In queste brani tratti dal Libro Rosso di C. G. Jung ritrovo alcuni concetti utili per aiutare a comprendere come l’interpretazione astrologica o qualsiasi altra tecnica che metta in relazione il soggetto con le profondità di se stesso debba passare attraverso il linguaggio metaforico, mitologico che permette lo scontro tra razionale e irrazionale, non alla ricerca di un vincitore ma della fusione di entrambi effettuata dal terzo, ovvero dalla coscienza del soggetto.
“Il senso superiore è tuttavia il sentiero, la via e il ponte verso ciò che ha da venire. Questo è il Dio che deve ancora venire. Non è il Dio stesso che verrà, bensì la sua immagine, che appare nel senso superiore. Dio è un’immagine, e coloro che lo adorano devono adorarlo nell’immagine del senso superiore.”
Nella divisione fra spirito del tempo (Materia) e spirito del profondo (Psiche) nasce la frammentazione, la sofferenza della coscienza che deve cercare l’approdo non in uno o nell’altro, ma nello spirito superiore che è la sintesi di entrambi. Lo spirito superiore è comunicabile, comprensibile solo attraverso le immagini.
“Gli altri dèi sono morti perché erano nel tempo, ma il senso superiore non muore mai, si trasforma in senso e poi in controsenso, e dalle fiamme e dal sangue dello scontro tra i due si leva il senso superiore, di nuovo ringiovanito.”
Quando cerchiamo di definire e proiettare nel tempo fisico, nel pensiero scientifico e razionale gli dèi, le divinità, i pianeti, essi muoiono. E’ nella sintesi del senso superiore, nell’immagine che appare in ognuno di noi, la loro comprensione.
“Lo spirito del profondo però mi parlò e disse: «Capire una cosa è un ponte e una possibilità di ritornare in carreggiata, mentre invece spiegare una cosa è arbitrio e a volte persino assassinio. Hai contato quanti assassini ci sono tra i dotti?».
Spiegare qualcosa di utile per la coscienza non è possibile secondo Jung soltanto attarverso il linguaggio scientifico e razionale, ma deve avvenire per il tramite le immagini.
“Il mio linguaggio è imperfetto. Parlo per immagini non perché io voglia essere brillante nella scelta delle parole, ma per l’incapacità di trovare quelle parole. Non posso infatti esprimere in altro modo le parole che emergono dal profondo.”