“Se si voleva arrivare fino alle Gorgoni, si doveva ricorrere all’aiuto delle loro sorelle, le Graie, poiché esse abitavano ancora più lontano di queste, racconta Esiodo, nella direzione della Notte, al di là dell’Oceano, vicino alle Esperidi dal chiaro canto.” K. Kerènyi
Una prima indicazione su dove trovare le Gorgoni e in particolar modo Medusa lo scopriamo da questa frase. Esiodo afferma che si trovino oltre le Esperidi, nella direzione della notte, lì dove tramonta il sole, dunque, oltre il Discendente. Astrologicamente la direzione della notte è quella che va dalla VII alla IV Casa, la profondità della notte. Medusa era una delle tre figlie di Forco divinità marina, l’unica ad essere mortale. Possiamo pensare che Medusa possa essere in relazione con la IV Casa, la profondità del nostro essere, una parte dell’Anima junghiana, in contrapposizione alla Persona. Medusa, secondo diversi autori, era una donna bellissima che in alcuni racconti si dice essere stata stuprata da Poseidone, divinità dei mari, in altri si afferma avesse avuto un rapporto consenziente sempre con lui, ma tutto ciò era accaduto nel tempio di Atena. Altre storie narrano che Atena invidiosa della bellezza di Medusa e per questo la trasformò in un mostro la cui testa al posto dei capelli aveva dei serpenti, chiunque la guardasse perdeva il respiro e veniva pietrificato. Se pensiamo che Atena è astrologicamente in relazione con il Segno della Bilancia e del Capricorno, i Segni che li si oppongono Ariete e Cancro possono essere messi in relazione con Medusa. In altre narrazioni Medusa ama Poseidone su di un prato e ciò l’avvicina al rapimento di Kore e alla storia di Persefone, infatti la divinità del Regno dei morti si servirà della sua ombra, una volta uccisa da Perseo, per spaventare chi volesse giungere da lei.
Medusa privava del respiro, del thumos, non della psiche di anima, trasformava in pietra chiunque la guardasse. Il thumos, nell’Iliade di Omero, è come se fosse la forza vitale, la parte emozionale dell’uomo ed è in relazione con i polmoni e il diaframma, con la forza propulsiva che permette la vita. L’ansia, gli attacchi di panico che intervengono sulla respirazione bloccano il thumos, la respirazione, creano affanno. Thumos e Psiche erano due elementi che fornivano la vita all’uomo, mentre dopo la morte, Psiche, l’anima, finiva nell’Ade, thumos invece moriva definitivamente, veniva distrutto.
Medusa non uccide, dunque, toglie il respiro, procura paura, irrigidisce e blocca quando la si guarda. Non dobbiamo dimenticare che noi siamo di fronte a noi stessi, ci guardiamo e quando non sappiamo dove andare, non siamo orientati, perdiamo il centro ci fermiamo, ci pietrifichiamo, non respiriamo, Medusa è una nostra parte importante, fondamentale che ci fa comprendere i nostri limiti, dobbiamo venerarla affinché si possa convivere con lei e non temerla. Medusa non aveva fatto nulla di male, sia nel caso si consideri il fatto che avesse amato volontariamente Poseidone sia che si valuti il fatto di essere stata stuprata, oppure sfidato in bellezza Atena. Ma se è la dea della misura e della giustizia a trasformare la bella Medusa in un mostro vuol dire che anche noi quando andiamo oltre misura, perdiamo di vista la strategia o non la mettiamo in pratica, rischiamo di perdere il respiro e di restare bloccati, pietrificati.
Medusa sarà poi uccisa da Perseo guidato proprio da Atena che dirà all’eroe di usare uno scudo come specchio affinché potesse guardarla in faccia e decapitarla con una falce. Dalla testa di Medusa o dal suo sangue nasceranno il cavallo alato Pegaso e il gigante Crisaore. Perseo per raggiungere il proprio scopo aveva duvuto indossare dei sandali alati, che sono in relazione con Ermes-Mercurio, portare con sè una sacca speciale in cui avrebbe dovuto mettere la testa mozzata di Medusa, indossare l’elmo di Ade che l’avrebbe reso invisibile.
Se vogliamo affrontare la nostra Medusa dobbiamo usare uno specchio, non guardarla direttamente ma come coscienza riflessa in termini sartriani, in cui l’Io e il Me corrispondono; non è possibile guardare in faccia Medusa come non è possibile guardarci in faccia da soli, i nostri pensieri che diventano riflessi del nostro sentire. Dobbiamo essere veloci, invisibili e sapere dove tenere quello che scopriremo.
Uccidere Medusa significa dare la morte alla nostra coscienza alla ricerca di qualcosa di altro, quando guardiamo in noi stessi, direttamente, rischiamo di restare pietrificati e senza respiro, l’angoscia ci assale. Guardare nel nostro abisso, direttamente, è impossibile non ci è permesso, anche il sogno diventa un riflesso, un bagliore.
Medusa è la paura di rimanere immobili, senza fiato nel caso in cui ci addentrassimo troppo in noi, la morte di Medusa è la fine di qualsiasi atto strategico, il contatto con noi stessi non ha bisogno di strategie, ma di sentimento. Sia Medusa che Demetra sono state stuprate (altri racconti affermano di rapporti consenzienti) da Poseidone, in entrambi i casi nasce un cavallo, Pegaso, quello volante, Airone il veloce destriero di Ercole. Il cavallo è una rappresentazione dell’energia, della libido che si nasconde in ognuno di noi, Medusa può insegnarci che la conoscenza, i capelli della gorgone erano serpenti e possono rappresentare anche questo, è qualcosa che si ottiene con il sacrificio di una parte di sé, con l’abbandono della strategia, con una comprensione diversa della stessa. L’integrazione di Atena e Medusa rappresenta una parte del nostro percorso.
Atena, infatti, portava
“La testa della gorgone […] come ornamento del suo scudo o sulla sua corazza, saldata alla sacra pelle di capra, l’aigis.” K. Kerényi,
Medusa e Atena sono due archetipi opposti e complementari di cui non possiamo fare a meno. Atena nasce dalla testa di Zeus, Medusa perde la testa, strategia e sentimento sembrano incocialibili.