Molto spesso gli astrologi, così come altre categorie professionali in altri settori, cercano una semplificazione, un metodo univoco per ingabbiare il soggetto, per spiegarlo, per de-finirlo. In questo modo vengono costruiti modelli lineari d’interpretazione quando, invece, l’uomo è un sistema complesso, un sistema caotico. E’ giusto utilizzare dei modelli per cogliere diverse sfumature, ma nell’incontro con il consultante il modello deve sparire, deve essere dimenticato, si devono imbastire delle storie, dei racconti che in qualche modo risuonino con ciò che è emerso dal modello, ma non è possibile ordinare, metterle in sequenza da parte dell’astrologo perché ciò limiterebbe di molto il consultante.

E’ il consultante che attraverso il suo fantasticare, il suo modo di creare associazioni con il racconto ascoltato deve scoprire qualcosa in più su di sé, se noi gli fornissimo un terreno, una strada già battuta peccheremmo di superbia, perché sceglieremmo per lui. Se, invece, è stato lui a fornirci un feedback, un’idea, su di essa possiamo iniziare e provare a costruire una storia.

Raccontare un tema natale non è mai un percorso che possiede lo stesso inizio e la stessa fine, non si parte dall’ascendente o dal Sole e così via, si parte dalla storia del consultante che viene raccontata all’interno dei significati del tema natale. Per lo studio è corretto imparare un metodo al fine di avere una visione completa del tema, ma applicarlo nella consulenza diventa qualcosa di limitante sia per il consultante che per l’astrologo stesso. Certo all’astrologo viene facile applicare due regolette senza immergersi nel racconto totale, senza esserne contaminato, come un medico asettico che ti guarda, non ti stringe la mano e ti fa la diagnosi leggendo gli esami del sangue, ci sono astrologi che “metaforicamente” fanno così, come medici che agiscono così come ho descritto.

Questo non è il modo corretto di relazionarsi con il consultante. Sono infinite le storie che si possono costruire assieme a un soggetto, tutto porteranno nella medesima direzione, ma è un direzione che non deve essere data dall’astrologo a priori affermando che esiste una linea evolutiva diretta e che questa possa essere letta negli astri personali e nei transiti in modo univoco, mono direzionale.

Presi dalla modernità si perde il gusto della poesia, del racconto, del mistero e ci si lascia assalire dall’utilizzo della semplificazione, dell’applicazione del metodo anche in una disciplina come l’astrologia che, invece, dovrebbe stare lontano, non dal metodo, ma dalla sua applicazione fredda e distaccata.

L’Astrologia è poesia, il racconto di un tema natale è arte che si manifesta in un soggetto, l’astrologo non può rendere una vita, monotona e piatta affibbiando definizioni aprioristiche e distaccate o pensando di poter spiegare tutto e fornire un telos a tutto, una semplificazione della vita.

 

Dalla vetta del colle intorno guardo

Come tutto riviva e all’alto tenda;

E bosco e campo e valle e colle

Esultino nello splendor del mattino.

Oh! questa notte come sussultavi,

Universo! Scotevano i vicini

Tuoni quel sonno tuo, guizzanti

Baleni atterrendo l’ombre mute.

Imperlata, la terra ora festeggia

Il giorno vittorioso sull’orrore

Notturno; ma più bella ride

L’anima mia su l’orror di morte…

F. Holderlin