A proposito del mito della madre Hillman ricorda la storia di due gemelli con la mania del voler tenere le cose in ordine. Separati alla nascita, omozigoti identici che pur avendo vissuto in luoghi totalmente diversi e fisicamente lontani, con madri diverse, spiegavano la loro mania dicendo che era causata da una madre, la prima, troppo ordinata e dalla seconda, poco ordinata, quindi imitazione o compensazione era la spiegazione fornita dai gemelli in un caso e nell’altro.
Hillman scrive invece che: “Per me, invece, la storia illustra come il mito si sovrapponga alla teoria e venga usato per spiegare i fatti. Perché non bisogna trascurare il dato che ciò che i due gemelli identici hanno in comune, oltre al perfezionismo, è un’identica teoria su quel perfezionismo: dietro ci sta «mia madre». Nella nostra cultura, il mito della Madre assume la dignità e la forza della teoria e noi siamo una nazione di amanti della Madre per l’appoggio che le forniamo aderendo a quella teoria. Se possiamo accettare così facilmente il mito della Madre, perché non dovremmo, mito per mito, accettare quello proposto in questo libro, il mito platonico? A farci arricciare il naso […] non può essere la resistenza ai miti, visto che ci beviamo senza fiatare il mito della Madre”
Abbiamo quindi un destino assegnato, abbiamo i diversi miti che possono fornirci una lettura di questo destino, se accettiamo il fatto che dietro una nostra scelta, un’azione c’è mia madre, la visione che io ho di lei, allora possiamo accettare che Zeus, Giove è dietro di noi quando diciamo che siamo troppo espansivi o poco espansivi, poco giovali o tanto giovali.
Alla nascita, ci vengono assegnate delle divinità, la loro storia è raccontata dai miti (pianeti, segni), che sono in relazione tra loro (aspetti), utilizziamoli. Siamo noi a decidere come utilizzare ciò che ci è stato donato, all’interno di un solco già scavato.