Meleagro si diceva essere figlio di Marte e di una mortale Altea, il cui marito terreno, tradito, era Oineo, uno dei primi re a piantare le vite e utilizzare il vino avendolo appreso da Dioniso. Nel mito della viticoltura, che non dettaglio, troviamo un caprone e una cerva. Già da questi primi passaggi possiamo contare elementi astrologici: Marte, Capricorno, Saturno, Artemide (la cerva, animale sacro).
Andando avanti nel racconto si narra che il giorno della nascita di Meleagro apparvero addirittura le tre Moire, il Destino.
“La prima di esse, Cloto, cantò: egli diverrà un uomo di sentimenti nobili. Lachesi, la seconda, cantò l’eroe che sarebbe diventato. Atropo, la terza, fissando il camino nel quale bruciava un pezzo di legno, cantò: egli vivrà fino a che il tizzone sarà consumato completamente. Allora Altea si alzò dal suo giaciglio, strappò dal fuoco il legno e lo nascose in una cassa nel palazzo (nessuno seppe dove). Il fanciullo ebbe nome Meleagro, che nell’antica lingua greca, che non contraeva ancora le vocali, significava uno che pensa alla caccia.”
Il popolo di Oineo era devoto alla dea Artemide, ma durante una festa della mietitura (Demetra), furono offerti doni a tutti gli dei tranne che a lei. Infuriata, allora, mandò un grande cinghiale che nessun cacciatore poteva uccidere. Giunsero in Calidonia tutti gli eroi della grecia per sconfiggere la belva, ma nessuno vi riuscì, tranne la bionda e splendida cacciatrice Atalanta, Meleagro, invece, diede il colpo di grazia al cinghiale. Di Atalanta si diceva essere la dea Artemide mascherata e la sua bellezza, come si leggerà colpì anche il giovane cacciatore.
Il racconto sulla caccia lo ricorda Kerenji: “La caccia durava già da sei giorni. Al sesto Atalanta e Meleagro uccisero insieme il cinghiale. Atalanta lo trafisse per prima con la sua freccia; Meleagro gli diede il colpo di grazia. Ora la carne dell’animale doveva essere divisa e doveva seguire un banchetto, come era d’uso tra gli uomini che andavano alla caccia. La testa e la pelle del cinghiale appartenevano a colui che lo aveva ucciso. Meleagro diede queste parti ad Atalanta. I suoi zii, fratelli di Altea, non sopportarono questa infrazione e insistettero sulla legge della tribù che essi rappresentavano. Ne sorse una contesa. Le spoglie furono strappate ad Atalanta. Dalla contesa si passò alla lotta e Meleagro uccise i fratelli della madre. La notizia fu recata ad Altea: i suoi fratelli erano stati uccisi da suo figlio e la ragazza straniera vittoriosa era in possesso dei trofei!” La madre maledì il figlio per la morte dei fratelli e chiese agli dei che anche lui morisse, allora prese il tizzone che ne garantiva la vita è lo gettò nel fuoco, una volta consumato Meleagro morì.
Quando Meleagro giunse nel regno di Ade: “Negli Inferi egli fu il solo di fronte alla cui ombra persino Eracle si intenerì. E quando Meleagro gli raccontò, fra le lacrime, della caccia di Calidonia, per la prima e unica volta spuntarono lacrime anche negli occhi di Eracle, il più grande degli Eroi, il figlio di Zeus e Alcmena.”
Di Atalanta si racconta che fosse stata rifiutata dal padre che avrebbe voluto un figlio maschio, la bimba fu abbandonata sulla cima di un monte, ma fu accudita da un’orsa, animale di Artemide, erano chiamate così le sue seguaci, finché non venne trovata da alcuni cacciatori. Da adulta, Atalanta, visse una avventura simile a quella di Artemide. La giovane venne inseguita da due centauri che volevano possederla, ma lei l’uccise con le sue frecce.
La bellezza di Atalanta faceva avvicinare diversi pretendenti, ma lei non voleva avere relazioni, così come Artemide. Allora li sfidava nella corsa, in cui lei era invincibile, dando loro un vantaggio e dicendo che chi l’avesse sconfitta l’avrebbe potuta sposare, chi invece avesse perso sarebbe stato ucciso da una sua freccia. Ma anche Atalanta cadde alle lusinghe di Afrodite.
Si narra che “Anche Ippomene, discendente da Poseidone, era bello come Ippolito. I loro nomi erano simili, poiché il significato di Ippomene è «l’impeto del destriero», mentre col nome del favorito di Artemide si intende un «cavallo sfrenato». L’astuto Ippomene corse avanti portando in mano tre mele d’oro e ciò decise la gara. Le mele provenivano dalla corona di Dioniso e il giovane le aveva avute da Afrodite da esse emanava un irresistibile fascino amoroso. Quando Atalanta le vide, fu assalita da esaltazione amorosa. Ippomene gliele gettò ai piedi. Fu Atalanta incantata soltanto dal loro splendore come una ragazzina qualunque? Essa le afferrò, le raccolse, e intanto lo sposo era già al traguardo. Atalanta lo seguì in un oscuro boschetto. Si trovava lì nascosto un delubro, simile a quello del Lucus Nemorensis sul lago di Nemi, dove Artemide aveva condotto il suo amato Ippolito. Qui più tardi i cacciatori le portarono come offerta un ramo dal quale pendevano ancora delle mele. Il santuario nel quale Atalanta si unì con Ippomene apparteneva alla Grande Madre degli dèi che, si sa, si chiamava anche «la grande Artemide». Questa punì la coppia amorosa trasformandola in una coppia di leoni, che aggiogò al suo cocchio. È questa una narrazione più tarda che dà però agli amanti l’eternità. Secondo questa versione essi prendono eternamente parte ai cortei trionfali della Madre degli dèi. Si pensava allora che i leoni vivessero casti l’uno rispetto all’altro e si accoppiassero soltanto coi leopardi: con la loro trasformazione Ippomene e Atalanta sarebbero quindi stati condannati all’eterna castità.”
Da questi racconti si possono evincere diverse riflessioni astrologiche fra cui, ad esempio, la posizione astrologica della Luna in Sagittario, della Luna in aspetto a pianeti in Sagittario, della Luna in aspetto a Giove, tutti simbolicamente in relazione con il racconto di Atalanta, cacciatrice invincibile. Allo stesso modo gli aspetti di Venere a Giove o la presenza di Venere nel segno del Sagittario ci riconducono simbolicamente alle storie descritte, sta al soggetto capire, in un determinato momento della propria vita a cosa possano realmente coincidere sia a livello psicologico, che di accadimenti esterni se ve ne sono. Anche gli aspetti Luna-Marte, Luna-Saturno, potrebbero rientrare nella narrazione, così come quelli di Sole-Marte, Sole-Giove, Sole-Saturno. Mercurio (velocità di Atalanta e del cacciatore) in aspetto a Marte, Giove. Luna in aspetto a Plutone (morte di Meleagro) per volere della mamma.
Pensando agli avvenimenti italiani mi è venuto in mente di guardare il tema di Franca Viola, la ragazza che stuprata all’età di 16 anni, rifiutò il matrimonio riparatore, come si “usava” al tempo: https://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Viola Il coraggio, il ratto, lo stupro, la violenza sono descritte al link di wikipedia. Guardando il suo tema si notano:
- Luna in quadratura a Giove nel segno dello Scorpione
- Luna congiunta a Plutone
- Venere nel segno del Sagittario
- Sole congiunto a Saturno in Capricorno
- Sole congiunto a Marte in Capricorno
- Mercurio in Capricorno congiunto a Marte
- OROSCOPO DI FRANCA VIOLA
Le citazioni sono tratte da https://www.ibs.it/dei-eroi-della-grecia-racconto-libro-karoly-kerenyi/e/9788842821168