Alla luce del riassunto di Silvia Ronchey presente nell’intervista a James Hillman dal titolo “L’anima del mondo” edito da Rizzoli, scorgiamo quello che può essere un pilastro dell’interpretazione astrologica.
La Ronchey scrive: “Se l’atto del Fare Anima consiste nell’immaginare, e se dunque tutto quanto accade nel mondo è prodotto dall’anima, e se l’anima è fatta dalla sostanza del mito e del sogno, solo attraverso il riconoscimento degli dèi nel mondo l’anima può, secondo il precetto delfico, conoscere se stessa e cominciare a guarirsi. Riconoscendo nel nostro cosmo dèi, eroi, angeli e demoni greci, Hillman cerca d’intravedere in trasparenza e di interpretare tutto quanto nel nostro cosmo accade.”
Dèi, eroi, cosmo sono il racconto degli astri che abita i templi del nostro cielo, le case astrologiche e i segni. Un tempio non abitato da un dio è un tempio vuoto privo di significato, quindi privo di vita per l’uomo. Riscoprire gli dèi che abitano in noi è l’obiettivo primo per vivere ed esistere.
Parafrasando l’Autrice: “Hillman si spinge fino a ripensare l’intero lavoro astrologico* (sta al posto di terapeutico) in termini di narrativa […] Con il lavoro dell’Astrologia e la presa di coscienza di essere parte di una “storia mitica” attiva indipendentemente da noi e fuori e dentro di noi, la nostra storia diventa un’altra storia, che siamo in grado rinarrare in uno stile più autentico e profondo”
L’Astrologia può essere la cura a un mondo privo di immagini, di sogno, di miti di poesia e permetterebbe di riconquistare il senso della vita stessa. Nell’intervista Silvia Ronchey procede: “L’unica cura del male assoluto procurato alla psiche dalla vita nel mondo è estetica e poetica.” E ancora…
“In un certo senso, la terapia Astrologica* (sta al posto di Hillman), segue perciò il metodo allegorico […] E’ una familiarità con i miti, un nutrimento alchemico una dieta di simboli”
Rileggendo Charles Beaudelaire:
“La natura è un tempio in cui viventi
colonne lasciano talvolta sfuggire
confuse parole; l’uomo vi passa,
attraverso foreste di simboli,
che lo guardano con sguardi
familiari.
Simili a lunghi echi,
che di lontano si confondano
in una tenebrosa e profonda unità
– vasta come la notte e la luce –
i profumi, i colori e i suoni si rispondono.”
Le colonne viventi sono i pianeti che abitano i nostri templi: i segni, le case astrologiche, l’uomo li vive ma sembra non riconoscerli, li avverte in un mondo unico, panico in cui una parte rimanda al tutto, all’unità.