«Chi arriva a capire che il mondo è soltanto una sua invenzione non può non applicare questa scoperta al mondo dei suoi simili. Chi sa di non possedere la verità assoluta, ma solo una visione del mondo più o meno adeguata, troverà difficile ascrivere agli altri malvagità e follia…. una tale persona si sentirebbe, in un senso etico molto profondo, responsabile, non solo dei propri sogni, o delle proprie aspirazioni mancate, ma, molto più in generale, anche del mondo conosciuto e della realtà creata dall’avverarsi delle proprie profezie. Il comodo espediente di attribuire la colpa alle circostanze o ai propri simili gli sarebbe precluso. Questa responsabilità totale significherebbe anche libertà totale. Chiunque fosse consapevole di essere l’artefice della propria realtà, sarebbe ugualmente consapevole della possibilità di costruirla in modo diverso.» La realtà inventata, Paul_Watzlawick
“Delle cose invisibili e delle cose visibili soltanto gli dèi hanno conoscenza certa; gli uomini possono soltanto congetturare” (Alcmeone)
Einstein in una conversazione con Heisenberg affermava: “E’ impossibile accogliere in una teoria solo grandezze osservabili. E’ piuttosto la teoria che decide che cosa si possa osservare”. Nel 1959 Heisenberg scriveva: “[…] e dobbiamo ricordare che ciò che noi osserviamo non è la natura in sé, ma la natura esposta al modo in cui noi poniamo le domande”
Dalle citazioni precedenti appare chiaramente come l’Astrologia possa essere un modo per porre domande in modo diverso, rispetto al solito, al mondo e ricevere risposte in linea con quello che ci aspettiamo.
Nella mia personale teoria sul perché funzioni l’astrologia, i motivi possono essere diversi. Partiamo dall’inizio, si fa per dire.
Gli uomini da sempre hanno avuto bisogni, emozioni, aspirazioni e nello stesso tempo alcuni hanno visto soddisfatti i bisogni, vissute positivamente le emozioni, realizzate le aspirazioni, mentre altri hanno vissuto la frustrazione della NON realizzazione dei medesimi. Cosa accade naturalmente all’uomo quando si sente frustrato o NON realizzato nelle sue azioni? Proietta il motivo della disfatta all’esterno. Può essere colpa dell’ambiente, dell’Altro più difficilmente su se stessi. Ha bisogno di raccontare, narrare la sua storia affinché almeno trovi gratificazione nella compassione, ascolto da parte degli altri, riconoscimento, identità.
Una cosa analoga, a mio avviso accade anche quando si è soddisfatti. Si tendono a raccontare le proprie gesta a renderle uniche, almeno lo sono per noi, a proiettarle fisicamente in qualche modo all’esterno.
Se partiamo dall’assunto junghiano dell’esistenza di due tipologie psicologiche, estroverso e introverso, non è detto che l’uomo racconti/proietti le sue vicissitudini a qualcuno, può proiettarle verso qualcosa che esiste all’esterno, è visibile per lui, ma con il quale non necessariamente debba entrare in relazione dialettica , questo oggetto/esistente esterno può essere inanimato.
Tutto ciò accade perché l’uomo non può vivere solo, ha bisogno, comunque, di comunicare con persone, oggetti, se stesso. A seconda della comunicazione attivata crea il proprio mondo.
Gli uomini, quindi, poiché troviamo in diversi luoghi geografici riferimenti all’Astrologia, ai miti, hanno raccontato e reso universale, unica la propria storia emozionale proiettandola negli astri. Una storia fatta di amore (Venere), guerre (Marte), forza superiore (Giove) e così via. Le emozioni umane, con il trascorrere del tempo e dei secoli, sono rimaste immutate e sono comuni a tutti. Quello che alla vista dell’uomo è allo stesso tempo immutabile ma che contiene elementi di mutevolezza (come la vita umana) è il cielo stellato con il movimento dei pianeti visibili ad occhio nudo. Ecco un possibile motivo per il quale gli astri, le costellazioni abbiano mantenuto invariato il loro significato astrologico. Il cielo stellato, le costellazioni, i segni zodiacali sono la storia poetica ma anche reale delle emozioni umane, quindi dell’uomo stesso.
Se la maggior parte degli uomini ha proiettato i propri moti dell’animo nel cielo, nelle divinità e se crediamo all’esistenza dell’inconscio collettivo junghiano o all’etere platonico o quello della fisica quantistica o matrix divina, è più facile comprendere come un pensiero comune collettivo possa avere attivato gli archetipi dando loro energia, così come modificato il campo/etere energetico attraverso il pensiero. Jung stesso scriveva in Tipi Psicologici: “L’immagine originaria che altrove ho anche indicata come “Archetipo”, è sempre collettiva, cioè è perlomeno comune a interi popoli o interi periodi… […]L’immagine originaria è un substrato mnemico, un engramma (ichard Semon), che si è originato col sovrapporsi di innumeevoli processi simili l’uno all’altro. L’immagine originaria è il primo grado dell’idea, è il suo suolo natio.” Per maggiori di dettagli e passaggi logici omessi in precedenza invito a leggere: https://www.astrologiajunghiana.it/come-io-vedo-lastrologia/
Dunque è l’uomo che ha creato, partendo da questi assunti, il senso del cielo stellato, gli Archetipi stessi. Certo possiamo affermare, analogamente, che i medesimi fossero sempre esistiti nell’animo umano, ma sono diventati rappresentazione archetipica quando l’uomo stesso li ha scoperti, utilizzati, quando li ha ritrovati nella realtà attraverso gli accadimenti. E’ come se dicessimo che attraverso il nostro porre le domande alla realtà, leggerla attraverso il nostro punto di vista, forniamo agli Archetipi la possibilità di manifestarsi, una sorta di diritto all’esistenza. Ci facciamo garanti dell’esistenza degli archetipi, della loro rappresentazione archetipica, del mondo. Diventiamo responsabili.
Accettando questo discorso allora è sensato allo stesso tempo affermare che i pianeti più moderni dell’Astrologia, i trans saturnini, Urano, Nettuno e Plutone siano stati scoperti quando l’uomo ha avuto bisogno di nuove spiegazioni rispetto alla realtà manifesta perché era l’animo umano che poneva nuove domande.