Il racconto del segno del mese a cura di Domizia Moramarco.
I pianeti descrivono situazioni simboliche che possono diventare realtà concreta, vissuta. In un racconto intriso dei passaggi planetari del mese possiamo creare una storia immaginata che ne tenga conto. Il brano che segue è diretto al segno dell’Acquario, e ai transiti che lo vedono protagonista in febbraio, come se fosse un oroscopo segno solare. Gli Acquario sono invitati a leggere il brano e coglierne eventuali significati simbolici che risuonano nella propria vita come: progetti da pianificare, rapporti di amicizia nati all’improvviso, azioni non meditate, qualsiasi immagine appaia alla coscienza durante la lettura. Se poi non siete dell’Acquario, non è un problema, vivete l’esperienza di lettura e immaginatela come se vi appartenesse.
Il viaggio di Giada di Domizia Moramarco
I treni sfrecciano veloci sulle rotaie della stazione deserta. Un’eco di ferraglia che stride si disperde nell’aria tersa del mattino appena accennato, che già promette luce tutto il giorno.
Una valigia distrattamente poggiata alla panchina di marmo lucido, antistante il binario, traballa al passaggio rapido di un treno. È semivuota, probabilmente, per ondeggiare a quella maniera. Forse la persona a cui appartiene non ha avuto il tempo di riempirla, forse la voglia di partire è stata così immediata da far arraffare l’essenziale.
Una nuvola di fumo di sigaretta circonda il viso della proprietaria della valigia, che cammina nervosamente attorno alla panchina. Indossa un bizzarro cappello lavorato all’uncinetto, dai colori in forte contrasto tra loro. Anche il cappotto ha un taglio eccentrico, dagli orli asimmetrici e di un verde intenso. La sua espressione è vagamente concentrata, sembra più persa nei suoi pensieri che ancorata a un preciso obiettivo.
L’altoparlante annuncia l’arrivo del treno sul binario e la donna si ridesta dal suo torpore. Spegne la sigaretta di sobbalzo, lanciandola per aria, poi afferra la valigia con una presa talmente decisa, che quasi perde l’equilibrio per quanto è leggera. Il treno sta per fermarsi e la donna si guarda improvvisamente intorno. Ruota la testa prima a destra, poi a sinistra, subito dopo si gira su se stessa. Sul suo viso si disegna un’espressione di irritazione, ma passa in un baleno quando il fischio comunica che le porte del treno stanno per chiudersi.
La donna è salita sul treno e il tepore dell’aria le provoca un’insolita sensazione di protezione, ma subito dopo un guizzo di preoccupazione cancella quella sicurezza.
“Ci sarà un controllore su questo treno? Dov’è?” comincia a blaterare avanzando tra i sedili e deponendo il bagaglio davanti alle sue ginocchia, una volta sedutasi. C’è poco spazio tra un sedile e l’altro e i passeggeri si scostano infastiditi.
“Mi scusi…” Riprende.
L’uomo di fronte con la mano fa un cenno a indicare che non importa, ma la mano si ferma a mezz’aria quando sente: “Sa mica dov’è il controllore? Ho dimenticato di obliterare il biglietto e voglio informarlo. Sa, questa mattina non avevo intenzione di partire, ma poi l’idea di restare in casa, da sola, tutto il giorno…”
Parla velocemente la donna e il tono diventa sempre più alto al punto che alcuni passeggeri cominciano a innervosirsi.
“Salve, saprebbe indicarmi cortesemente la cabina del capotreno?” chiede con insistenza rivolgendosi al viaggiatore alle sue spalle. È di nuovo in piedi e con lo sguardo interrogativo aspetta che qualcuno le risponda.
“Passa dopo ogni fermata, vedrà che arriva.” La voce giunge da un paio di sedili più avanti e la donna riprende il suo bagaglio e si sposta. Notato il posto libero, si accomoda accanto alla ragazza che ha appena parlato.
“Grazie, allora lo aspetto qui. Sempre che a lei non dispiaccia. Che maleducata, mi chiamo Giada, come la pietra” e tende la mano. La ragazza, allora, non può fare a meno di rispondere a quella inaspettata presentazione.
“Salve, Angela.”
“Bel nome! Come la mia nonna, una donna di altri tempi sa, pacata, non si lamentava mai e sorrideva a tutti. Trasmetteva stabilità, come i suoi fianchi ampi, sui quali teneva poggiati noi nipoti mentre svolgeva le faccende domestiche. Per fortuna oggi noi donne non badiamo solo a quello.”
Angela strabuzza gli occhi, ma non fa in tempo a richiuderli, che la voce di Giada la assale nuovamente.
“Ritengo che mia madre abbia scelto davvero un bel nome. Lei crede nel potere delle pietre?”
“Non saprei…”
“Ogni pietra ha un significato. Nell’antica Cina si pensava che la giada scacciasse gli spiriti maligni e le attribuivano un significato di ricchezza. In termini spirituali, diciamo così, questa pietra indica numerose virtù, quali la fedeltà, la sincerità e… l’educazione.”
A quell’ultima parola Angela non riesce a trattenere una smorfia.
“E poi la giada ha il potere di calmare, di veicolare al meglio le emozioni” continua, adesso sospirando. D’improvviso si perde nei suoi pensieri e Angela pensa bene di riappisolarsi.
Giada si è messa comoda, affondando le spalle nel morbido schienale di pelle. Ha comprato un biglietto di prima classe, in fondo è domenica e la domenica, si sa, bisogna rilassarsi. Non ha preso contatti con pensioni, ma ha pensato bene che appena giungerà a destinazione potrà visionarne un paio, di solito fuori dalle stazioni ci sono sempre hotel, di sicuro troverà un letto libero per una notte. Sì, si prenderà un giorno per pensare e decidere, di sicuro lontano da casa ci riuscirà.
La borsa che tiene stretta sulle gambe ha un rapido sussulto. È il cellulare che vibra. Strattona la cerniera che sembra essersi incastrata, poi finalmente riesce ad afferrare il telefono. Legge il nome dell’interlocutore e lo lascia scivolare nuovamente nella borsa, dove dopo alcuni secondi smette di vibrare.
Angela ha aperto gli occhi e si ritrova lo sguardo di Giada puntato addosso.
“Lei è fidanzata, Angela?”
“No.” Risponde la ragazza imbarazzata.
“Oh non abbia fretta di trovare l’uomo della sua vita. Prima cerchi di capire cosa vuole farne della sua vita.”
Angela mugugna, forse è indispettita.
“L’amore è una cosa meravigliosa, certo, ma prima bisogna capire cosa si vuole veramente. Certo non è facile stabilire le priorità nella vita. Veda me, ad esempio, sono qui su questo treno e fino all’altra notte non era nelle mie intenzioni prenderne uno.”
“E poi cosa è cambiato?” chiede Angela d’impulso.
“Poi ho avuto un’idea, o meglio ho preso una decisione.”
Angela la guarda con espressione interrogativa.
“Ho capito che dovevo incontrare una persona. Su, Angela non mi guardi così, non le è mai capitato di dover scegliere fra due uomini? Allontanarsi serve proprio a capire se quella che pensiamo sia la persona adatta a noi lo è sul serio.”
“No.”
“Peccato. È un’esperienza stimolante. Stare sempre appiccicati ti fa perdere di vista la tua persona.”
“Mi riferivo al fatto che non credo che gli allontanamenti servano a chiarire le idee.”
Questa volta è Giada a restare senza parole.
“Io penso, Giada, che quando hai accanto la persona che dici di amare lo sai già se è quella giusta.”
Giada emette un sospiro, poi si mette a riflettere. Nel frattempo il controllore comincia il suo giro di verifica dei biglietti. Dà il buongiorno, chiede cortesemente ai viaggiatori di mostrare il biglietto, legge, verifica e poi saluta ancora. Quando giunge dinanzi a Giada, questa assorta ancora nei suoi pensieri lo osserva alcuni secondi prima di rendersi conto che il suo biglietto è finito in fondo alla borsa. Comincia a cercarlo tirando fuori tutti gli accessori che ha gettato poche ore prima alla rinfusa. Il cellulare riprende a vibrare, ma anche questa volta non risponde.
“Il biglietto ce l’ho” comincia a dire lanciando uno sguardo deciso al controllore, “ho solo dimenticato di obliterarlo e infatti appena salita la cercavo per dirglielo… Ah eccolo qui!” Esclama poi porgendo trionfante il biglietto all’uomo che le sta di fronte.
“Purtroppo devo imputarle 30 euro di multa, signora. È necessario obliterare prima di salire a bordo.”
“Me ne sono completamente dimenticata, sono partita talmente all’improvviso questa mattina…”.
Giada estrae il portafoglio e paga. Il controllore incassa l’importo e saluta educatamente.
“C’era da aspettarselo. Ogni decisione comporta una rinuncia” sogghigna con ironia “così adesso sono indecisa e anche a corto di denaro.”
“Se le servono soldi, Giada, posso prestargliene un po’.”
“Sei gentile Angela, ma ce la farò. E poi sai, da poco mi è stata offerta una occasione di collaborazione da parte di una conoscenza di vecchia data. Anni fa scrivevo per un quotidiano. Gestivo una rubrica di arte e spettacolo. All’epoca le redazioni potevano permettersi rimborsi per i corrispondenti ed ero sempre in giro per musei e teatri. Davvero bei tempi, quelli.”
“E poi perché ha smesso?”
“Perché le cose sono cambiate in redazione, le vendite sono calate e le richieste non soddisfacevano più i miei interessi. D’altronde lo vede anche lei che ormai le notizie hanno perso il loro perché, conta lo scandalo, quanto vengono gonfiate e non più il piacere di affidare al lettore una notizia scritta bene.”
“E quindi adesso riprenderà a scrivere?”
“Mi è stato proposto di scrivere una biografia da ghostwriter.”
“Wow!”
“Non ho espresso tanta meraviglia appena me l’hanno chiesto, però in queste ultime ore ci sto pensando spesso.”
Giada è di nuovo assalita dai turbamenti. Il suo sguardo è apparentemente distratto dal panorama fuori dal finestrino. Le montagne si stagliano contro il cielo riflettendosi sul lago, come il viso di Giada sul vetro. I suoi occhi hanno un leggero tremolio che illumina d’improvviso il suo sguardo.
“Sa cosa le dico Angela, che forse due uomini in questo momento della mia vita sono anche troppi. Forse questo viaggio, da sola, è solo l’inizio di un nuovo viaggio per me. Ho perso troppo tempo a voler decidere quale fra i due facesse per me, che non mi sono chiesta cosa volessi io per me. Credo davvero che sia giunto il momento di valutare la proposta della mia conoscente e tentare questo nuovo investimento su me stessa.”
Il treno si ferma. Giada decide di scendere, anche se forse quella non è la meta per cui ha pagato. Prende il bagaglio, questa volta senza rischiare di cadere e saluta Angela.
“Le va, Giada, di scambiarci i numeri di cellulare? Per tenere i contatti e poi magari mi aggiorna sulla biografia.”
“Volentieri, Angela e cominciamo a darci del tu.”