Il primo compito dell’Astrologo è cercare di aiutare il consultante a trovare un senso ai suoi accadimenti (sincronicità), nella sua vita e solo dopo supportarlo per “analizzare da vicino gli eventi per determinare quale porzione viene dall’esterno ed è inspiegabile, e quale mi appartiene, attiene a ciò che ho fatto io, avrei potuto fare, posso ancora fare” quindi formulare “previsioni”.

Il cogliere la strizzatina d’occhio del fato è un atto di riflessione. È un atto del pensiero; mentre il fatalismo è uno stato del sentimento, un abbandonare la ponderazione, l’attenzione per i particolari, il ragionamento rigoroso. Anziché riflettere a fondo sulle cose, ci si abbandona all’umore più generico della fatalità. Il fatalismo spiega la vita globalmente. Qualsiasi cosa accada può essere inserita dentro la capace generalità dell’individuazione, del mio viaggio, della crescita. Il fatalismo consola, perché non fa sorgere interrogativi. Non c’è bisogno di analizzare, se davvero tutto combacia. Il termine greco per indicare il fato, moira, significa «parte assegnata, porzione». Così come il fato ha solo una parte in ciò che succede, allo stesso modo il daimon, l’aspetto personale, interiorizzato della moira, occupa solo una porzione della nostra vita, la chiama, ma non la possiede. Moira deriva dalla radice indoeuropea smer o mer, «ponderare, pensare, meditare, considerare, curare». È un termine profondamente psicologico, in quanto ci chiede di analizzare da vicino gli eventi per determinare quale porzione viene dall’esterno ed è inspiegabile, e quale mi appartiene, attiene a ciò che ho fatto io, avrei potuto fare, posso ancora fare. La moira non è in mano mia, è vero, ma è solo una porzione. Non posso abbandonare le mie azioni, o le mie capacità e la loro realizzazione, nonché la loro frustrazione o fallimento, a loro, agli dèi e dee, o al volere della ghianda daimonica. Il fato non mi solleva dalla responsabilità; anzi me ne richiede molta di più. In particolare, richiede la responsabilità dell’analisi.” Il codice dell’Anima, 245, J. Hillman

Il tema natale non predice che diventerai un ubriacone, un’infermiera, uno che rimanda sempre le cose, una violinista romantica, un masochista inveterato, un mercante d’arte con grande fiuto, un detective sensibile alle atmosfere ambientali. L’astrologia non si propone alcun programma di correzione morale; si limita a offrire intuizioni metaforiche, in modo che si possa vivere con maggiore intelligenza il proprio carattere. La sua lettura del carattere utilizza un linguaggio imagistico pieno di sottigliezze; al carattere moralizzato bastano «buono» e «cattivo», o poco altro” La forza del Carattere, 244, J. Hilmann

Astrologia come orientamento nella vita. “Il carattere aveva un rifugio migliore, il più antico, alla larga da accademie militari, pulpiti e orfanotrofi: l’astrologia, dove peraltro fiorisce a tutt’oggi. La vitalità popolare dell’astrologia attesta il bisogno che abbiamo di una psicologia del carattere per orientarci nella vita. L’astrologia propone il linguaggio dei tratti. A volte si lascia irretire nella trappola del conteggio numerico pseudoscientifico, a volte si appiattisce sulla richiesta, posta dall’Io pratico, di ottenere il successo, di trovare l’amore, di cavarsela dai guai. La sua virtù principale, tuttavia, rimane la rappresentazione di un cielo pieno di caratteristiche che rimandano l’anima individuale a potenze archetipiche.” La forza del Carattere, 243, J. Hilmann

L’astrologia è il campo che offre le migliori descrizioni delle qualità del carattere. Più di qualunque altra disciplina, l’astrologia ci fornisce le basi per una psicologia della personalità in cui questa è concepita come un insieme di tratti stabili.” J. Hillman. Puer Aeternus, pag. 81 – Adelphi

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