Leggendo il libro, Trame perdute, di James Hillman e il capitolo sul Senex, sono nate le riflessioni seguenti.
SATURNO COME FIGLIO E LA LUNA
Dobbiamo ricordare che è Saturno che evira il padre cielo e permette ai suoi fratelli di apparire al mondo. Interrompere l’unione fra cielo e terra (Gea), unione che non permetteva la nascita della consapevolezza dell’esistenza di se stessi è del tempo è stata una tra le azioni più importanti compiute da Saturno. Il tempo per come lo conosciamo noi, tempo causale, dal passato al futuro, prende forma grazie a Saturno e la falce lunare che sua madre Gea gli ha fornito.
Già questi primi elementi devono farci riflettere sul fatto che dovremmo, quando interpretiamo un tema natale, guardare la posizione della Luna e di Saturno per cercare indicazioni su come si vive il tempo, su come le nostre emozioni prendono forma nel tempo e divengono. Luna-Saturno diventa una coppia archetipica fondamentale. Mi fa pensare all’arcano dei Tarocchi l’Eremita che cerca con la fioca luce della lampada come quella lunare la sua verità. Saturno è il vecchio, è il Senex, freddo ma saggio, individuo che si pone sopra tutto con distacco.
SATURNO COME PADRE, GIOVE E NETTUNO
Saturno era un Titano, una divinità che come ricorda Hillman, è lontano dall’uomo, tutto ciò che il titano tocca, tende a essere ingigantito, inflazionato, si perde la dimensione umana, si va oltre. Saturno avrebbe divorato suo figlio Giove per paura di essere detronizzato, ma Rea effettua uno scambio e porge a Saturno una pieta in fasce al posto del proprio figlio. E’ talmente convinto della propria grandezza, potenza, sicuro che tutti ubbidiscano ai suoi ordini che non si rende conto dello scambio. Zeus poi sarà allevato da alcune ninfe e nutrito con il latte della Capra Amaltea che gli regalerà i poteri per i quali è noto. Il Capricorno è proprio il segno di Saturno quasi a voler confermare come fosse archetipicamente necessario che Giove venisse nutrito (Madre – Luna) da una parte femminile di Saturno, da Anima di Saturno, che non appartiene al titano.
Allo stesso modo Nettuno, riesce a salvarsi dalle fauci paterne, perché sua madre dà in pasto a Saturno, un cavallo, mentre il figlio si nasconde in una mandria di questi ultimi animali.
Gli altri figli di Crono: Plutone, Era, Estia, Demetra vengono ingoiati e liberati in un secondo momento.
RISVOLTI ASTROLOGICI
Quello che è importante notare dal punto di vista simbolico è che, a mio avviso, dovremmo in un tema natale, interpretare in modo dinamico i pianeti: Urano, Nettuno, Giove e metterli in relazione con Saturno, perché è tramite lui che prendono in qualche modo vita. Saturno rappresenta una struttura patriarcale che ha bisogno di essere ingrandita da Giove, rivoluzionata da Urano, irrigata da Nettuno. Quando guardiamo i 3 pianeti citati dobbiamo chiederci: dove si trova Saturno, in che modo può esser messo in relazione simbolica con loro?
SATURNO, IL SENEX E HILLMAN
“Senex è la parola latina per “vecchio”, che ancora oggi ritroviamo in vocaboli quali “senescenza”, “senile” e “senatore”.
Il tempo del senex era, per i romani, quello che andava “dalla seconda metà del quarantesimo anno in avanti”, e non si riferiva soltanto agli uomini, ma anche alle donne.”
Saturno intorno ai 42 anni si trova al punto opposto rispetto a quello di nascita, mentre in quasi contemporanea si ha l’opposizione di Urano a se stesso. Padre e figlio vivono la crisi, non sono sicuri di quello che stanno per fare o hanno fatto. Saturno di volere evirare il padre, Urano di volere rimandare i propri figli nel tartaro, ci possono essere momenti di crisi, di trasformazione, momenti in cui il destino ci pone davanti a scelte importanti, siano esse fisiche, immerse nelle realtà che semplicemente psicologiche.
A 14 anni Saturno si è opposto per la prima volta a se stesso è il momento dell’adolescenza in cui sembra più che altro il Puer a prendere il sopravvento, possiamo pensare, quindi, che intorno ai 42 voglia tornare il Puer, con una forma meno fanciullesca, ma più strutturata, in qualche modo. Urano a 14 anni circa, si trova nella fase crescente del primo sestile a se stesso, energia che si espande, che prova a strutturarsi.
Ogni processo di maturazione possiede in sé, il Puer e il Senex, Saturno e Mercurio.
“Ed è tuttavia proprio a questo primo livello, dove il Senex influisce sulle nostre esistenze e sul nostro invecchiamento, che forse è più facile per noi coglierne la portata.
L’esposizione che segue parte da due presupposti: primo, il Senex è un archetipo; secondo, quest’archetipo è quello di maggior rilievo per il Puer. Con ciò voglio dire che il Senex è una complicatio del Puer, che nella struttura puer è implicato il Senex e che, di conseguenza, gli eventi puer sono complicati”
Come leggerete passare da Senex a Saturno è immediato, le parole di Hillman sembrano una disamina astrologica puntuale del significato astrologico di Saturno.
“L’archetipo del Senex è però molto più che qualcosa di “psicologico”, più di un derivato dell’esperienza o di un aspetto dell’uomo e del suo comportamento, più di un’icona sovrapposta alla vita dall’immaginazione idolatra dell’uomo.
Il Senex è piuttosto una delle cristallizzazioni di Dio, un suo numen multiplex; o, meglio, il Senex è egli stesso un Dio, una realtà universale il cui potere ontologico è manifesto nella natura e nella cultura, e nella psiche dell’uomo.
Man mano che i processi naturali, culturali e psichici maturano, acquisiscono ordine, si consolidano e si disseccano, noi possiamo osservare i peculiari effetti formativi del Senex.
Le personificazioni di questo principio si presentano nelle vesti del sant’uomo o del vecchio saggio, del padre o del nonno potenti, del grande re, del dominatore, del giudice, dell’orco, del consigliere, dell’anziano, del sacerdote, dell’eremita, del reietto e dello storpio.
Sono suoi emblemi la roccia, il vecchio albero– specialmente la quercia–, la falce o il falcetto, l’orologio (o crono-metro) e il teschio.
Le aspirazioni a una conoscenza superiore, all’imperturbabilità e alla magnanimità, esprimono sentimenti senex, così come li esprime l’intolleranza per tutto quanto si frappone al proprio sistema e alle proprie abitudini.
Anche nelle idee e nei sentimenti relativi al tempo, al passato e alla morte, si manifesta con forza il Senex.
E riflettono questo archetipo anche la malinconia, l’angoscia, il sadismo, la paranoia, l’analità e le ossessive ruminazioni della memoria. Nella nostra cultura, inoltre, l’immagine prevalente di Dio è quella di un Dio senex–onnisciente, onnipotente, eterno, assiso e barbuto, che governa mediante principi astratti di giustizia, moralità e ordine, e una fede nelle parole che però non si esplicita nel linguaggio; benevolo ma iroso quando se ne ostacola il volere, distante dal femminile (celibe) e dall’aspetto sessuale della creazione; superno, lassù, col suo mondo geometrico di stelle e pianeti, nella notte fredda e lontana dei numeri–, un Dio immaginato attraverso l’archetipo del Senex: il Dio eccelso della nostra cultura è un Dio senex, e noi siamo creati a sua immagine, con una coscienza che riflette tale struttura. Uno dei lati della nostra coscienza è dunque irrimediabilmente senex.
Grazie alla sua capacità di esprimere tutto quanto è vecchio, ordinato e stabilito, questo archetipo ha un peso determinante nella nostra cultura, che lo considera il Dio morto o morente.
Il crollo della struttura è la morte di questa particolare struttura, di colui che è il principio stesso di Struttura; se questa fissazione centrale delle nostre coscienze religiose è invecchiata in una remota trascendenza e deve appassire e morire, allora l’immagine in cui siamo stati modellati, riflettendo questo Dio principale, sta anch’essa scomparendo.
Un tipo di coscienza sta trapassando.
La “de-struzione” della cultura e i crolli nelle singole esistenze individuali sono le conseguenze di questa transizione della dominante senex, che è stata anche una dominanza del Senex: l’usurpazione da parte di un solo Dio su molti, di una forma archetipica sulle altre, di uno stile di coscienza che ha ricacciato gli altri nell’incoscienza.”
Se poi guardiamo il tema natale di Francisco Goya, autore del famoso quadro di Saturno che divora il proprio figlio, scopriamo che oltre possiede un’opposizione secca fra il Sole in Ariete e Saturno in Bilancia, mentre entrambi sono in aspetto di tensione con la Luna. Una rappresentazione archetipica perfetta del suo tema natale attraverso l’opera.
Da fine intellettuale e conoscitore del simbolo Hillman dipinge nel Puer aeternus alcune caratteristiche di Mercurio e di Saturno in modo esemplare: “Secondo alcuni, Mercurio è il principio razionale, il signore dell’astrologia, della matematica, della geometria, della scrittura, della conoscenza, della saggezza; secondo altri queste sono invece le sfere di Saturno. Entrambi possono essere freddi e aridi. Se Saturno è il signore della melanconia, Mercurio manda la depressione e le preoccupazioni. Arpocrate indossa una pelle di lupo e Mercurio, in quanto patrono dei mercanti, simboleggia l’avidità di guadagno, mentre Saturno è l’avido per eccellenza, avaro in famiglia e rapace fuori di casa. Entrambi sono viandanti, entrambi reietti, e Saturno, che governa «la magia e i festeggiamenti» (cosa che si potrebbe dire anche del Puer), si schiera anche contro i canoni borghesi della società. Come il Puer è suicida, Saturno presiede all’autodistruzione. Entrambi evidenziano l’assenza del femminile ed entrambi sono rappresentati come itifallici. All’infinita distanza di Saturno nell’imum coeli fa riscontro all’altro polo il volo ascensionale del puer Icaro-Ganimede. E Ganimede che reca in mano la coppa per gli dèi è anche Saturno come portatore d’acqua, l’Acquario, che è il segno della nuova èra; e per converso, lo spirito mercuriale dell’alchimia è celato nelle viscere profonde della terra, è esiliato e puzza, il più vile tra i vili. L’asse verticale che li riconnette conferisce loro il punto di vista dello spirito: entrambi vedono il mondo sub specie aeternitatis. L’uno lo vede in trasparenza dal basso, come i delinquenti o i contadini, avendolo patito con la vista depauperante data dalla melanconia. L’altro lo guarda dall’alto e da dentro, come divina scintilla germinale che conosce il vero eidos di tutte le cose.”