Ebbene Anima e Animus s’incontrano simbolicamente in cielo, Anima (Luna) oscura Animus (Sole), ma non c’è da averne paura checché se ne dica e si sia scritto nel passato e nel futuro. E’ un momento in cui i profeti di sventure godono nel ricordare eventi nefasti, ma solo perché proiettano e danno senso agli avvenimenti alla luce della loro vita. La sincronicità insegna che l’evento esterno assume valore sincronistico (anche predittivo o “post-dittivo”) e sensato solo se non lo cerchiamo razionalmente, ma ci appare naturalmente, quindi affermare c’è l’eclisse e capiterà questo o quello è una grandissima fesseria. Il pensiero antico dava la colpa, associava all’eclissi e altri moti del cielo eventi positivi e negativi per giustificare e spiegare la propria impotenza. Per fortuna nell’era moderna le cose sono cambiate e assumono altri valori. A tal proposito, vista l’eclissi, la Luna Nuova, consiglio di rileggere Hillman, magari come forma di meditazione… ooopss, riflessione.

 

[Di Anima] “Si direbbe, anzi, che si riesca a cogliere la sua essenza  solo in contrapposizione a qualcos’altro. Comunemente questa contrapposizione viene identificata come controsessualità; ma noi abbiamo riferito anche di Anima in coppia con l’Io, con l’Ombra, con la Persona, con il Sé. Di tutte le coppie e gli accoppiamenti, tuttavia, quello che predomina è l’abbinamento di Anima con Animus, che Jung chiama sizigia.199 «Perciò, chiunque non conosca l’importanza … del motivo della sizigia … non può avere la pretesa di dire alcunché circa il concetto di Anima» […]

A questo punto possiamo riandare a tutte le altre giustapposizioni (per esempio, multipersonalità e unipersonalità al capitolo IX, coscienza animica e coscienza egoica al capitolo V, controsessualità al capitolo I) considerandole come conseguenze

ineluttabili, letteralizzazioni, quasi, della sizigia. Possiamo capire, ora, perché sulla nostra indagine si sia fin dall’inizio proiettata l’ombra di una prospettiva che vede sempre l’Anima attraverso un suo contrario: la prospettiva archetipica della sizigia percepirà sempre gli eventi per abbinamenti compensatorii. Ed è inevitabile, giacché, nel «regno delle sizigie», «l’Uno non è mai separato dall’Altro» (CW, IX, I, par. 194 [Opere, IX, I, p. 105]). Se Anima appartiene archetipicamente a questo abbinamento, noi non possiamo «avere la pretesa di dire alcunché circa il concetto di Anima» senza parlare contemporaneamente anche di Animus.

Sul piano fenomenico, Anima non può mai apparire da sola, senza di lui.200 Avere a che fare con Anima vuol dire avere simultaneamente a che fare, in un modo o nell’altro, con Animus.