Traslando il simbolismo del Leone al segno zodiacale e alla luce delle riflessioni di M-L. von Franz addentriamoci in alcuni significati connaturati al segno. Bisogna poi pensare a come unire i pianeti, le case che si trovano in relazione con esso, ma non soltanto il Sole.
Il Leone è resurrezione, si volta verso la more e la vita, guarda le porte di Ade, è un segno fisso come lo Scorpione, la casa di Ade. La croce dei segni fissi condensa le energie iniziali che devono esplodere nell’atto creativo e procreativo: il Toro accoglie, il Leone di distribuisce parte di sè per essere immortale, lo Scorpione pone la morte di fronte alla vita, inevitabile, ma necessaria a dare un senso all’azione creatrice, l’Acquario mostra l’universalità del creato.
L’io, la coscienza, l’ascendente deve contrapporsi all’inflazione leonina, quando ci sono pianeti o elementi zodiacali in tale segno che tende a farne straripare il simbolismo.
Quando il Leone non ottiene subito quello che desidera può esagerare nel modo di porsi verso se stesso e verso l’esterno.
“Ancora una volta ci troviamo in una situazione simile. Infatti, la morte
del vecchio Re e il tempo del dominio del leone, che rappresenta gli
impulsi di potere e di prestigio, è una situazione archetipica eternamente
ricorrente nella vita umana. Questo è anche il motivo per cui, sotto
i troni, sono di solito raffigurati dei leoni o alcuni sovrani, come il Negus
d’Etiopia, portavano l’appellativo di “Leone di Giuda’’.
Il leone non è solo negativo, perché ha due teste. Secondo la tradizione egizia, egli guarda con una testa verso la morte e con l’altra verso
il rinnovamento, costituendo cosi un antico simbolo di risurrezione. Esso
rappresenta la calura estiva, il solstizio d’estate secondo l’astrologia, la
luce, la passione e il rinnovamento. Ma come fa osservare Jung in Myste-
rium coniunctionis, il leone rappresenta talora, oltre al potere, anche l’im-
pulso sessuale. Si può dire che esso simboleggi ogni sorta di pulsione
calda e passionale relativa sia al potere sia al sesso. Jung adduce molti esempi, e specialmente quello del leone verde, associato nell’alchimia
a Venere e simboleggiante la pulsione e il desiderio sessuale. Ma dovun-
que compare il leone si può essere certi che la personalità si confronta
con impulsi, desideri, affetti e passioni più forti dell’io.
Il leone può anche simboleggiare l’ira. Ricordo che una paziente,
la quale provava una collera irrefrenabile contro un componente della
sua famiglia, sognò di vedersi costretta a usare tutte le sue forze per
tener a bada un leone, che cercava di irrompere nella stanza. In questo
caso il potere e il sesso non c’entravano per nulla; si trattava semplice-
mente di un terribile affetto animale. Come re degli animali, il leone
si adatta a rappresentare una pulsione molto forte del genere. Se qual-
cuno perde il proprio punto di riferimento religioso, allora si disintegra
psicologicamente e diventa parzialmente preda di affetti, come il sesso
e il potere, e di altri impulsi e desideri. In questo momento di interre-
gno, in cui l’ideale o simbolo dominante è morto e si aggirano serpenti
e leoni, la persona può essere attanagliata dal desiderio più inconteni-
bile e sfrenato. Eppure il leone allude anche a una vitalità esuberante
e, nel caso di un malato, talvolta ci rallegriamo se manifesta qualche
ambizione o pulsione sessuale o affetto, perché ciò vuol dire che vi sono
speranze di ripresa e di vita.
Spesso dietro stati depressivi, passivi e paralizzanti, si aggira ruggendo
un siffatto leone. I pazienti si bloccano; prendono le loro pastigliette
e non c’è più nulla per loro che abbia senso. Avete un bell’offrirgli tale
o talaltra cosa; essi volgono disgustati la testa dall’altra, in preda a una
profonda depressione, e spesso si intuisce che desiderano ardentemente
qualcosa, senza poterlo ammettere neppure di fronte a sé stessi. Pen-
sano che il loro desiderio sia pazzesco e quindi lo rimuovono: è chiaro,
quindi, che ogni altra cosa non ha più senso. Dai sogni, però, si può
di solito scoprire ciò che tanto pazzamente desiderano; e allora è possi-
bile che la malinconia profonda si tramuti in furia travolgente di passione.
Dal punto di vista clinico è rischioso liberare di colpo tale depres-
sione profonda, perché questo è il momento in cui il paziente potrebbe
suicidarsi. Infatti, se l’emozione e il desiderio di vita emergono senza
poter essere subito soddisfatti, si può anche giungere al suicidio. Prima
il desiderio non era neppure ammesso a livello cosciente; ma quando
viene ammesso ed è frustrato — quando il leone non ottiene subito ciò
che desidera — la persona può togliersi la vita. E, dunque, molto peri-
coloso far uscire questo leone fuori dalla sua gabbia nera, dal suo stato di mummificazione. Ma se si riesce a superare la crisi, il paziente ha
tutta la vita che prima gli mancava. Vi è una forte pulsione di vita e
si ha qualcosa su cui lavorare; vi è una personalità vivente che desidera
qualcosa e vi si dirige con passione. Resta però il problema di come
integrare il leone e far si che non distrugga tutto: l’addomesticamento
del leone è la tappa successiva sulla via della trasformazione. Questa
è la ragione per cui gli alchimisti affermavano che “quando compare
il leone si deve prendere la spada e mozzargli le zampe’’, per impedirgli
di afferrare e artigliare ogni cosa: esso va addomesticato e soggiogato.
Questo è ciò che il leone a un dipresso simboleggia da un punto di
vista psicologico. Si potrebbe comunque dire che, ovunque si trovi l’acqua
di vita, quivi si trova il leone a far da guardia; ovunque c’è una perla,
si trova anche il drago; ovunque c’è un tesoro, c’è anche un serpente
arrotolato attorno ad esso. Non ci si può avvicinare al Sé e scoprire
il significato della vita, senza trovarsi a camminare inevitabilmente su
una lama di rasoio (il ponte della spada di molti racconti medioevali)
col rischio di cadere nella concupiscenza, nelle tenebre e nell’aspetto
oscuro della personalità. Non si sa nemmeno bene se non sia talvolta
necessario precipitare in esso, per renderne possibile l’integrazione. Pro-
prio per questo alcuni non vedono di buon occhio gli analisti. Sovente,
infatti, dopo un’analisi il ragazzo santerello e la donnetta arrendevole
diventano a casa loro individui assolutamente insopportabili. Per qual
motivo.^ Perché si trasformano temporaneamente in tanti leoni e ser-
penti. Essi desiderano delle cose e le arraffano, fanno delle scenate e
ne combinano di cotte e di crude, sicché gli altri dicono: “Ecco cosa
capita a fare l’analisi!’’ Ebbene, la vita non può continuare se prima
non è scesa in basso. Non c’è nuovo Re, se prima questi non è giaciuto
sul letto del leone e, per un giorno, non si è disintegrato. Le persone
che hanno desideri passionali e non li amméttono di fronte a sé stessi,
comportandosi senz’eccezione in modo conformista e irreprensibile,
rischiano la nevrosi.
Il leone va dunque liberato ma, poiché può diventare pericoloso,
bisogna mozzargli le zampe. Il leone è la pulsione terribile da affrontare
comunque e sperimentare ai fini della sua integrazione. Nella nostra
fiaba, il bambino deve attingere lestamente l’acqua di vita mentre il leone
dorme con gli occhi aperti, e sottrarsi al confronto col minaccioso animale.” M-L. von Franz, L’individuazione nella fiaba