“Anima mia, dove sei? Mi senti? Io parlo, ti chiamo… Ci sei? Sono tornato, sono di nuovo qui. Ho scosso dai miei calzari la polvere di ogni paese e sono venuto da te, sono a te vicino; dopo lunghi anni di lunghe peregrinazioni sono ritornato da te. Vuoi che ti racconti tutto ciò che ho visto, vissuto, assorbito in me? Oppure non vuoi sentire nulla di tutto il rumore della vita e del mondo? Ma una cosa devi sapere: una cosa ho imparato, ossia che questa vita va vissuta. Questa vita è la via, la via a lungo cercata verso ciò che è inconoscibile e che noi chiamiamo divino. Non c’è altra via. Ogni altra strada è sbagliata. Ho trovato la via giusta, mi ha condotto a te, anima mia. Ritorno temprato e purificato. Mi conosci ancora? Quanto a lungo è durata la separazione! Tutto è così mutato. E come ti ho trovata? Com’è stato bizzarro il mio viaggio! Che parole dovrei usare per descrivere per quali tortuosi sentieri una buona stella mi ha guidato fino a te? Dammi la mano, anima mia quasi dimenticata. Che immensa gioia rivederti, o anima per tanto tempo disconosciuta! La vita mi ha riportato a te. Diciamo grazie alla vita perché ho vissuto, per tutte le ore serene e per quelle tristi, per ogni gioia e ogni dolore. Anima mia, il mio viaggio deve proseguire insieme a te. Con te voglio andare ed elevarmi alla mia solitudine.” C. G. Jung, Il Libro Rosso
Dopo aver vissuto una prima parte della vita sotto la spinta dell’Animus (razionalità, azione, obiettivi concreti), l’uomo Jung si trova a ricercare l’Anima, la propria parte femminile, ma raccontare ad Anima non è utile; i fatti della vita, vissuti attraverso il maschile, sono una raccolta di medaglie, secondo lei, Anima desidera il riassunto, capire l’utilità della vita ovvero che: “questa vita va vissuta” per raggiungere il divino. Per arrivare da lei, bisogna vivere pienamente Animus, la parte maschile e poi si ritorna in contatto. La paura di Jung è che Anima non lo riconosca più dopo il viaggio personale fatto di realtà, razionalità, obiettivi concreti, ma accetta il destino del viaggio tortuoso e si chiede se sia stato guidato da una buona stella. Il Matto (viandante, secondo l’interpretazione di Giovanni Pelosini http://www.eridanoschool.it/rubriche/dettaglio_rubrica.asp?id=253) e la Stella (http://www.giovannipelosini.com/2011/02/la-stella-dei-tarocchi-sul-sentiero-aurei-sentieri-17/), due arcani dei Tarocchi. La vita di Jung, la vita dell’uomo si snoda quindi tra una strada e un sacco vuoto da riempire di esperienze, quelle del Matto e la Stella che secondo Pelosini: “indica il Sentiero più bello e sincero, quello che si snoda attraverso perfetti giardini, nelle fresche notti in cui si aprono i fiori più rari e più profumati.
I piedi calpestano morbidi prati e si rinfrescano nelle fonti e nei ruscelli. La poesia della natura è un coro di grilli, vere stelle dei campi che placano i pensieri indisciplinati ipnotizzando la mente. “
Una volta che l’Anima è stata ritrovata “Con te voglio andare ed elevarmi alla mia solitudine”, frase da Capricorno che sale sul monte per elevarsi e raggiungere la propria solitudine, quella dell’arcano dell’Eremita. E’importante evidenziare che non è la solitudine che si raggiunge, ma la propria solitudine che è diversa da soggetto a soggetto poiché frutto di un viaggio totalmente personale rappresentato dal tema natale. L’archetipo del Vecchio Saggio, nel processo individuativo maturo, si costella nella vita di ognuno di noi una volta che abbiamo compreso il valore profondo di Anima. E’ come se dalla comprensione della Luna Cancro, Anima, si passi al Saturno Capricorno, Vecchio Saggio. Ovviamente è solo un discorso simbolico generale perché la vita di un soggetto è ricca di contenuti che riempiono di significato gli archetipi descritti, non necessariamente ci deve “rinchiudere” in un monastero su di un monte, ma ognuno, “secondo propria semenza”, vivrà l’archetipo nel modo che gli è più congeniale.
Provate a rileggere la vostra vita secondo i simboli descritti da Jung e guardando il vostro cielo natale: qual è la vostra buona stella? Certo che a rileggere Jung si scopre, per chi non l’avesse ancora capito, quanto la nostra parte femminile e la donna in sé abbia un valore profondo e concreto, quanto sia utile appropiarsene. Il Viaggio dell’Eroe è il viaggio del Sole alla ricerca della propria donna, Luna, parte femminile per ritornare all’unità fra spirito e corpo, psiche e materia.