Sorrido quando, semplicisticamente, leggo che l’astrologia utilizzerebbe soltanto 12 archetipi, 12 segni, 10/12 pianeti per descrivere la personalità attraverso il tema natale.

In questo modo di fare tipicamente pragmatistico, semplicistico della cultura d’oltre oceano il lettore, il fruitore cerca la semplificazione di una realtà che è complessa. NON funziona così!

L’Astrologia non si risolve in 4 regole in croce x (per) 3 che fa 12 (Segni), ma è simbolica, dotata di immagini, di archetipi che per definizione sono “infinite possibilità di manifestazione del reale”.

Scrivevo un po’ di tempo fa che l’Astrologia è un sistema epistemologico complesso. h

E’ corretto che si debba partire da un’immagine, da un simbolo per discutere di questo, ma spesso s’identifica in esso un’unica possibilità espressiva. L’archetipo dell’Orfano è in relazione con il tal Segno, quello del viaggiatore con il talaltro.

A scopo educativo e di spiegazione è corretto, ma affermare che siamo definiti da un solo simbolo, da un solo archetipo è ridicolo.

Il nostro è un divenire archetipico processuale, sono gli archetipi della trasformazione, possiamo passare da comportamenti Ariete a Pesci nel nostro vissuto personale, pur non appartenendo a nessuno dei due segni descritti, o avendo pianeti o case né nell’uno né nell’altro Segno.

Jung a proposito dei processi archetipici, della loro inafferabilità, complessità ne “Gli archetipi dell’inconscio collettivo” scrive:

 

Nel corso di questo processo, gli archetipi si manifestano infatti come personalità che agiscono nei sogni e nelle fantasie. Ma il processo in quanto tale è rappresentato da un altro tipo di archetipi, che si potrebbero genericamente chiamare “archetipi della trasformazione”. Questi ultimi non sono individualità, ma piuttosto situazioni, luoghi, modi e mezzi tipici che simboleggiano la specie di trasformazione di cui si tratta. Come le personalità, anche questi archetipi sono veri e propri simboli che non possono essere interpretati esaurientemente né come σημεῖα (segni) né come allegorie. Sono simboli autentici proprio in quanto sono plurivoci, carichi di allusioni, insomma inesauribili. I princìpi basilari dell’inconscio, le ἀϱχαί, nonostante siano riconoscibili, sono, per la loro ricchezza di riferimenti, indescrivibili. Naturalmente il giudizio intellettuale si sforza sempre di accertarne l’univocità, e perciò non afferra il punto essenziale, perché quel che si riesce a stabilire anzitutto, come unica cosa corrispondente alla loro natura, è la loro plurivocità, la loro quasi incalcolabile pienezza di riferimenti che rende impossibile ogni univoca formulazione. Inoltre essi sono, in linea di principio, paradossali, come lo spirito è, per gli alchimisti, simul senex et iuvenis (vecchio e giovane insieme).