“Il mondo celeste è illuminato dal sole spirituale. La sua controparte è la luna. E come la luna è la traversata verso la morte dello spazio, il sole spirituale è la traversata verso il Pleroma, il mondo superiore della pienezza. La luna è l’occhio di Dio del vuoto, così come il sole è l’occhio di Dio della pienezza. La luna che vedi è il simbolo, proprio come il sole che vedete. Sole e luna, cioè xx, i loro simboli, sono dei. Ci sono ancora altri Dei; i loro simboli sono i pianeti.
La madre celeste è un daimon tra l’ordine degli Dei, un abitante del mondo celeste. Gli Dei sono favorevoli e sfavorevoli, impersonali, le anime di stelle, influenze, forze, nonni delle anime, governanti nella mondo celeste, sia nello spazio che nella forza. Non sono né pericolosi né gentili, forti, ma umili, chiarimenti del Pleroma e dell’eterno xx vuoto, configurazioni delle qualità eterne” The Black Books, C. G. Jung (Trad. Paolo Quagliarella)
In questo brano tratto dai Black Books di C. G. Jung cogliamo ancora una volta la pienezza del politeismo che avvolgeva il pensiero del Maestro svizzero, politeismo è anche una parola limitata perché l’uno tutto è spiegato in modo chiaro in questa frase, come un archetipo sia la rappresentazione del bene e del male, gli dèi sono favorevoli e sfavorevoli, impersonali, non c’è una qualità che predomina, ma siamo noi costretti a viverne una o l’altra, comprendendone l’intero verso il processo d’individuazione.
Allo stesso modo questi concetti devono applicarsi all’astrologia, all’interpretazione, al racconto che non può essere definitivo e monolitico.