Riporto gran parte del racconto di Andersen, L’albero, che può essere riletto simbolicamente in diversi modi. A me ha colpito molto la possibile interpretazione astrologica degli assi IV – X, I – VII, degli elementi Fuoco, Aria, Terra in relazione all’indipendenza, alla realizzazione, al compimento del destino necessario. Allo stesso modo si sarebbe potuto parlare dell’Albero di Jung, dell’Alchimia, è un racconto fantastico che invito a leggere nella sua interezza su: https://www.andersenstories.com/it/andersen_fiabe/abete

In mezzo al bosco si trovava un grazioso alberello di abete aveva per sé parecchio spazio, prendeva il sole, aveva aria a sufficienza, e tutt’intorno crescevano molti suoi compagni più grandi, sia abeti che pini, ma quel piccolo abete aveva una gran fretta di crescere. Non pensava affatto al caldo sole né all’aria fresca, né si preoccupava dei figli dei contadini che passavano di lì chiacchierando quando andavano a raccogliere fragole o lamponi. Spesso arrivavano con il cestino pieno zeppo di fragole oppure le tenevano intrecciate con fili di paglia, si sedevano vicino all’alberello e esclamavano: «Oh, com’è carino così piccolo!» ma all’albero dispiaceva molto sentirlo.
L’anno dopo il tronco gli si era allungato, e l’anno successivo era diventato ancora più lungo; guardandone la costituzione si può sempre capire quanti anni ha un abete.
«Oh! se solo fossi grosso come gli altri alberi!» sospirava l’alberello «potrei allargare per bene i miei rami e con la cima ammirare il vasto mondo! gli uccelli costruirebbero i loro nidi tra i miei rami e quando c’è vento potrei dondolarmi solennemente, come fanno tutti gli altri.
»

Il bambino afferma, quando è ancora piccolo: “Io sono grande” c’è la voglia di essere adulto o di apparire tale, simbologia in relazione con la X casa, la Persona, voglio indossare la maschera di adulto, comportarmi come fanno gli altri, avere la possibilità di essere partecipe e utile alla vita nel suo complesso. Nella dialettica IV Casa (Anima) – X Casa (Persona), i pianeti presenti, i governatori e il loro rapporto scopriamo come il bambino, prima, e l’adulto che sarà dopo possano vivere e cercare l’indipendenza. Gli altri assi importanti per l’indipendenza sono la I Casa – Ascendente (Io – Coscienza) e la VII Casa – Discendente (Tu – Ombra). Nella dinamica fra questi assi troviamo la struttura dell’indipendenza dell’individuo, l’ossatura, lo scheletro, ovviamente tutto il cielo di nascita ci dirà di più, ma la base è senza dubbio questa. Se pensiamo ai quattro assi che s’incrociano ci ricordano la struttura dell’Albero con le sue radici (IV Casa), il tronco (X Casa), i rami (I Casa e VII Casa). La struttura dell’indipendenza dell’uomo è quindi la dialettica dinamica naturale fra l’Io (Asc), come vedo il mondo, come vedo gli altri (VII Casa), come posso sentirmi ancorato (IV Casa), come desidero che gli altri mi vedano (X Casa).

E non si godeva affatto né il sole, né gli uccelli o le nuvole rosse che mattina e sera gli passavano sopra.
Quand’era inverno e la neve brillava bianchissima tutt’intorno, arrivava spesso una lepre e con un salto si posava proprio sopra l’alberello. “Che noia!” Ma dopo due inverni l’albero era così grande che la lepre dovette limitarsi a girargli intorno. “Oh! crescere, crescere, diventare grosso e vecchio, è l’unica cosa bella di questo mondo” pensava l’albero.

Il cercare l’indipendenza a tutti costi, l’agire smodato pure di non restare fermi a pensare ci fa perdere il piacere delle piccole cose, del presente che passa, ma noi presi dal futuro non lo vediamo. Possiamo cercare allora negli aspetti di Venere il motivo per il quale non riusciamo a godere dei piaceri presenti.

In autunno giunsero i taglialegna per abbattere alcuni degli alberi più grandi; questo accadeva ogni anno e il giovane abete, che ormai era ben cresciuto, rabbrividiva al pensiero di quei grandi e meravigliosi alberi che cadevano a terra con un fragore incredibile. I loro rami venivano strappati, così restavano lì nudi, esili e magri che quasi non si riconoscevano più, poi venivano messi sui carri e i cavalli li portavano fuori dal bosco. Dove erano diretti? Che cosa ne sarebbe stato di loro?
In primavera, quando giunsero la rondine e la cicogna, l’albero chiese: «Sapete forse dove sono stati portati? Non li avete incontrati?».
La rondine non sapeva nulla, ma la cicogna sembrò riflettere un po’, poi fece cenno col capo e disse: «Sì, credo di sì! Ho incontrato molte nuove navi, mentre tornavo dall’Egitto; avevano alberi maestri magnifici: immagino fossero loro, dato che odoravano di abete. Posso assicurarvi che erano magnifici, davvero magnifici!».
«Oh, se anch’io fossi abbastanza grande da andare per il mare! Ma com’è poi in realtà questo mare, e a cosa assomiglia?»
«È troppo lungo da spiegare!» rispose la cicogna andandosene.
«Rallegrati per la giovinezza!» dissero i raggi di sole. «Rallegrati per la tua crescita, per la giovane vita che è in te!»
Il vento baciò l’albero e la rugiada riversò su di lui le sue lacrime, ma l’albero non riuscì a capire.

Con l’avvicinarsi dell’indipendenza iniziano i dubbi, le paure, possiamo pensare all’adolescenza, a Mercurio – Puer, che tende al Senex. Mercurio e Saturno, Mercurio e Plutone possono essere considerati simboli astrologici vicini a questa esperienza trasformativa e di disintegrazione necessaria. Si diventa altro, si perde qualcosa in cambio della crescita e della trasformazione. La rugiada, le lacrime di Eos, la fanciulla punita da Afrodite ad innamorarsi di un mortale per aver amato Marte. La rugiada nutre naturalmente la terra ogni giorno, ma ce ne si dimentica perché al primo calore evidente evapora. La dimenticanza del passato che è stato, che non tornerà del presente non vissuto e la proiezione nel futuro che sarà portano all’angoscia.

 

Quando si avvicinarono le feste natalizie, vennero abbattuti giovani alberelli, che non erano ancora grandi e vecchi come quell’abete, che non riusciva a avere pace e voleva sempre partire. Questi alberelli, che erano stati scelti tra i più belli, conservarono i loro rami e vennero messi sui carri che i cavalli trascinarono fuori dal bosco.
«Dove vanno?» chiese l’abete «non sono più grandi di me, anzi ce n’era uno che era molto più piccolo. Perché conservano i rami? Dove sono diretti?»
«Noi lo sappiamo! Noi lo sappiamo!» cinguettarono i passerotti «abbiamo curiosato attraverso i vetri delle finestre, in città. Sappiamo dove vengono portati! Ricevono una ricchezza e uno sfarzo inimmaginabili! Abbiamo visto attraverso le finestre che vengono piantati in mezzo a una stanza riscaldata e decorati con le cose più belle, mele dorate, tortine di miele, giocattoli e molte centinaia di candeline!»
«E poi?» domandò l’abete agitando i rami «e poi? Che cosa succede dopo?»
«Non abbiamo visto altro. Ma era meraviglioso!»
«Magari sarò anch’io destinato a seguire quel destino splendente!» si rallegrò l’abete. «E è molto meglio che andare per mare. Che nostalgia! Se solo fosse Natale! Ormai sono alto e sviluppato come gli alberi che erano stati portati via l’anno scorso. Potessi essere già sul carro! E nella stanza riscaldata con quello sfarzo e quella ricchezza! e poi? Poi succederanno cose ancora più belle, più meravigliose; altrimenti perché mi decorerebbero? Deve succedere qualcosa di più importante, di più straordinario, ma che cosa? Come soffro! che nostalgia! Non so neppure io che cosa mi succede!»

L’aspirazione ad essere qualcosa, il tendere ad apparire e brillare, a scegliere quale fra le infinite maschera indossare, di come vorrei essere alla luce del mondo, sono alcuni dei simboli della IX Casa zodiacale, assieme al viaggio trasformativo.

«Rallegrati con me!» dissero l’aria e la luce del sole «goditi la tua gioventù qui all’aperto!»
Ma lui non gioiva affatto. Cresceva continuamente e restava verde sia d’estate che d’inverno, di un verde scuro, e la gente che lo vedeva esclamava: «Che bell’albero!». 

In pieno vigore ancora una volta non si gode dei piaceri di Afrodite, di Venere si tende sempre a guardare altrove, oltre, si scappa dal significato di Venere in Toro, perché la stabilità, la funzione sensazione può farci sentire irretiti, bloccati, senza un futuro a cui andare incontro. Gli oroscopi con molti elementi Fuoco, Aria possono temere la Terra, la sensazione che spegne il Fuoco e nessun’Aria può riaccendere.

Verso Natale fu il primo albero a essere abbattuto. La scure penetrò in profondità nel midollo; l’albero cadde a terra con un sospiro, sentì un dolore, un languore che non gli fece pensare a nessuna felicità era triste perché doveva abbandonare la sua casa, la zolla da cui era spuntato.
Sapeva bene che non avrebbe più rivisto i vecchi e cari compagni, i piccoli cespugli e i fiorellini che stavano intorno a lui, e forse neppure gli uccelli. La partenza non fu certo una cosa piacevole.

Dopo tanto cercare l’indipendenza si avverte il dolore della separazione: Saturno ha fatto il suo corso, il Carattere, come avrebbe scritto Hillman è in direzione del suo compimento necessario, la fine.

L’albero si riprese solo mentre veniva scaricato con gli altri alberi, quando udì esclamare: «Questo è magnifico! Lo dobbiamo usare senz’altro!».

Ecco il riconoscimento esterno, della X casa, la Maschera, il ruolo sociale che si troverà ancora più avanti nel racconto.

Giunsero due camerieri in ghingheri che portarono l’abete in una grande sala molto bella.
Tutt’intorno, sulle pareti, pendevano ritratti e vicino a una grande stufa di maiolica si trovavano vasi cinesi con leoni sul coperchio. C’erano sedie a dondolo divani ricoperti di seta, grossi tavoli sommersi da libri illustrati e da giocattoli che valevano cento volte cento talleri, come dicevano i bambini. L’abete venne messo in piedi in un secchio di sabbia, ma nessuno vide che era un secchio, perché era stato ricoperto di stoffa verde e era stato messo su un grosso tappeto a vari colori. Come tremava l’albero! Che cosa sarebbe accaduto? I camerieri e le signorine lo decorarono. Su un ramo pendevano piccole reti ricavate dalla carta colorata; ognuna era stata riempita di caramelle. Pendevano anche mele e noci dorate, che sembravano quasi cresciute dai rami. Poi vennero fissate ai rami più di cento candeline bianche rosse e blu. Bambole che sembravano vere, e che l’abete non aveva mai visto prima d’allora, dondolavano tra il verde. In cima venne posta una grande stella fatta con la stagnola dorata; era proprio meravigliosa.
«Questa sera!» esclamarono tutti «questa sera deve splendere!»
“Fosse già sera!” pensò l’albero “se almeno le candele fossero accese presto! Che cosa accadrà? Chissà se verranno gli alberi del bosco a vedermi? E chissà se i passerotti voleranno fino alla finestra? Forse metterò radici qui e resterò decorato estate e inverno!”
Sì! ne sapeva davvero poco! ma gli era venuto mal di corteccia per la nostalgia, e il mal di corteccia è fastidioso per un albero come lo è il mal testa per noi.
Finalmente vennero accese le candele. Che splendore, che magnificenza! L’albero tremava con tutti i suoi rami finché una candelina appiccò fuoco al verde. Che dolore!
«Dio ci protegga!» gridarono le signorine e subito spensero la fiamma.
Ora l’albero non osava neppure più tremare. Che tortura! Aveva una gran paura di perdere qualche parte del suo addobbo, e era molto turbato per tutto quello sfarzo. Si aprirono i due battenti della porta e una quantità di bambini si precipitò nella stanza, sembrava quasi che volessero rovesciare l’albero. Gli adulti li seguirono con prudenza; i piccoli si azzittirono, ma solo per un attimo, poi gridarono nuovamente di gioia facendo tremare tutta la casa. Ballarono intorno all’albero e tolsero, uno dopo l’altro, tutti i regali.
“Che cosa fanno?” pensò l’albero. “Che succede?” Intanto le candele bruciarono fino ai rami, e man mano che si consumarono vennero spente. Poi i bambini ebbero il permesso di disfare l’albero. Gli si precipitarono contro con tale veemenza che l’albero sentì scricchiolare tutti i rami. Se non fosse stato fissato al soffitto con la stella dorata si sarebbe certamente rovesciato.
I bambini gli saltellavano intorno coi loro magnifici giocattoli. Nessuno guardò più l’albero, eccetto la vecchia bambinaia che curiosò tra le foglie per vedere se era stato dimenticato un fico secco o una mela.
«Una storia! Una storia!» gridarono i bambini trascinando un signore piccoletto ma robusto verso l’albero. Lui vi si sedette proprio sotto e disse: «Adesso siamo nel bosco, e anche l’albero farebbe bene a ascoltare! Comunque racconterò solo una storia. Volete quella di Ivede-Avede o quella di Klumpe-Dumpe che cadde giù dalle scale, salì sul trono e sposò la principessa?».
«Ivede-Avede!» gridarono alcuni; «Klumpe-Dumpe» gridarono altri. Fu un grido solo e solo l’albero se ne stette zitto a pensare: “Non posso partecipare anch’io? Non posso far più nulla?.” In realtà aveva già partecipato e fatto la parte che gli spettava.
L’uomo raccontò la storia di Klumpe-Dumpe che cadde giù dalle scale, salì sul trono e sposò la principessa; i bambini batterono le mani e gridarono: «Racconta, racconta!». Volevano sentire anche quella di Ivede-Avede, ma fu raccontata solo la storia di Klumpe-Dumpe. L’abete se ne stava zitto e pensieroso; gli uccelli del bosco non avevano mai raccontato storie del genere.
Klumpe-Dumpe che cade dalle scale e sposa la principessa! Certo: è così che va il mondo! concluse l’albero, credendo che tutto fosse vero, dato che era stato raccontato da un uomo così per bene. “Certo! Chi può mai saperlo? Forse cadrò anch’io dalle scale e sposerò una principessa!.” E si rallegrò al pensiero che il giorno dopo sarebbe stato decorato di nuovo con candele, giocattoli, e frutta dorata.
“Domani non tremerò!” pensò. “Voglio proprio godermi tutto quello splendore. Domani sentirò ancora la storia di Klumpe-Dumpe e forse anche quella di Ivede-Avede.

Ancora una volta proiettato nel futuro, Mercurio e Urano, Hermes e Prometeo, non permettono di godere il presente. Nei temi in cui i due valori citati sono forti, insieme anche a Venere, ci può essere questo modo di vivere il presente, come qualcosa di cui non si ha consapevolezza e non si gode. Sono gli eccessi del Fuoco e dell’Aria.

L’albero restò fermo a pensare per tutta la notte.
Il mattino dopo entrarono il cameriere e la domestica.
«Adesso ricomincia la festa!” pensò l’albero; invece lo trascinarono fuori dalla stanza, su per le scale fino in soffitta e lo misero in un angolo buio dove non arrivava neanche un filo di luce. “Che significa!?” pensò l’albero. “Che cosa faccio qui? Che cosa posso ascoltare da qua?” Si appoggiò al muro e continuò a pensare. Di tempo ne aveva, passarono giorni e notti e nessuno venne lassù, quando finalmente comparve qualcuno, fu solo per posare delle casse in un angolo. L’albero era ormai nascosto, si poteva pensare che fosse stato dimenticato.
“Adesso è inverno là fuori!» pensò l’albero. “La terra è dura e coperta di neve. Gli uomini non potrebbero ripiantarmi, per questo devo rimanere al riparo fino a primavera. Che ottima idea! Come sono bravi gli uomini! Se solo qui non fosse così buio ed io non fossi così solo! Non c’è neppure una piccola lepre! Invece era proprio bello nel bosco quando c’era la neve e la lepre mi passava vicino. Sì, anche quando mi saltava sopra ma allora non mi piaceva. Qui invece c’è una solitudine terribile!”

L’albero vive nella speranza che la festa riprenda perché quello è il suo ruolo, brillare, essere addobbato e visto da tutti. La realizzazione personale è rappresentata dalla Maschera, la X casa, che tutti devono apprezzare, vedere, in questo modo si sente identificato, ma dimenticando Anima, la IV casa che torna prepotente nel resto del racconto proprio a compensare l’eccesso. La narrazione prosegue con l’albero che trova degli amici, dei topolini a cui racconta la storia che ha sentito a Natale, pian piano ne arrivano degli altri che hanno saputo di lui, ma sopraggiunge la noia poiché era l’unica storia che conosceva. Il passato, il racconto, la poesia gli hanno permesso, però, di non sentirsi solo, così come fanno gli anziani che raccontano le loro storie, il loro vissuto per renderlo nuovamente presente (Saturno – Senex) affinché resti come storia, non solo d’intrattenimento, ma anche utile. La storia offre una nuova identità, l’albero seppure nell’oscurità brilla ancora, ma in modo diverso, comunque persegue il suo destino. Alla fine l’albero viene portato fuori in primavera, ci sono i bambini che giocano all’aperto, erano gli stessi che presenti durante il Natale. Lui ha ancora la stella su in cima che viene strappata da uno dei fanciulli. Ancora una volta c’è un cambiamento di stato, una trasmutazione grazie a Mercurio – Puer, il fanciullo. L’albero sarà poi tagliato in parti per farne legna e adempiere così al ciclo naturale, al suo destino.

Il percorso d’individuazione, d’indipendenza è una ricerca perenne, ma non dobbiamo perderci nel telos alla ricerca di un fine nascosto che sicuramente arriverà, ma come viandanti sulla strada godere del presente, pianificando con Atena, agendo con Ares, volando con Hermes, costruendo con Saturno, il tutto sotto lo sguardo di Afrodite – Venere che ci ricorda di nutrirci, di vivere pienamente e con gioia il presente.

 

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LE RECENSIONI DEI CLIENTI

 by carmen on Consulenza astrologica

CONSULENZA VERAMENTE INTERESSANTE ED ESAUSTIVA..TI FA CAPIRE NELO PROFONDO LE DINAMICHE CHE TI ABITANO E TI DA MOLTI SPUNTI PER FARE MOLTO MEGLIO NELLA TUA VITA

 by Valeria on Astrologia junghiana
Molto interessante

Non sono un’astrologa ma amo il mondo astrologico da anni e da autodidatta ho fatto i miei studi. Questo corso per me è stato illuminante in quanto mi ha trasmesso le basi necessarie e il giusto approccio per osservare un tema natale..
l’approccio di Paolo e la connessione tra psicologia astrologia e mitologia per me sono stati chiari e da guida per una lettura pratica del tema natale.
Assolutamente consigliato

 by Stefano Ghilarducci on Astrologia junghiana
arricchente!

decisamente interessantissimo e valido, sia nell'esposizione, mai noiosa, ma anche e soprattutto per la visione decisamente personale ed estremamente interessante oltre che fuori del coro e anche estremamente pratica e funzionale, cosa che non guasta!
Assolutamente per tutti, ha moltissimo da dire!

 by Sarah Gaeta on Astrologia junghiana
Il mio pensiero

Paolo a lezione si manifesta con naturalezza e quell'energia maschile pragmatica, fatta di concetti che entrano nel mio apprendimento personale in maniera veloce ed essenziale. Il corso di Astrologia archetipica, psicologica trovo comunque che debba essere rivolto a persone che abbiano un'infarinatura e senz'altro cementerà la struttura di ogni segno, casa ed elemento. Grazie!!!

 by Anna D. on Astrologia junghiana

È stato un percorso incredibile! Partendo dal mondo della Psicologia Analitica-Archetipica passando per i concetti base dell’Astrologia e Mitologia, si è arrivati ad uno schema , apparentemente molto semplice, che ti permette di individuare le caratteristiche della persona in modo quasi immediato.Paolo è un insegnante d’eccellenza, possiede una chiarezza espositiva insolita per chi si occupa di questa disciplina. Per chi ama l’Astrologia seminario assolutamente super-consigliato! Grazie.

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