Torno spesso sul concetto del perché l’astrologia possa funzionare e m’imbatto sempre nel fatto che siano il contesto e le modalità narrative a offrire spunti utili al consultante e quindi la facciano “funzionare”, essere utile. Quando descrivo un tema natale in ottica mitologica ovviamente faccio delle ipotesi basate sui particolari pianeti, segni, case, ma durante la descrizione si apre un dialogo che ha un valore “terapeutico” da intendersi non in senso medico o psicologico, ma di auto riflessione e indirizzamento verso un pensarsi diversi da quello che si è. A proposito delle ipotesi e dei sistemi personali, riscriverò la frase seguente declinandola in ambito astrologico e non clinico, manterrò in giallo le parole modificate e in grassetto quelle aggiunte da me.
“G. Bateson (1979) sostiene che un sistema patologico “complesso” è un sistema che ha perduto la possibilità di ricevere informazioni perché filtra e seleziona solo i messaggi che sono coerenti con la propria
organizzazione esterna, vale a dire che lavora per il mantenimento dell’omeostasi, il che è stato da
molti individuato come un movimento difensivo del sistema.
Le ipotesi formulate dal terapeuta “Astrologo” introducono nuove informazioni all’interno del sistema e si
pongono di conseguenza come un possibile motore che lavora per il cambiamento: […] il
terapeuta “Astrologo” assume un ruolo particolarmente attivo e rilevante, poiché partiamo dall’assunto secondo il quale, tra tutte le ipotesi possibili (Miti astrologici personali raccontati) egli seguirà quelle che più facilmente entrano in risonanza con il proprio mondo interiore. […] esistano infinite possibilità di affrontare tale
Tema (la consulenza astrologica), tante quante possono essere le relazioni possibili tra infinite persone.” Appunti di Psicologia Clinica.
L’astrologo, pur non essendo uno psicologo, attiva naturalmente queste dinamiche, ecco perché è doveroso essere attenti e non giocare con questa nostra Arte!