« Dio allora pronunciò tutte queste parole: «Io sono il SIGNORE, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi». »   (Esodo 20,1-6)


«
 Figlioli, guardatevi dagli idoli»   (1 Giovanni 5,21)

 

« O mio Signore, rendi sicura questa contrada e preserva me e i miei figli dall’adorazione degli idoli. »

(Coranosura XIV,35)

Perché tanto timore nel cristianesimo del vecchio testamento e anche nel Corano per l’adorazione degli idoli? Afrodite presiede al godimento della vista; quando vedo qualcosa di bello posso provare piacere, i miei sensi si attivano, non c’è più la normatività di Era o di Atena, mi avvicino più ad Ade a ciò che deve essere nascosto come il fallo enorme di Priapo che scatena sdegno. Ma Priapo è diventato tale grazie al tocco normativo di Era che con le proprie dita al momento del parto di Afrodite, sfiorandola, ha voluto punire la dea per la scappatella avuta con il marito Zeus. La norma di Era ci fa sembrare Priapo “deforme” eppure era idolatrato come portatore di fecondità ma non solo. La bellezza sta negli occhi di chi guarda.

Il rifiuto di Afrodite e di suo figlio, il rifiuto conscio del piacere che il femminile può portare oltre alla maternità è qualcosa che nella Chiesa è stato spesso allontanato in passato. Anche recentemente da parte della Chiesa è stata posta la parola fine alla possibilità di vedere delle donne “custodi del rito” officiare; è ancora una volta il tocco normativo di Era. La donna sembra debba essere Vergine, non come Estia, che coerentemente non partorirà, ma unire il maschile e femminile in sé, quasi in modo androgino.

L’essere scappati verso il monoteismo, la non accettazione del politeismo naturale degli dei, degli istinti umani, ha condotto a nasconderli e mascherarli sotto altre forme che vediamo poi apparire nella quotidianità, non solo nella Chiesa, ma nel mondo. Il politeismo è un atteggiamento naturale dell’uomo, quando appare la norma che deve essere accettata in modo indiscriminato, senza che ci si possa opporre o riflettere, si generano mostri.

L’adorazione degli idoli è la necessità di trovare ristoro e risposte, altari cui rivolgere le proprie preghiere agli dei. Divinità che sono umane e vivono nei racconti storie riconducibili alla realtà di ogni uomo, alla quotidianità del vivere.

Anche la Chiesa attraverso i Santi si è posta, in un secondo momento, nella direzione politeistica: più Santi, più idoli da venerare in cui riconoscere i valori della religione, ma la normativa del bene e del male, del peccato originale ha naturalmente condotto a quelle che poi sono le storture di ogni monoteismo che fissa dei dogmi che non possono essere messi davvero in discussione.

Il peccato originale l’aveva anche il politeismo greco attraverso Pandora: donna creata da Efesto, per ordine di Zeus, che si è fatta inconsapevolmente carico dei dolori dell’uomo e delle sofferenze presenti nel vaso che lei per curiosità scoperchierà e al cui interno resterà la speranza. Come Eva, Pandora, condurrà gli uomini, che prima di allora sedevano con gli dei, in un mondo diverso, in cui le sofferenze, il bene e il male saranno presenti, assieme alla speranza di superare tutto. Ma a fronte di questo Prometeo regalerà il fuoco della conoscenza, del bene e del male.

In fin dei conti anche il cristianesimo è poi diventato politeista, ma dominato da Era che ancora teme le scappatelle di Zeus, i desideri degli uomini, che frustra l’immaginario di Afrodite pur di non ammettere l’importanza della carne, delle passioni e per i Santi parli di estasi e di visione di Dio o di suo Figlio, riducendo il politeismo così raggiunto alla trinità, tanto da perdere di efficacia.

Alla luce di questa riflessione ognuno è libero di credere in ciò che ritiene meglio, sente più vicino a sé e merita rispetto nei confronti delle proprie “credenze”, ovviamente, ma gli idoli fanno parte della nostra vita: un cantante, uno sportivo, un ideale su cui Afrodite mette sempre gli occhi e lo capiamo perché sono portatori di piacere.

Dove avete Venere nel tema, dove Plutone, dove il governatore dell’VIII casa, quali case cadono nel segno della Bilancia e del Toro, in che segno e in che casa si trova Saturno? Tutte domande, non esaustive, che fanno capire quanto il piacere sia una formula di diversi fattori all’interno del tema natale e del vissuto personale.