Come San Francesco di Assisiabbandona le proprie ricchezze terrene alla ricerca di quelle spirituali, allo stesso modo l’uomo deve abbandonare sempre un po’ di se stesso alla vita, per poi trasformarsi e ottenere altro. Abbandono, mettere al bando, allontanare, ma anche “donare”, sono parole contenute nel verbo. Ciò che si abbondona lo si lascia come “dono” anche involontario agli altri, ma quando si è abbandonati ci senti persi deprivati perché qualcuno ha buttato via una parte di noi, che avevamo donato. La scelta consapevole di donare e abbandonarsi per ottenere qualcosa d’altro e di migliore si sviluppa nella dialettica: Venere – Plutone, Toro – Scorpione, II – VIII casa. Venere in Toro cerca di mettere da parte le sicurezze, Plutone le vuole per sé, con la scusa di trasformarle. Plutone rapisce Kore (un’espressione di Venere in Toro, legata alla sensualità terrena) ma la vorrebbe tutta per sé, così non accade, deve condividerla con sua mamma Demetra. Plutone deve trasformare il possesso per giungere a un equilibrio più grande, superiore, deve donare, abbandonare, lasciare libera Persefone, Venere per sei mesi. L’obiettivo di questo donare è la possibilità di esistenza degli uomini che avrebbero continuato a credere negli dei e in lui, se Persefone fosse rimaste per sempre nell’Ade, con Plutone, la terra non avrebbe più portato frutti poiché Demetra disperata sarebbe rimasta a cercare la propria figlia. Donare, donarsi porta sempre a conseguenze positive che magari non si vedono nell’immediato, ma nel lungo termine diventano premianti o assumono un senso.

Una fiaba che risuona con questi significati può essere quella dei fratelli Grimm, la pioggia di stelle che ripropongo:

“C’era una volta una bambina, che non aveva più nè babbo nè mamma, ed era tanto povera, non aveva neanche una stanza dove abitare nè un lettino dove dormire; insomma, non aveva che gli abiti indosso e in mano un pezzetto di pane, che un’anima pietosa le aveva donato. Ma era buona e brava e siccome era abbandonata da tutti, vagabondò qua e là per i campi fidando nel buon Dio.

Un giorno incontrò un povero, che disse: “Ah, dammi qualcosa da mangiare! Ho tanta fame!” Ella gli porse tutto il suo pezzetto di pane e disse: “Ti faccia bene!” e continuò la sua strada. Poi venne una bambina, che si lamentava e le disse: “Ho tanto freddo alla testa! Regalami qualcosa per coprirla.” Ella si tolse il berretto e glielo diede. Dopo un pò ne venne un’altra bambina, che non aveva indosso neanche un giubbetto e gelava; ella le diede il suo. E un pò più in là un’altra le chiese una gonnellina, ella le diede la sua. Alla fine giunse in un bosco e si era già fatto buio, arrivò un’altra bimba e le chiese una camicina; la buona fanciulla pensò: “E’ notte fonda nessuno ti vede puoi ben dare la tua camicia.” Se la tolse e diede anche la camicia.

E mentre se ne stava là, senza più niente indosso, d’un tratto caddero le stelle dal cielo, ed erano tanti scudi lucenti e benchè avesse dato via la sua camicina ecco che ella ne aveva una nuova, che era di finissimo lino. Vi mise dentro gli scudi e fù ricca per tutta la vita.

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Astrologia junghiana
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