Le interpretazione astrologiche possono essere trovate nei libri di mitologia. Eccone un esempio.
Il rapporto tra Mercurio, Urano e la Luna.
“Il mondo divino titanico, che noi conosciamo soprattutto per mezzo dei nomi eloquenti della maggior parte dei Titani, non può esser definito antropomorfo, simile agli uomini, bensì piuttosto simile agli astri, anzi prevalentemente simile al sole. Kronos, che ci è apparso come la figura pin vicina a Prometeo, compie la sua primordiale azione sanguinosa con una falce, immagine di quella luna che per la prima volta emerge dalla più completa oscurità notturna, ma anche questa sua azione è piuttosto un atto solare e a Kronos non si può negare ogni carattere solare. La posizione di Prometeo, quale araldo tra i Titani, ancor meno si può far derivare dalle circostanze umane, che la posizione di Hermes. Essa deriva invece – e con ciò anche le funzioni e il carattere di Hermes entrano in una luce pin netta – dalle circostanze celesti. Prometeo ha una ferita che si rinnova sempre, come quella di Era, la dea lunare. Non è un indebolimento invernale, come quell’altra ferita che, anch’essa, si osserva sul cielo, quando questo appare in intima fusione con la forma umana dell’esistenza: la ferita del sole. La vulneratezza di Prometeo coincide con la posizione del mediatore, con l’esser sospesi in mezzo – caratteristico del messaggero – e della luna – e depone per un essere lunare. Ciò non equivale alla luna astronomica e non esiste una figura che da sola esaurisca la luna, come fonte di possibilità mitologiche. La luna può e ser chiara e oscura, mentre Prometeo appartiene all’oscurità. Lo risana la notte e lo ferisce sempre di nuovo il giorno. Con ciò egli si distingue essenziale mente da Hermes che, quale araldo, è il più lunare degli Olimpici. Anche Hermes è un essere notturno, ma egli appartiene alla luce sorgente del sole e della vita, e non porta le oscurità della vita. Quanto pin ci rendiamo conto dell’affinità tra Prometeo e Hermes, quanto pin chiaramente afferriamo ciò che vi è di comune nella loro situazione e nelle loro funzioni per entro il mondo degli dèi, tanto piu ci accorgiamo di un abisso che si palanca tra questi due esseri lunari, assegnando il messaggero olimpico alla sfera celeste e definendo l’appartenenza del singoIare Titano, « araldo dei Titani », Prometeo, all’umanità. Ciò che è comune tra Hermes e Prometeo, rimane nella sfera di quelle gesta primordiali che, benché non taglino o separino come l’atto primordiale di Kronos, incidono e penetrano in ciò che era cresciuto, aprono ferite in ciò che circonda ed è divino. Ferite, però, che sono inevitabili per l’esistenza umana, supposto che questa ci sia di già, ferite dalle quali scaturisce vita, vita divina che riconnette nuovamente i feritori con quegli dèi che essi, col loro penetrare, hanno turbati ed offesi. L’atto riunificatore era il sacrificio. Questo però è necessariamente preceduto da due delittuosi atti di penetrazione nella compagine organicamente cresciuta di ciò che circonda. Uno di questi atti primordiali delittuosamente penetranti, ma salutari per chi cercava alimento, fu l’ucci ione dell’animale, la cui carne serviva poi al banchetto caro agli dèi e agli uomini. L’altro atto primordiale fu l’acquisto del fuoco, di cui ci è più presente la santità, quella del fuoco sacrificale, che non l’appartenenza a quegli elementi del mondo circondante, che divinamente crescono come la vita degli esseri viventi. Ma è questo carattere divino del fuoco, questa sua divinità comune a tutto ciò che cresce e vive intorno all’uomo e che lo nutre, ciò che determina il carattere di furto o di rapina – il carattere di penetrazione dell’acquisto del fuoco.” Károly Kerényi