Ercole in questa fatica deve catturare Cerbero il cane che protegge la porta degli inferi affinché le anime dei morti non possano tornare in vita, chi invece proteggeva l’ingresso degli uomini verso il regno dei morti era l’Idra di Lerna. Nessun uomo, nessun eroe avrebbe potuto entrare incolume nel regno di Ade, proprio perché significava rinunciare alla vita. Si racconta, infatti, che prima di compiere questa fatica Ercole dovette iniziarsi ai misteri eleusini, dovette essere purificato dopo tutti gli omicidi compiuti questo soltanto per tentare di avere accesso al regno dei morti.

L’etimo del nome Cerbero proviene dal greco e significa vorace di carne, altri l’accostano alle parole sanscrite Karbura o Karbara che significa chiazzato, variegato. Cerbero era un cane a tre teste, quindi possiamo avvicinarlo al significato di variegato, ma soprattutto era un guardiano della soglia, della porta. Per quanto concerne la voracità si rivolgeva contro quelle anime/persone che destinate agli inferi si voltavano indietro per scappare, mentre scodinzolava a quelle che dovevano seguire il loro destino dopo la vita.
Semerano nel libro Il popolo che sconfisse la morte ricorda che:
“Il nome Cerbero deriva da una base comune all’antico babilonese e assiro: qerbu, che ha il senso di “profondo”, come “inferiore”, e si riferisce anche alla regione terrestre o cosmica.“

Ercole per giungere da Cerbero doveva attraversare il fiume Acheronte sulla barca del nocchiero Caronte che spaventato dall’Eroe accettò di buon grado di accompagnarlo verso la porta di Ade dove c’era Cerbero ad attenderlo, ma non appena il cane vide Ercole scappò verso il suo padrone, il re degli inferi.

Ercole prosegue il suo viaggio verso il trono di Ade e Persefone, incontra diverse figure Meleagro che pensava volesse combattere con lui, quindi gli si scaglia contro, ma viene avvertito dallo stesso che le anime sono prive di corpo e nulla possono contro di lui, non possono ferirlo. Ercole ascoltata la storia della vita di Meleagro promette che avrebbe preso in sposa sua sorella Deianira che però poi non avrebbe portato tanto bene all’Eroe. Negli inferi, quindi, bisogna prestare attenzione a quello che gli spiriti incorporei ci propongono, possono diventare paure reali e difficoltà da affrontare nella vita.

Ercole prosegue ancora incontra l’immagine di Medusa e cerca di combattere anche quella, in questo caso viene avvertito da Ermes che non poteva fare alcun danno poiché era un’immagine vuota, andando avanti nel viaggio intaccò l’ordine del regno degli inferì, compì azioni che non avrebbe dovuto fare, ruppe l’ordine naturale delle cose, ma alla fine giunse al cospetto di Ade e Proserpina.

Ercole scagliò una pietra contro i due regnanti, Ade fuggì ma Proserpina rimase ferma, Ercole era pur sempre suo fratello, figlio di Zeus. Parlarono e trovarono un accordo avrebbe potuto portare via Cerbero ma doveva lasciare le armi e ritornare con la sola pelle di Leone e la corazza. Così fece, tornò indietro verso la porta degli inferì, liberò Teseo che era stato punito restando negli inferi perché aveva offeso Proserpina e combatté contro Cerbero, l’incatenò conducendolo verso la città di Micene; il re così come gli altri che vedevano il cane scappavano spaventati. Ercole riportò Cerbero negli inferi, altre fonti affermano che Cerbero scappò da solo, ma sicuramente questa prova toccò profondamente Ercole.
IL SEGNO DELLO SCORPIONE E IL MITO DELLA FATICA DI ERCOLE
Ercole per catturare Cerbero ha dovuto purificarsi, trasformarsi, azioni in sintonia con il Segno dello Scorpione, poi ha dovuto affrontare il viaggio sulle acque del fiume infernale Acheronte, ha dovuto solcare l’Acqua degli inferi, attraversarla grazie a Caronte, il nocchiero.
Bisogna chiedere aiuto alle nostre forze interiori, profonde per vivere pienamente le simbologie scorpioniche, non dobbiamo temere l’attraversamento dell’acqua, ma capire come farlo cercando aiuto in noi stessi o all’esterno.
Cerbero scappa di fronte all’Eroe, Ercole non è né morto né vivo, il cane non sa come giudicarlo, va in confusione e torna da Ade. Lo Scorpione vive questa duplicità fra vita e morte, una perenne presenza sulla soglia di qualcosa.
Ercole vede le immagini, i fantasmi, cerca di difendersi, ma non può perché nessuno lo attacca, lo Scorpione può avere paura di ciò che non si vede, non si può toccare quindi in qualche modo lo fa suo, se ne appropria, diventa un tutt’uno con l’intangibile, ma allo stesso modo queste immagini, come ricordava Hillman, sono potenziali ricordi della nostra vita, o possibilità che diventino immagini reali, accadimenti del nostro vivere.
Ercole sovverte l’ordine degli inferi, agisce, rivoluziona ma nel silenzio, senza fa rumore perché è stato avvertito anche da Ermes, agisce da solo. E’ proprio Ermes che lo mette in guardia sulle “immagini” vuote, Ermes è il mediatore che permette la trasformazione e la comprensione. Mercurio-Ermes è l’unica divinità che può fare avanti e indietro dall’Ade, secondo Lisa Morpurgo è esaltato nel Segno dello Scorpione, in effetti ci sta bene, simbolicamente parlando.
L’Eroe spaventa addirittura Ade, suo zio, il re dell’inferi perché anche lui non sa come collocarlo, mentre Proserpina lo ascolta, il femminile è pronto a dialogare, il maschile viene messo in secondo piano quando non c’è chiarezza sul da farsi, l’Anima prende il sopravvento sull’Animus.
Ercole deve tornare indietro e riprendere Cerbero senza armi, ma con la sola pelle di Leone, deve combattere contro il cane a mani nude, così come aveva fatto per sconfiggere il Leone di Nemea, ma questa volta è sicuro di sé, non ha bisogno delle armi, perché ha stretto un accordo con Ade e Proserpina, ha avuto il benestare per portare via Cerbero. Lo Scorpione condotto al dialogo scopre la sua forza, la sua interiorità profonda, le energie che lo muovono e gli permettono di avere autostima senza bisogno di “apparire” armato di tutto punto. Le armi non sono utili per la conquista, ma la conquista parte dall’accordo, dalla strategia, anche nascosta, e dal credere in sé stessi.
Il numero tre, le teste di Cerbero, tornano spesso nelle religioni e nei miti, sul valore simbolico delle teste di Cerbero hanno scritto diversi autori del passato, ma se il mito e il simbolo, come credo, prendono nuova vita nel tempo in cui sono vissuti, le tre teste possano anche essere interpretate come il passato, il presente e il futuro che viene distrutto una volta entrati nel regno dei morti.
Il presente può essere visto come la scelta che ho l’opportunità di fare quando sono vivo, quindi il presente è di fatto creato dalle mie azioni future che posso compiere o meno. Il mondo delle opportunità si apre, il passato analogamente è il presente trascorso. Quando l’uomo muore perde l’opportunità di scegliere quindi non esiste più futuro, viene disintegrato da Cerbero in qualche modo.
Entrare nel regno di Ade quindi può distruggere le nostre opportunità, abbandonarci alla dimenticanza così come accade per Teseo che dando ascolto all’oracolo di Delfi (mito solare) si ritrovò rinchiuso nel regno degli inferi finché Eracle (mito solare), partito per una delle sue dodici fatiche non riuscì a liberarlo incatenando Cerbero e le sue teste, bloccando di fatti il tempo. Il mito di Cerbero e della fatica di Ercole a lui connessa è in relazione con il segno dello Scorpione e quindi della trasformazione di sé riappropiandosi del tempo e di conseguenza del futuro.