blog è denso di articoli in tal senso.