Con il discorso sull’Anima, Destino, Daimon, ci possono essere rimasti dei dubbi rispetto alla domanda fondamentale: se siamo destinati a qualcosa dapprincipio allora è inutile combattere o scegliere, l’astrologia e le arti divinatorie possono fornirci le risposte su dove andremo, quando ci andremo e cosa ci accadrà. Ma questa dinamica non vale, non è così che il destino e le Moire funzionano. La nostra vita segue un fine nelle azioni quotidiane: fare la spesa, mangiare, portare i figli a scuola, non c’è necessariamente un solo fine più grande che ci muove verso queste azioni e scelte, c’è l’immediatezza della vita da soddisfare. Con il senno di poi è possibile dare delle spiegazioni diverse per lo stesso evento, ad esempio porto i figli a scuola perché: desidero che abbiano un’istruzione (scopo a), desidero che abbiano un lavoro (scopo b), desidero siano più bravi degli altri (scopo c), io non ho potuto studiare loro invece sì, gli do’ più di quello che ho avuto (scopo d). Tutti questi scopi possono essere validi per interpretare la finalità della mia azione a posteriori, ma nell’immediato io seguo un fine, il telos (immediato), la teleologia (lo scopo finale) la possa scoprire soltanto dopo. L’Astrologia è proprio questo possiede le qualità del tempo, il telos, l’immediatezza di esistere, attraverso il tema natale, che ci dona il destino, ma lo scopo è solo a posteriori, ovvero al senso che noi diamo alla nostra vita guardando gli avvenimenti che ci sono stati o i transiti sul nostro tema natale. I metodi previsionali, come i transiti e tutti gli altri, ci permettono di leggere a priori i simboli in gioco le divinità che partecipano nella nostra vita, ma non ne conosciamo la manifestazione futura, mentre i transiti, letti dopo che l’avvenimento c’è stato ci forniscono una possibile teleologia o causa finale, molto più facile da comprendere.
“Quando i greci volevano analizzare un evento infausto e oscuro, andavano dall’oracolo per domandare a quale dio o dea dovessero offrire sacrifici in relazione al problema, al progetto o all’affare in questione. Questo, primo, per circoscrivere più esattamente il problema; secondo, per compiere con maggiore precisione le offerte propiziatorie. In base a questo modello, l’analisi cerca di scoprire quale Fato, o mano archetipica, chiede attenzione e commemorazione.”
Rileggendo le parole di Hillman si può affermare che: in base a questo modello (le divinità, i pianeti, i segni, le loro relazioni), l’astrologia cerca di scoprire quale Fato, o mano archetipica, chiede attenzione e commemorazione.
Ma il Fato, il Destino intervengono o no nella nostra vita definendola all’origine in tutto è per tutto?
“Meglio dunque immaginare il fato come una momentanea «variabile che si interpone». C’è un termine, in tedesco, Augenblicksgotl, che indica una divinità minore che ci passa accanto rapida come un battito di ciglio producendo effetti momentanei. Le persone religiose parlerebbero di un angelo che intercede per noi. Ecco, più che un compagno costante, che affianca i tuoi passi tenendoti per mano durante tutte le crisi della giornata, il fato interviene nei momenti più inattesi e ti strizza l’occhio o ti dà una bella spinta.”
La risposta è no. Quando il fato appare nella nostra vita per indirizzarci spingerci, magari non lo cogliamo subito, lo scopriamo soltanto con il senno di poi.
“Il fatto di scorgere la mano del Destino in quegli eventi infausti ne eleva l’importanza e il senso, e consente una pausa di riflessione.” Invece, il credere che qualcosa ci accade perché doveva accadere e accettiamo senza riflessione l’evento ma ne diamo la colpa al destino è fatalismo, questo modo di vivere la vita è distruttivo.
Quando ci accade qualcosa di inaspettato, insolito, importante dobbiamo fermarci a riflettere su quale senso, quale scopo abbia nella nostra vita, nell’immediato, quell’accadimento, non in futuro, ma nell’ora. La vita è vissuta nel presente, nell’istante, nella reità, l’Astrologo, come una volta la Chiesa, può fornirci un linguaggio diverso su come leggere quell’accadimento, fornire un senso. La sincronicità dell’evento astrologico, il transito al nostro tema natale, l’accadimento nella vita reale, hanno bisogno di essere inseriti in senso che è quello fornito dal “Nostro Angelo Custode”, il Daimon.
“Il cogliere la strizzatina d’occhio del fato è un atto di riflessione. È un atto del pensiero; mentre il fatalismo è uno stato del sentimento, un abbandonare la ponderazione, l’attenzione per i particolari, il ragionamento rigoroso. Anziché riflettere a fondo sulle cose, ci si abbandona all’umore più generico della fatalità. Il fatalismo spiega la vita globalmente. Qualsiasi cosa accada può essere inserita dentro la capace generalità dell’individuazione, del mio viaggio, della crescita. Il fatalismo consola, perché non fa sorgere interrogativi. Non c’è bisogno di analizzare, se davvero tutto combacia. Il termine greco per indicare il fato, moira, significa «parte assegnata, porzione». Così come il fato ha solo una parte in ciò che succede, allo stesso modo il daimon, l’aspetto personale, interiorizzato della moira, occupa solo una porzione della nostra vita, la chiama, ma non la possiede. Moira deriva dalla radice indoeuropea smer o mer, «ponderare, pensare, meditare, considerare, curare». È un termine profondamente psicologico, in quanto ci chiede di analizzare da vicino gli eventi per determinare quale porzione viene dall’esterno ed è inspiegabile, e quale mi appartiene, attiene a ciò che ho fatto io, avrei potuto fare, posso ancora fare. La moira non è in mano mia, è vero, ma è solo una porzione. Non posso abbandonare le mie azioni, o le mie capacità e la loro realizzazione, nonché la loro frustrazione o fallimento, a loro, agli dèi e dee, o al volere della ghianda daimonica. Il fato non mi solleva dalla responsabilità; anzi me ne richiede molta di più. In particolare, richiede la responsabilità dell’analisi.”
Saper cogliere l’opportunità della ricerca di senso nella nostra vita è un dono che va coltivato. “Il cogliere la strizzatina d’occhio del fato è un atto di riflessione.”
Infine noi non siamo destinati a qualcosa che conosciamo dall’inizio, il Daimon, le Moire sono una parte del nostro Destino, tutto il resto è in mano nostra, delle opportunità che la vita ci offre, dell’ambiente in cui viviamo che comunque possiamo cambiare, trasformare o allontanarcene. L’uomo è per metà “definito” a priori e per un’altra metà libero.
Nota: tutte le citazioni sono tratte da: Il codice dell’Anima, J. Hillman.