Il nome Kore deriva dal sumero kur (terra) e dall’accadico che significa terra coltivata.[1]
Il termine corona che porta in sé la radice della parola Kore ci fa pensare ad un legame con il mito della figlia di Cerere/Demetra.
La corona (κορονή) in greco significa ogni cosa piegata, curvata, infatti le corone di fiori, di erbe, venivano poste in testa alle divinità. Kore, rapita da Ade, perde la cintura di fiori che aveva intorno ai fianchi. Kore passeggiava libera sulla terra, nella natura con sua madre Demetra viene rapita e portate nel regno dei morti di Ade.
Il coronavirus ci ha privato della libertà, della possibilità di socializzare, di vivere all’aria aperta, ci ha gettati nello sconforto di Ade. La divinità che ha cercato di aiutare Kore di liberarla da Ade è stato Ermes, il messaggero, il pneuma, lo psicopompo colui il quale accompagna le anime nell’oltretomba. Psiche, anima, anemos, vento, respiro.
Quando moriamo smettiamo di respirare, non emettiamo più aria, pneuma. L’anima è qualcosa d’intangibile è connaturata all’uomo, siamo essere animati. Il coronavirus ci priva dell’anima, della vita, del respiro o anche ci fa respirare a fatica, appunto anelare, come scrive Jung, cercare con affanno di vivere. Il virus ci sta conducendo a riscoprire la vita, l’anima.
“𝐼 𝑛𝑜𝑚𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑒𝑠𝑝𝑒𝑟𝑖𝑒𝑛𝑧𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑝𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑢𝑛’𝑖𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒. 𝐷𝑜𝑛𝑑𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑑𝑒𝑠𝑐𝑎 𝑆𝑒𝑒𝑙𝑒 [𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎]? 𝑆𝑒𝑒𝑙𝑒, 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑙’𝑖𝑛𝑔𝑙𝑒𝑠𝑒 𝑠𝑜𝑢𝑙, 𝑒̀ 𝑖𝑛 𝑔𝑜𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑠𝑎𝑖𝑤𝑎𝑙𝑎, 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑙𝑔𝑒𝑟𝑚𝑎𝑛𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑖𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑠𝑎𝑖𝑤𝑎𝑙𝑜̂, 𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑡𝑖𝑚𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑎𝑡𝑜 𝑎𝑙 𝑔𝑟𝑒𝑐𝑜 𝑎𝑖𝑜́𝑙𝑜𝑠 = 𝑚𝑜𝑏𝑖𝑙𝑒, 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑜𝑝𝑖𝑛𝑡𝑜, 𝑖𝑟𝑖𝑑𝑒𝑠𝑐𝑒𝑛𝑡𝑒. 𝐿𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑔𝑟𝑒𝑐𝑎 𝑝𝑠𝑦𝑐ℎ𝑒́ 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎, 𝑐𝑜𝑚’𝑒̀ 𝑛𝑜𝑡𝑜, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑎𝑟𝑓𝑎𝑙𝑙𝑎. 𝑆𝑎𝑖𝑤𝑎𝑙𝑜̂ 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑖𝑛𝑜𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑎𝑡𝑜 𝑎𝑙 𝑝𝑎𝑙𝑒𝑜𝑠𝑙𝑎𝑣𝑜 𝑠𝑖𝑙𝑎 = 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎. 𝑇𝑎𝑙𝑖 𝑟𝑎𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑖 𝑔𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑢𝑐𝑒 𝑠𝑢𝑙 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑜𝑟𝑖𝑔𝑖𝑛𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑆𝑒𝑒𝑙𝑒; 𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑒̀ 𝑎𝑝𝑝𝑢𝑛𝑡𝑜 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎 𝑚𝑜𝑡𝑟𝑖𝑐𝑒, 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒. […] 𝐼𝑙 𝑛𝑜𝑚𝑒 𝑙𝑎𝑡𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑢𝑠 = 𝑠𝑝𝑖𝑟𝑖𝑡𝑜 𝑒 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎 = 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎, 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑑𝑒 𝑎𝑙 𝑔𝑟𝑒𝑐𝑜 𝑎́𝑛𝑒𝑚𝑜𝑠 = 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜. 𝐿’𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑔𝑟𝑒𝑐𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎 𝑖𝑙 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜, р𝑛𝑒𝑢𝑚𝑎, 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑝𝑢𝑟𝑒, 𝑐𝑜𝑚’𝑒̀ 𝑛𝑜𝑡𝑜, 𝑠𝑝𝑖𝑟𝑖𝑡𝑜. 𝐼𝑛 𝑔𝑜𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑒𝑡𝑖𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑠-𝑎𝑛𝑎𝑛 = 𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑟𝑒, 𝑒 𝑖𝑛 𝑙𝑎𝑡𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑛-ℎ𝑒𝑙𝑎𝑟𝑒 = 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑎 𝑓𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎. 𝑁𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑎𝑙𝑡𝑜 𝑡𝑒𝑑𝑒𝑠𝑐𝑜 𝑙𝑜 𝑆𝑝𝑖𝑟𝑖𝑡𝑜 𝑆𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑓𝑢 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑎𝑡𝑢𝑚 = 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑜. 𝐼𝑛 𝑎𝑟𝑎𝑏𝑜 𝑠𝑖 ℎ𝑎 𝑟𝑖ℎ = 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜, 𝑒 𝑟𝑢ℎ = 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎, 𝑠𝑝𝑖𝑟𝑖𝑡𝑜. 𝑆𝑖𝑚𝑖𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒𝑙𝑎 ℎ𝑎 𝑖𝑙 𝑔𝑟𝑒𝑐𝑜 𝑝𝑠𝑦𝑐ℎ𝑒́ 𝑐𝑜𝑛 𝑝𝑠𝑦𝑐ℎ𝑜 = 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑟𝑒, 𝑝𝑠𝑦𝑐ℎ𝑜𝑠 = 𝑓𝑟𝑒𝑠𝑐𝑜, 𝑝𝑠𝑦𝑐ℎ𝑟𝑜́𝑠 = 𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑜 𝑒 𝑝ℎ𝑦𝑠𝑎 = 𝑚𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐𝑒. 𝑇𝑎𝑙𝑖 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑟𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑛 𝑙𝑎𝑡𝑖𝑛𝑜, 𝑖𝑛 𝑔𝑟𝑒𝑐𝑜 𝑒 𝑖𝑛 𝑎𝑟𝑎𝑏𝑜 𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎 𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑛𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑎 𝑟𝑎𝑝𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛’𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑚𝑜𝑠𝑠𝑎, 𝑑𝑖 𝑢𝑛 “𝑎𝑙𝑖𝑡𝑜 𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑜”. 𝑆𝑖 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑞𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑠𝑢𝑚𝑒𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑖𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑖𝑣𝑎 𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎 𝑢𝑛 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜 𝑎𝑒𝑟𝑖𝑓𝑜𝑟𝑚𝑒 𝑖𝑛𝑣𝑖𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒. 𝑃𝑜𝑖𝑐ℎ𝑒́ 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑒̀ 𝑢𝑛 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎, 𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧’𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑜 – 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒 𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎 𝑚𝑜𝑡𝑟𝑖𝑐𝑒 – 𝑠𝑖𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑛𝑡𝑜 𝑎 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑐𝑒 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑎.” [2]
Ade prepara un banchetto bellissimo a vedersi per attirare, conquistare Kore, lei non è avvertita per tempo da Ermes di non mangiar nulla, assapora i sei semi di melograno e diviene Persefone. C’è qualcosa nell’aria, in Ermes che potrebbe anche salvarci e ricondurci alla liberta, alla socializzazione, alla comunicazione, a entrare in relazione con il suo significato?
L’etimo di Persefone può essere ricondotto a “colei che porta la distruzione” o a “colei che tutto nutre e tutto uccide”. Il coronavirus, il virus di Kore ci trasforma, ci fa anche morire, ma c’invita a guardare alla morte come trasformazione, non solo morte fisica, cambiamento nella visione del mondo. Persefone può anche nutrire, dopo aver distrutto, ci apre alla riflessione e per l’altra metà della vita, in senso simbolico, potremo tornare all’aria aperta, con Demetra, nella natura a socializzare. Demetra dopo il rapimento di Kore si dimentica della natura, la terra e gli uomini iniziano a morire. Il virus ci sta dicendo forse che ci siamo dimenticati della natura, del ritmo naturale e ci sta colpendo? Anche il mito di Pan può essere messo in relazione con la necessità della natura di risentire l’uomo come presente, di farlo tornare nel ritmo naturale.
P. s. Non ho utilizzato volontariamente l’etimo di Kore che la vede dal greco come “bambina” perché non era funzionale alla mia riflessione, resta comunque il fatto che la natura, anche nel mito di Kore intesa come bambina, soffre indirettamente per il rapimento della figlia di Demetra, quindi il risultato non cambia e apre a delle riflessioni.
[1] G. Semerano Le origini della cultura europea, Vol I, pag. 198
[2] C. G. Jung, La dinamica dell’inconscio, pag 371, 372, Opere VIII

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