Questo è il primo dei capitoli del nuovo libro che sto scrivendo che mette in relazione le crisi di panico e il tema natale, partendo dalle radici del mito.
Per discutere di una divinità che nasce in una specifica area geografica e le cui radici risalgono alla notte dei tempi, come Pan l’Arcadico, diventa importante analizzare le caratteristiche del luogo, l’anima del luogo, per utilizzare un’espressione hillmaniana. Cominciamo con il capire dove si trovava l’Arcadia e come vivevano quegli uomini. L’Arcadia è la terra del dio delle greggi e della caccia; il luogo “normale” di Pan sembra essere una regione in cui l’economia della pastorizia è particolarmente sviluppata e la caccia è più importante che altrove in Grecia. Qui, Pan si colloca accanto alle divinità legate ad altri aspetti della pastorizia: Poseidone Hippios, Hermes e Apollo, oltre ad Artemide, dea della caccia.
Quando i Greci parlano delle origini arcadiche di Pan, quando affermano che gli Arcadi lo onorano tra le divinità più grandi e lo definiscono sovrano dell’Arcadia, ciò non significa solo che, secondo il mito, il nome e il culto di Pan si sono diffusi nel resto della Grecia a partire da una regione ben nota; implica anche una certa affinità tra i poteri di Pan e tutto ciò che questa regione rappresentava per i Greci. L’Arcadia, inoltre, compare più volte nelle opere di Teocrito e Callimaco. L’accuratezza di questi alessandrini permise loro di precisare alcuni dettagli etnografici relativi alla patria del dio con la siringa; tuttavia, si astennero dal collocare le loro scene bucoliche in questa regione. Essi rimasero piuttosto fedeli a un’altra tradizione, quella greca, secondo la quale l’Arcadia, lungi dall’essere un luogo idilliaco, è una terra arida e proibita, abitata da primitivi rudi e quasi selvaggi, un luogo in cui la musica ha soprattutto la funzione di addolcire i modi rozzi.
La popolazione era conosciuta come “proselenoi”, che tradotto letteralmente significa “coloro che precedono la luna”; questa parola fu introdotta da Ippis di Reggio, uno storico del V secolo a.C. I “preseleniani” suscitarono anche la curiosità degli eruditi. Aristotele ha prodotto una prima esegesi nel suo “CPnoiriiriin o/ Trgrs”. Egli spiega che i primi abitanti del paese erano barbari: gli Arcadi li scacciarono con un attacco sferrato prima del sorgere della luna. Si è talvolta pensato che Aristotele si riferisca qui a un mito, di cui non rimane traccia altrove, secondo il quale gli Arcadi dovevano la loro vittoria e la conquista del loro Paese a un inganno: avevano sferrato un attacco a sorpresa, approfittando di una notte senza luna. Tuttavia, questa spiegazione non convince gli storici successivi né nel XVIII secolo né nella modernità.
Ovidio e Stazio, invece, confermano, basandosi sulle loro fonti greche, che gli Arcadi fossero un popolo più antico di quanto si pensasse e che la loro terra, oltre ad aver dato i natali a Zeus e alla costellazione dell’Orsa Maggiore, fosse anche la terra in cui era nata Selene, divinità della Luna. Quindi, questa popolazione era nata prima del mito della Luna stessa, prima di Selene. Pan e Selene abitavano la stessa terra e, come vedremo, esiste addirittura un racconto che li vede entrambi protagonisti di una storia d’amore.
Risalendo a quei tempi precedenti alla “nascita della Luna”, ritroviamo gli Arcadi come la popolazione che allora aveva il nome di abitanti della terra di Apis (apidanidi), in stretta relazione anche con l’Egitto. Pan in altri racconti si rifugerà in Egitto durante la guerra fra gli dei dell’Olimpo e i titani. C’è anche un altro personaggio mitologico chiamato Foroneo, si dice abbia creato i primi uomini sulla terra, che appunto erano loro, gli Arcadi. Un’altra narrazione sulla nascita di questo popola ce la fornisce il poeta Licofrone il quale ci riporta nel passato immemorabile quando evoca gli Arcadi “nati dalla quercia”, mangiatori di ghiande e più antichi della luna. Le ninfe che vivevano nelle querce erano chiamate Driadi e si narra ancora che gli Arcadi fossero figli di Dryops, a sua volta nato da Lycaone e Dia. Driope sarà il nome di una delle madri di Pan, anch’essa ninfa dei boschi. Driope e Driadi hanno la medesima radice “Drys”, che significa “albero” in greco antico, una lingua parlata in Grecia e in altre parti del mondo mediterraneo dal IX secolo a.C. fino alla fine dell’antichità. La radice “drys” si trova in molte parole greche associate alla natura, tra cui “dendron”, che significa “albero” e “dendrites”, che significa “ramificazione”. Anche in greco moderno, la parola “dendro” è ancora utilizzata per riferirsi agli alberi e alle piante. Le driadi, invece, erano creature mitologiche femminili che rappresentavano lo spirito degli alberi e della foresta. A differenza delle ninfe melie, che rappresentavano la linfa degli alberi, le driadi erano considerate l’incarnazione fisica dell’albero stesso. Si credeva che ogni albero avesse la sua propria driade, che proteggeva l’albero e la foresta circostante. In alcune leggende, si diceva che le driadi morissero insieme ai loro alberi. Troviamo anche dei collegamenti con il popolo dei Driopi che furono cacciati da Ercole dal Parnaso e si unirono con i precedenti Arcadi, nati dalla terra. I Driopi erano briganti e fuori legge e il loro entrare a far parte dei proselenoi aggiunse a questa popolazione l’idea di sregolatezza, e rabbia che si avvicinano alle figure della mitologia arcadica come i Licaonei (uomini lupo) che si nascondevano nella notte ed erano in relazione con la luna. Ma uno degli epiteti di Apollo era Lykeios, ovvero lupo, dunque come possono essere messi in relazione gli Arcadi, Pan, Apollo che invece è la divinità del Sole?
La relazione tra gli Arcadi, Pan, Apollo e le loro divinità associate può essere compresa attraverso l’analisi delle loro mitologie e delle loro interazioni culturali. L’Arcadia era una regione montuosa e remota del Peloponneso, con una popolazione che viveva principalmente di pastorizia e caccia, inoltre Artemide era come Selene la divinità della Luna, sorella di Apollo.
Pan è il dio delle greggi, della caccia e della natura selvaggia, e la sua figura incarna lo spirito della vita rurale arcadica. Anche se Pan è spesso associato alla luna e all’oscurità, la sua connessione con Apollo, il dio del sole, può essere spiegata attraverso il loro comune interesse per la natura e la pastorizia. Apollo, infatti, era anche considerato il protettore del bestiame e degli armenti. Inoltre, Apollo e Pan condividevano un’associazione con la musica: Apollo suonava la lira, mentre Pan suonava la siringa, entrambi strumenti musicali simbolici della cultura greca antica.
Le figure mitologiche degli Arcadi, come i Licaonei (uomini lupo) e le driadi (ninfe degli alberi), rappresentano il carattere selvaggio e primordiale della regione e della sua popolazione. Questo lato oscuro e selvaggio della natura umana può essere visto come un’estensione delle divinità legate alla luna, come Selene, ma anche come parte integrante del carattere degli dei legati alla terra e alla vita rurale.
La complessità e la varietà delle divinità e delle leggende associate all’Arcadia riflettono la ricchezza della cultura e della mitologia greca antica. Gli dei e gli eroi mitologici interagiscono e si influenzano a vicenda, creando un intricato tessuto di storie e simbolismi che si intrecciano tra di loro. In questo contesto, gli Arcadi, Pan, Apollo e le altre divinità legate all’Arcadia rappresentano diversi aspetti della vita rurale e della relazione tra l’uomo e la natura, così come la continua interazione tra luce e oscurità, ordine e caos, civiltà e selvatichezza. Alcuni autori considerano “preseleniano” l’equivalente di ciò che precede l’osservazione umana delle fasi lunari. Si suppone che tale osservazione sia stata “inventata” da figure mitiche spesso legate all’Arcadia: Endimione, Atlante o addirittura Pan. Quest’ultimo, definito “re dell’Arcadia”, si presenta a noi come il primo astrologo, inventore del calcolatore (ha definito l’anno, i mesi e gli equinozi). Si tratta probabilmente di uno sviluppo allegorico e cu-meristico del mito della sua storia d’amore con la luna. Ma questo sviluppo segnala qualcos’altro: poiché la funzione principale della luna era quella di misurare il tempo, “preseleniano” venne a significare il tempo che sta prima di ogni senso del tempo. Gli Arcadi erano uomini legati alla loro terra che non hanno vissuto il flusso migratorio né attivo né passivo se non da parte dei preseleniani, sono quindi profondamente legati alla loro terra. Con il trascorrere del tempo si sentì la necessità da parte degli Arcadi ,a causa delle vicissitudini politiche e sociali dell’antica grecia, delle guerre di conquista, di creare un mito delle origini che pian piano prese forma, loro erano lì prima della luna, nati dalla terra e dagli alberi, prima di chiunque altro, rappresenta la necessità di stare nel proprio territorio e di non essere cacciati, quindi la necessità di controllo. L’Arcadia era una terra secca e sterile, senza accesso al mare, vi era la durezza della vita e del dover riuscire a vivere e far germogliare, ma dall’altro lato vi erano la caccia e la pastorizia che offrivano grande ristoro. I pastori e i cacciatori durante le tempeste si riparavano nelle grotte e proprio queste erano riferite a Pan, il quale non aveva templi costruiti dagli uomini in Arcadia, ma solo edifici naturali, grotte, boschi e così via. La grotta non è la casa di Pan ma è un riparo temporaneo, un rintanarsi per poi ritornare, ricominciare, nella grotta ci si protegge e come tornare nel grembo della madre, della terra può essere intesa anche come una regressione. Le grotte sacre a Pan e i templi che furono costruiti non erano in Arcadia lì dove era nato, ma erano in Grecia in altre parti lontane, questo perché nella sua terra natìa il dio era ovunque, mentre altrove aveva bisogno dei suoi spazi, dei suoi ripari. Pan è una divinità che fa da mediatore con Demetra quando a causa dello stupro subito da Poseidone si ritira in una grotta e non si prende più cura dei frutti della terra scatenando la siccità. Allora Pan informa Zeus dello stato di Demetra e invia le Moire a convincerla di non andare avanti nella sua disperazione e nella sua assenza poiché la carestia stava distruggendo tutto. L’antica statua di culto collocata nella grotta (uno xoanon di legno, da tempo distrutto ai tempi di Pausania ma ancora ricordato nella tradizione) raffigurava esattamente ciò che Pan aveva visto: Demetra arrabbiata e addolorata, seduta su una roccia della grotta, vestita con una tunica che le scendeva fino ai piedi. Aveva il corpo di una donna, ma la testa e la criniera di una giumenta; dalla sua testa uscivano serpenti e altre creature. Teneva un delfino in una mano e una colomba nell’altra “. La grotta in cui trova Demetra è un luogo di digiuno e di dolore, uno spazio sterile e negativo, fuori dalla vista degli uomini. Il ruolo di Pan nella crisi è quello di ristabilire la comunicazione interrotta tra Zeus (garante dell’equilibrio culturale e cosmico) e la divinità incaricata di nutrire l’umanità. Demetra, nascosta nel territorio del cacciatore, condanna la terra agricola alla sterilità assoluta. Come conseguenza del suo ritiro, l’uomo viene respinto verso la barbarie e diventa nuovamente nomade e carnivoro. Pan è il mediatore ideale proprio perché si trova a suo agio nello spazio del suo nascondiglio, poiché questo spazio fa parte del territorio in cui caccia. Interviene per sfrattarla da un luogo in cui, dal punto di vista della sua funzione, non ha nulla da fare.
In Arcadia troviamo altre quattro storie utili a indagare i significati psicologici di Pan in relazione a Zeus, dio supremo dell’Olimpo, Arcas, figlio semidio di Zeus e Callisto e Licaone, re mortale dell’Arcadia. Le connessioni familiari tra queste figure mitologiche sono un altro aspetto degno di nota. Zeus è il padre di Arcas, frutto della sua relazione con la ninfa Callisto. Licaone, nonostante la sua natura mortale, è strettamente legato al divino attraverso il suo ruolo di nonno di Arcas, avendo come discendente Nyctimus. Nyctimus è un personaggio della mitologia greca, uno dei figli di Licaone e fratello di Callisto. Quando Licaone sfidò gli dèi, servendo loro carne umana durante un banchetto, Zeus si infuriò e trasformò Licaone in un lupo. Allo stesso tempo, Zeus uccise tutti i figli di Licaone, ad eccezione di Nyctimus, che fu risparmiato grazie all’intervento della dea Gea. Nyctimus divenne quindi il successore di Licaone sul trono dell’Arcadia. Sulla nascita di Pan ci sono diverse storie.
Eschilo credeva in due dei Pan: il primo era figlio di Zeus e della ninfa Kallisto e gemello di Arcas, antenato eponimo degli Arcadi; il secondo era figlio di Cronos, e quindi evidentemente contemporaneo di Zeus. In un poema attribuito a Epimenide a volte è visto come il figlio di Cronos innamorato della nutrice cretese di Zeus, la capra Amaltea. Questo secondo Pan appare come la fonte di quella paura “panica” che aiutò gli dei nella loro guerra contro i Titani. La genealogia di questo secondo Pan, che fosse figlio di Crono, come dice Eschilo, o della capra che allattò Zeus, come dice Epimenide, evidentemente in queste fonti obbedisce a uno schema mitico, noto anche in Arcadia, secondo cui Pan era contemporaneamente fratellastro e fratello adottivo di Zeus. Oltre a quanto raccontato un altro tema ricorrente nelle storie di Zeus, Arcas e Pan è la loro nascita o crescita in luoghi segreti o nascosti. Zeus, figlio di Crono e Rea, viene nascosto nella grotta di Dikte o Ida in Creta per sfuggire al destino di essere divorato dal padre. Arcas, nato dall’unione tra Zeus e Callisto, viene allevato dalla nonna Maia in una grotta dopo che la madre viene trasformata in orsa da Era o Artemide. Pan, infine, viene cresciuto dalle ninfe nella campagna arcadica, lontano dagli occhi degli dei. Maia è di fatto in questo racconto la nonna di Pan portando con sé tutti i significati psicologici che ne derivano, poiché sarà lei a dare alla luce Hermes che sarà un altro dei genitori mitologici di Pan, ma sempre imparentato con Zeus, poiché in questo caso il padre degli dèi sarebbe suo nonno in quanto genitore di Hermes, nato anche lui in una grotta.
Riassumiamo:
- Pan l’Arcadico è una divinità legata all’Arcadia, una regione della Grecia antica caratterizzata da un’economia basata sulla pastorizia e la caccia.
- L’Arcadia è conosciuta come la terra delle divinità legate alla pastorizia e alla caccia, tra cui Pan, Poseidone Hippios, Hermes, Apollo e Artemide.
- Gli Arcadi erano considerati una popolazione molto antica, tanto che venivano chiamati “proselenoi” (coloro che precedono la luna).
- Esistono diverse teorie sulla nascita degli Arcadi, tra cui quella di essere figli delle ninfe degli alberi, le driadi, e quella di essere nati dalla quercia.
- Pan è collegato ad altre divinità come Apollo (dio del sole) e Selene (divinità della luna) attraverso la loro comune connessione con la natura e la pastorizia.
- La mitologia arcadica è ricca di figure selvagge e primordiali, come i Licaonei (uomini lupo) e le driadi (ninfe degli alberi), che rappresentano il carattere selvaggio e primordiale della regione e della sua popolazione.
- Gli Arcadi, Pan, Apollo e le altre divinità legate all’Arcadia rappresentano diversi aspetti della vita rurale e della relazione tra l’uomo e la natura, nonché la continua interazione tra luce e oscurità, ordine e caos, civiltà e selvatichezza.
- Il termine “preseleniano” è usato per indicare il tempo che precede l’osservazione delle fasi lunari e si riferisce al popolo degli Arcadi, che si ritiene abbia inventato tale osservazione.
- Gli Arcadi erano fortemente legati alla loro terra e le loro origini mitologiche servivano a rafforzare il loro legame e il diritto a rimanere nel territorio.
- Pan, in Arcadia, non aveva templi costruiti dagli uomini, ma era onorato in luoghi naturali come grotte e boschi. Tali luoghi erano considerati rifugi temporanei e simboleggiano il legame tra la divinità, la terra e la protezione.
- Le figure mitologiche dell’Arcadia, come Zeus, Arcas, Callisto, Licaone e Nyctimus, sono legate tra loro da complesse relazioni familiari e simbolismi e risuonano con la vita di Pan.
- Pan era visto come figlio di Zeus e Kallisto, oppure come figlio di Cronos – quindi fratello di Zeus – figlio di Hermes e Maia, amante di Amaltea, nutrice di Zeus, quindi fratello di latte.
Dopo queste considerazioni storiche e antropologiche poiché le crisi di panico portano con sé la radice del nome Pan possiamo ipotizzare quali fossero le paure principali di questa popolazione e da cosa scaturissero e comprendere se risuonino con alcuni dei sintomi delle crisi di panico.
La complessa rete di legami familiari e mitologici tra queste figure sottolinea l’importanza dei temi del potere, della territorialità e della protezione nella mitologia arcadica. Gli Arcadi, come popolo legato strettamente alla loro terra e alle loro tradizioni, possiamo immaginarli sempre in tensione rispetto a possibili minacce esterne o interne, quali invasioni, carestie o conflitti.
Le crisi di panico possono essere messe in relazione con la figura di Pan e la mitologia arcadica nel seguente modo:
La connessione tra Pan e la natura selvaggia dell’Arcadia, che riflette l’essenza primitiva della vita rurale e la lotta per sopravvivere in un ambiente difficile e ostile. La corsa, il fiato corto, la sensazione di paura, sempre pronti a scattare. Quando siamo sulle difensive irrigidiamo il diaframma e siamo: “pronti a scattare”.
La relazione tra Pan e le divinità legate alla Luna, come Selene e Artemide, che simboleggiano il lato oscuro e misterioso della natura umana e l’equilibrio tra luce e oscurità nella vita degli Arcadi.
Il tema del controllo e della protezione del territorio, rappresentato dalle figure di Pan, Demetra e Apollo, che riflette le preoccupazioni degli Arcadi riguardo alla sicurezza delle loro terre e delle loro risorse.
Traslando queste connessioni sugli abitanti della terra di Pan alla sofferenza psichica di un soggetto e alla relativa alla crisi di panico possiamo immaginare quali siano gli agenti esterni che possano condurre a manifestazioni patologiche per esempio: situazioni di grave stress, paura o incertezza, che minacciano o sembrano farlo la sua sopravvivenza, il suo senso di sicurezza, il suo legame con la sua terra e le sue tradizioni. Tali situazioni potrebbero includere momenti in cui ci si sente in qualche modo attaccati, invasi, privati del sostentamento emotivo. In questi contesti, le crisi di panico sarebbero state una risposta alla percezione di minacce imminenti e alla perdita di controllo sul proprio ambiente e sulla propria vita. La dinamica della perdita del controllo è una delle parole chiavi delle crisi di panico che si può innestare in seno alla famiglia di origine come se avesse qualcosa di “genetico” o come se il rapporto con la famiglia potesse essere il terreno da cui possano manifestarsi.