Sulla questione della nave Diciotti e dei migranti in generale ritengo che si debba partire dal punto di vista umano a prescindere da quello che i giornali ri-scrivono secondo il loro colore politico e la loro realtà.
Il dato è che vi erano “persone” imbarcate su una nave che chiedevano aiuto, l’aiuto NON va negato; su come gestirlo e dove, questi sarebbero i punti di cui discutere: a terra, di certo, secondo me. I modi: in strutture di accoglienza temporanee o altro, rimettendole in navigazione verso altri approdi dopo i controlli medici o gli accordi politici e così via dicendo, sono scelte politiche in cui non entro.
Certo è che se nasciamo con un destino che “ci è toccato in sorte” e l’Anima ha scelto quella specifica famiglia, corpo, luogo, Dna noi dovremmo poter fornire, quando ci viene chiesto, l’opportunità di cambiare il luogo e la situazione in cui si è stati costretti dalla nascita, dal destino. Questa è la richiesta più importante dei flussi migratori, da sempre e noi come italiani lo sappiamo benissimo, provare a cambiare il nostro destino.
La maggior parte dei migranti fa questo, cerca nuove opportunità, che devono necessariamente passare per l’integrazione, se poi l’integrazione non è voluta per prima dagli stessi migranti per i motivi più diversi: religione, rispetto delle regole, ecc… si dovrebbero prendere provvedimenti coerenti.
“« Quando tutte le anime si erano scelte la vita, secondo che era loro toccato, si presentavano davanti a Lachesi [lachos, “parte, porzione di destino”]. A ciascuna ella dava come compagno il genio [daimon] che quella si era assunto, perché le facesse da guardiano durante la vita e adempisse il destino da lei scelto ». Il daimon conduce l’anima dalla seconda delle personificazioni del destino, Cloto [klotho, «filare, volgere il fuso »]. « Sotto la sua mano e il volgere del suo fuso, il destino [moira\ prescelto è ratificato». (Gli viene impresso il suo particolare effetto?). «… quindi il genio [daimon] conduceva l’anima alla filatura di Atropo [atropas, “che non si può volgere aU’indietro, irreversibile”], per rendere irreversibile la trama del suo destino. «Di lì, senza voltarsi, l’anima passava ai piedi del trono di Necessità» (Ananke), o, come traducono alcuni, « del grembo » di Necessità.” J. Hillman, Il Codice dell’Anima